Un’intelligenza artificiale etica, regolamentata e al servizio della crescita sociale ed economica. È questa la direzione auspicata dall’Unione europea, secondo quanto emerso nella prima giornata della sedicesima edizione del Festival del Lavoro in corso a Genova. Un’occasione di confronto tra istituzioni, esperti e rappresentanti delle professioni sul ruolo delle nuove tecnologie e sulle ricadute per il mondo occupazionale.
Tra i temi più discussi, quello della cosiddetta “terza via” europea, un modello di sviluppo dell’intelligenza artificiale alternativo agli approcci di Stati Uniti e Cina. Secondo Maurizio Mensi, professore di diritto dell’Economia alla Scuola Nazionale dell’Amministrazione e membro del Comitato Economico e Sociale Europeo, “l’UE potrebbe diventare un punto di riferimento internazionale per un utilizzo responsabile dell’IA, sebbene il processo normativo stia vivendo una fase di rallentamento”.
Anche il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone, ha sottolineato che “l’intelligenza artificiale rappresenta un supporto fondamentale per il lavoro, ma necessita di regole precise per evitare distorsioni”. Un concetto condiviso da Ruben Razzante, docente di diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano, che ha messo in guardia dai rischi di un’eccessiva deregolamentazione: “È necessario bilanciare libertà d’impresa e responsabilità sociale, anche nel campo dell’IA”.
Sul fronte normativo, il Ddl appena approvato al Senato e ora all’esame della Camera, introduce nuove disposizioni per l’addestramento degli algoritmi e la tutela dei diritti fondamentali, ma – come ha rilevato Matteo Prioschi, presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro – “manca ancora l’obbligo di coinvolgimento delle rappresentanze sindacali e una valutazione sistematica dell’impatto dell’IA nei luoghi di lavoro”.
Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, in un videomessaggio ha ribadito “la necessità di governare i cambiamenti tecnologici con strumenti concreti, affinché l’IA sia un alleato della competitività e della sostenibilità sociale”.
Dal dibattito è emersa anche la preoccupazione per le ricadute occupazionali e per la frammentazione normativa, evidenziata da Giovanni Marcantonio, segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro. “L’IA potrebbe sostituire alcune professionalità – ha osservato – soprattutto se non si investe sulla formazione e sull’aggiornamento delle competenze, in un contesto demografico già in difficoltà”.
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