12 Dicembre 2025 - AVVOCATURA | Contributo unificato

La Cassazione dà ragione agli avvocati di Roma: dubbi di costituzionalità sull’anticipo per l’iscrizione a ruolo

Con l’ordinanza interlocutoria n. 32227 dell’11 dicembre 2025, la Suprema Corte riconosce le criticità segnalate dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma sulla norma della legge di bilancio 2025 che impone il versamento preventivo del contributo unificato, mettendo in discussione il diritto di accesso alla giustizia

Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma esprime grande soddisfazione per quanto affermato dalla Corte Suprema di Cassazione con l’ordinanza interlocutoria n. 32227 dell’11 dicembre 2025, che solleva forti dubbi di illegittimità costituzionale della disposizione introdotta dall’art. 1, comma 812, della legge 30 dicembre 2024 n. 207 (legge di bilancio 2025). La norma impone il versamento preventivo del contributo unificato per l’iscrizione a ruolo degli atti giudiziari.

Già nel dicembre 2024, sulla base dell’autorevole parere dei professori Giorgio Costantino e Antonino Galletti, erano state evidenziate le gravi criticità costituzionali della disposizione, ritenuta intrinsecamente irragionevole e in contrasto con i principi sanciti dalla Costituzione. In particolare, era stato sottolineato come l’obbligo di un pagamento anticipato rappresentasse un ostacolo ingiustificato all’esercizio del diritto di azione.

A seguito di tali rilievi, nell’aprile 2025 il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma aveva deliberato di rivolgersi direttamente al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, chiedendo un intervento volto a emendare una misura giudicata gravosa e lesiva dei diritti fondamentali.

Con l’ordinanza dell’11 dicembre, la Suprema Corte ha ora riconosciuto le criticità segnalate, evidenziando come l’obbligo di versare anche un contributo economico minimo per iscrivere a ruolo una causa non presenti alcun collegamento con finalità di razionalizzazione o di miglioramento del servizio giustizia. La Corte rileva inoltre che la disposizione si applica anche ai soggetti ammessi al patrocinio a spese dello Stato, ponendo un concreto ostacolo all’accesso alla giurisdizione per i cittadini privi di mezzi.

Ulteriori profili di irragionevolezza emergono nella disparità di trattamento tra ricorrente principale e ricorrente incidentale, nonché nella finalità meramente finanziaria della norma, orientata esclusivamente al reperimento di risorse, senza un adeguato criterio di proporzionalità o ragionevolezza.

I rilievi della Cassazione confermano pienamente le posizioni espresse dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma e rafforzano la validità dell’iniziativa a suo tempo avviata. La giustizia, ribadisce l’Ordine capitolino, non può trasformarsi in un lusso né in una concessione amministrativa: l’accesso ai tribunali è un diritto fondamentale e tale deve restare.

Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma continuerà quindi a far sentire la propria voce, con rigore e determinazione, contro ogni misura che ostacoli l’accesso alla giurisdizione. Difendere il diritto di agire in giudizio significa, in ultima analisi, difendere la Costituzione, la dignità delle persone e l’idea stessa di democrazia.


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