Il caos normativo generato dal Covid

Proliferazione di direttive nell’epoca pandemica rende la comprensione delle stesse confusa e difficile

Dove sono finiti i codici? Ecco ciò che ci si chiede in questo periodo di caos normativo in cui è necessario inseguire e contrastare la pandemia da Covid-19 in atto. Effettivamente, un comune cittadino che si rapporta per esempio al decreto legge n. 1 di quest’anno verrà rimandato ad almeno altri tre testi di legge per la sua totale comprensione. Quindi, vediamo perché sarebbe importante un’operazione di unificazioni dei testi normativi.

Codici per l’unitarietà dopo il caos normativo che genera il Covid

Che siano codici o testi unici poco importa perché a entrambi si accomuna il fine dell’unitarietà. Tuttavia, mentre i primi riassestano le regole e le semplificano se possibile; i secondi sono più che altro compilativi. Si ricordi per esempio il periodo che va dal 2005 al 2010, in cui si operava un’azione di sfoltimento e codificazione di molte leggi.

Ad esempio, si dava così vita ai codici:

  • Antimafia;
  • Amministrativo;
  • Turismo;
  • Ordinamento militare.

In seguito, si assiste però ad un rallentamento in questo senso. L’ultimo intervento che si ricordi riguarda il Codice della crisi d’impresa che risale al 2019 e che ha preso vita a singhiozzi.

Indubbiamente, uno dei motivi principali di questo freno è la pandemia Covid-19, che ha reso necessario concentrare la creazione di norme per sé. L’ultimo rapporto dell’Osservatorio sulla legislazione della Camera dei Deputati rileva che tra ottobre 2020 e giugno 2021 si sono approvate 50 leggi. Ossia, 12 in più di quelle che si bloccavano tra ottobre 2018 e giugno 2019, per esempio.

Un ulteriore prova del caos normativo corrente è l’ultima Legge di Bilancio. Infatti, essa si compone di un unico articolo che si snoda in più di mille commi.

Combattere il caos normativo: Carbone del Consiglio di Stato propone di ispirarsi alla Francia

A tal proposito, interviene il Presidente della sezione sugli atti normativi del Consiglio di Stato Luigi Carbone, con queste parole:

“Poiché la necessità di ridurre lo stock normativo e di combattere l’inflazione legislativa resta, il tema della codificazione è quanto mai attuale. Anche perché sui codici esistenti è mancato un intervento di manutenzione continua. Si sono ridotti a ‘superfetazioni’ normative: si sono aggiunti pezzi senza quel disegno di innovazione e riforma che dovrebbe contraddistinguerli. La predisposizione di un codice non deve rispondere solo a esigenze sistematiche, ma essere anche l’occasione per semplificare e venire incontro alle esigenze di cittadini e imprese”.

Tuttavia, si tratta di una prospettiva non attuabile nel breve periodo. In effetti, Carbone fa poi notare che in suolo francese questo procedimento continua da una trentina d’anni. E, aggiunge che serve non solo tempo ma anche una regia centralizzata, una commissione ad hoc.

Dunque, chi potrebbe ricoprire questo ruolo di direzione? Ad esempio, in Italia c’è il Consiglio di Stato, che è già investito dalla legge n. 400 del 1988. Nello specifico, l’art. 17-bis tratta di tale ruolo nel merito della redazione dei testi unici.

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