1 Ottobre 2020

Gratuito patrocinio: liquidazione dei compensi più veloce grazie alla procedura telematica

Gratuito patrocinio: liquidazione dei compensi più veloce grazie alla procedura telematica

Uno degli effetti del Decreto Semplificazioni 76/2020 è quello di aver reso più veloce la procedura di liquidazione dei compensi degli avvocati che si prestano al gratuito patrocinio.
All’art. 37-bis si legge:

1. Al fine di favorire una celere evasione delle richieste di liquidazione dei compensi spettanti al difensore della parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato e al difensore d’ufficio ai sensi del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, le istanze prodotte dal giorno successivo a quello di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto sono depositate presso la cancelleria del magistrato competente esclusivamente mediante modalità telematica individuata e regolata con provvedimento del direttore generale per i sistemi informativi automatizzati del Ministero della giustizia.

Il deposito telematico delle istanze di pagamento decorre dunque a partire dal 16 settembre 2020, giorno successivo all’entrata in vigore della legge di conversione n. 120/2020.

L’emendamento che ha introdotto questa novità è stato voluto dalla senatrice Anna Rossomando (Pd) che ha spiegato che «il governo si è impegnato a prevedere nel primo provvedimento utile, tutte le misure di carattere economico ed amministrativo necessarie a favorire il pagamento dei compensi degli avvocati difensori in tempi certi e ragionevoli. Impegno che viene indicato chiamando in causa il reperimento delle risorse necessarie e, in particolare, che il relativo capitolo di bilancio sia sufficientemente capiente».

GRATUITO PATROCINIO: IL COSTANTE RITARDO NEL PAGAMENTO DEI COMPENSI

La liquidazione dei compensi degli avvocati che si prestano al gratuito patrocinio è afflitta da cronici ritardi, che a volte possono tradursi in anni di attesa.
Le cause sono molteplici, prima fra tutte la scarsità di risorse economiche.

Il Rendiconto del Ministero della Giustizia del 20 gennaio 2020 indicava quanto segue:

nell’anno 2019 lo stanziamento iniziale di bilancio del cap. 1360, p.g. 1, “spese di giustizia” è pari ad euro 516.626.730, a fronte di una spesa che, su base previsionale, può essere quantificata in misura superiore a 628 milioni di euro.

Anche dalla gestione dell’anno 2019, dunque, è derivata una consistente esposizione debitoria.

Le maggiori esigenze sono principalmente correlate all’aumento della spesa per difensori d’ufficio di soggetti ammessi al patrocinio a spese dello Stato, passata da circa 271 milioni di euro dell’anno 2016 ai circa 323 milioni circa dell’anno 2017 e fino ai circa 366 milioni di euro dell’anno 2018 (comprensivi di IVA e cassa forense – dati consuntivi di spesa).

Le risorse a disposizione sono scarse e, parallelamente, le richieste di accesso al gratuito patrocinio sono aumentate. Con tutta probabilità, la situazione è destinata a esasperarsi a causa degli effetti dell’emergenza COVID sull’economia nazionale, che potrebbero portare a una più diffusa povertà e, quindi, a un ulteriore aumento delle richieste.

LE CONSEGUENZE SUL DIRITTO ALLA GIUSTIZIA

A subire le conseguenze di tale situazione sono, in primis, gli avvocati. Ma anche l’istituto stesso del gratuito patrocinio ne esce indebolito.

Il patrocinio a spese dello Stato è disciplinato dall’art.74 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 115/2002:

1. È assicurato il patrocinio nel processo penale per la difesa del cittadino non abbiente, indagato, imputato, condannato, persona offesa da reato, danneggiato che intenda costituirsi parte civile, responsabile civile ovvero civilmente obbligato per la pena pecuniaria.
2. E’, altresì, assicurato il patrocinio nel processo civile, amministrativo, contabile, tributario e negli affari di volontaria giurisdizione, per la difesa del cittadino non abbiente quando le sue ragioni risultino non manifestamente infondate.

Gli avvocati che si prestano al gratuito patrocinio offrono una prestazione professionale con un alto valore sociale. Assicurare i loro compensi non è solo un atto di correttezza ‘contrattuale’, ma un punto fondamentale per mantenere in vita l’istituto e conseguentemente, come suggerisce la Sen. Rossomando, «garantire la piena applicazione del diritto alla difesa per tutti i cittadini indipendentemente dal reddito».

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