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Green pass: il dilemma tra privacy e libertà

Il green pass, la certificazione che consente di spostarsi ai tempi del covid, propone un grande dilemma: è più importante la privacy o la libertà?

IN COSA CONSISTE IL GREEN PASS

Il Green pass è un documento, non necessariamente cartaceo, che permette a chi lo detiene di tornare a muoversi senza i limiti che hanno contraddistinto la nostra vita nell’ultimo anno.

Per ottenerlo, bisogna essere in una delle 3 condizioni indicate dal Decreto Legge di fine aprile che ha introdotto la certificazione:
– aver completato la vaccinazione,
– aver contratto il virus, esserne guariti e aver sviluppato gli anticorpi,
– essere risultati negativi a tampone o esame. 

IL PROBLEMA DELLA PRIVACY

La questioni legate alla riservatezza risiede nel fatto che la certificazione contiene una descrizione completa delle condizioni che hanno portato al rilascio del documento (quando è avvenuta ala vaccinazione e con che siero, quando ci si è ammalati, quando è stato fatto il tampone, ecc.) e deve essere mostrata quando richiesto. Ciò significa che il possessore dovrà condividere con innumerevoli soggetti informazioni personali sulla sua vita e il suo stato di salute.

Il Garante della privacy ha evidenziato la possibile illegittimità di una tale forma di  trattamenti dei dati personali, suggerendo la possibilità di indicare sul Green passo solo informazioni sintetiche sulla motivazione che permette al cittadino di potersi muovere liberamente, senza scendere in particolari.

Il Garante ha anche ricordato al Governo che la normativa europea richiede di indicare con precisione una serie di disposizioni non contenute nel Decreto Legge di aprile sui responsabili, le tempistiche e le finalità dell’uso dei dati sanitari dei cittadini.

NESSUN CONTRASTO TRA LIBERTÀ E PRIVACY

A differenza di quanto l’informazione mainstream voglia far credere, il rapporto tra privacy e libertà non è di tipo conflittuale.

A spiegarlo ci pensa Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali, nell’articolo: “Certificazioni verdi, Scorza: Tutelare libertà e privacy assieme è possibile: ecco come” su Agenda Digitale:

“l’antagonismo tra privacy e libertà di movimento semplicemente non esiste.

Chi lo propone o non conosce i termini della questione o, peggio, finge di non conoscerli perché insofferente all’idea – che è però alla base della nostra democrazia – secondo la quale a un cittadino non bisognerebbe mai chiedere di scegliere tra due diritti fondamentali specie quando non è affatto necessario, non serve, non è strumentale al raggiungimento dell’obiettivo.”

Come già suggerito:

“il progetto delle certificazioni verdi deve essere realizzato senza chiedere inutilmente ai cittadini di rinunciare alla loro privacy per tornare a spostarsi più liberamente.

Nessuna esigenza di rinunciare alla sacrosanta libertà di movimento in nome della privacy ma semplicemente l’esigenza di fare in modo – tanto più che oggi le tecnologie lo consentono – di contemperare due diritti pari ordinati e di non imporre ai cittadini di scegliere di rinunciare a un po’ dell’uno, in vista dell’esercizio di un po’ dell’altro.”

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