Alphabet, la società madre di Google, ha ufficializzato l’acquisizione di Wiz, startup israeliana specializzata in sicurezza cloud, per 32 miliardi di dollari. Si tratta della più grande operazione nella storia dell’azienda americana, finalizzata a rafforzare Google Cloud nella competizione con Amazon e Microsoft.
Ma l’accordo non è solo una questione economica: Wiz è nata nel 2020 da un gruppo di ex membri dell’Unità 8200, il reparto d’élite dell’intelligence israeliana noto per il suo ruolo chiave nella cybersecurity e nelle operazioni di sorveglianza digitale. Questo legame ha alimentato il dibattito sull’influenza delle tecnologie militari nel mercato civile e sulle implicazioni etiche della sorveglianza globale.
La startup che ha conquistato le big tech
In soli quattro anni, Wiz si è imposta come un leader della sicurezza cloud, offrendo strumenti avanzati per l’identificazione e la prevenzione delle minacce informatiche. Il suo sistema permette di mappare l’intero ambiente cloud di un’azienda, rilevare vulnerabilità in tempo reale e intervenire prima che i dati siano compromessi.
La sua crescita esponenziale ha attirato l’attenzione di big tech e investitori: nel 2023, Google aveva già tentato un’acquisizione per 23 miliardi di dollari, ma il rischio di violazioni antitrust aveva bloccato l’operazione. Ora, con un’offerta ancora più alta e un contesto di mercato mutato, l’affare è stato chiuso, in attesa dell’approvazione delle autorità di regolamentazione.
Il lato oscuro dell’Unità 8200
Dietro il successo tecnologico di Wiz si cela un aspetto meno noto ma cruciale: il suo legame con l’Unità 8200. Spesso paragonata alla NSA americana, questa divisione delle Forze di Difesa Israeliane è specializzata in cyber-intelligence e sorveglianza. Dall’Unità 8200 sono nati numerosi colossi della cybersecurity, tra cui Check Point, Palo Alto Networks e NSO Group (produttrice dello spyware Pegasus).
L’uso delle tecnologie sviluppate dall’Unità 8200 è stato spesso oggetto di controversie internazionali, soprattutto per la loro applicazione nella sorveglianza dei territori palestinesi. Sistemi come Blue Wolf e Red Wolf identificano i cittadini ai checkpoint tramite riconoscimento facciale, mentre spyware come Pegasus è stato utilizzato per monitorare giornalisti e attivisti.
Queste tecnologie, testate nei territori occupati, vengono poi esportate a livello globale con il marchio “combat-proven”. È il caso del Progetto Nimbus, l’accordo da 1,2 miliardi di dollari tra Israele, Google e Amazon per la gestione dei dati e l’analisi della popolazione palestinese.
Un accordo tra affari e geopolitica
L’acquisizione di Wiz da parte di Google non è solo un’operazione commerciale, ma solleva interrogativi più ampi sul rapporto tra big tech e sicurezza globale. Se da un lato il colosso di Mountain View rafforza la sua presenza nel cloud, dall’altro emerge il rischio di una crescente commistione tra tecnologie private e strategie di sorveglianza statale.
Le organizzazioni per i diritti umani denunciano da tempo l’utilizzo della cybersecurity per il controllo e la repressione. E mentre Google si appresta a integrare Wiz nei suoi sistemi, il dibattito su privacy, libertà e sicurezza nel mondo digitale si fa sempre più acceso.
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