L’adozione dell’intelligenza artificiale (IA) si configura come una delle principali leve di crescita per le aziende italiane, portando con sé nuove opportunità in un contesto economico sempre più competitivo. Sandro Susini, consulente del lavoro e fondatore del Suaini Group, commenta: “L’introduzione dell’IA non solo aumenterà il Pil, ma creerà milioni di nuovi posti di lavoro, facendo della nostra nazione un leader globale in questo ambito”. Tuttavia, per raggiungere questo traguardo è essenziale un impegno collettivo e una preparazione adeguata per implementare queste tecnologie in modo responsabile.
Le nuove figure professionali richieste dall’IA
Con l’adozione dell’IA, stanno emergendo nuove e altamente specializzate figure professionali. Tra queste, i machine learning specialist (fino a 12.000 euro al mese) sono cruciali per l’ottimizzazione degli algoritmi di apprendimento automatico, mentre gli IA engineer (fino a 6.000 euro al mese) progettano e costruiscono sistemi di IA, sia software che hardware. I big data analyst (fino a 4.000 euro) estraggono valore strategico dai dati e supportano le decisioni aziendali in tempo reale, mentre gli sviluppatori di algoritmi di IA (fino a 10.000 euro) sono responsabili della creazione e implementazione degli algoritmi per software e sistemi informatici.
Altri professionisti richiesti sono i cyber security analyst (fino a 5.000 euro), che proteggono le aziende da attacchi informatici e garantiscono la sicurezza su dati, software, hardware e reti, e gli IA ethicist (fino a 4.000 euro), che valutano gli impatti sociali, morali e legali dell’IA. Non mancano i fintech engineer (fino a 5.000 euro), che applicano strumenti digitali nell’ambito finanziario, e i professionisti della robotica (fino a 6.000 euro), che si occupano della progettazione, sviluppo e manutenzione dei robot.
IA: il valore e le sfide per le aziende italiane
La ricerca evidenzia come, nonostante l’elevato potenziale dell’IA, molte imprese italiane non abbiano ancora visto un ritorno significativo sugli investimenti. Solo il 30% dei manager intervistati ha confermato che l’intelligenza artificiale ha generato valore tangibile per le loro aziende. Tra le principali difficoltà emerse, la carenza di formazione adeguata e la difficoltà nel reperire talenti specializzati sono i principali ostacoli che impediscono alle imprese di sfruttare appieno le potenzialità della tecnologia.
Il ruolo cruciale della formazione
Un aspetto fondamentale per il successo dell’adozione dell’IA è la formazione continua. Le aziende devono potenziare le competenze interne, specialmente tra i dipendenti che operano in ruoli tecnici. Solo un quarto della forza lavoro è attualmente adeguatamente formata per affrontare le sfide tecnologiche che l’intelligenza artificiale impone. La ricerca sottolinea che, per colmare questo gap, è necessario un impegno concertato tra imprese, istituzioni e università.
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