19 Dicembre 2024

Giustizia in affanno a Belluno, Padrin: «Scriverò al Ministero»

Belluno – La giustizia a Belluno rischia il collasso, e il presidente della Provincia, Roberto Padrin, lancia l’allarme: «Raccolgo le preoccupazioni degli avvocati bellunesi: la situazione descrittami rispetto all’ufficio del Giudice di Pace e della cancelleria del Tribunale necessita di spiegazioni. Alla vigilia degli appuntamenti olimpici, il nostro territorio ha bisogno di un sistema giustizia che dia risposte in tempi consoni a cittadini e imprese».

Le dichiarazioni di Padrin giungono all’indomani di un incontro con una delegazione di avvocati bellunesi, svoltosi martedì 17 dicembre a Palazzo Piloni. Presenti all’incontro il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Belluno, Daniele Tormen, il presidente della Camera Civile, Valentino De Castello, e il consigliere della Camera Civile, Martino Fogliato.

I tre legali hanno consegnato al presidente Padrin una lettera in cui si denuncia la carenza di organico al Tribunale, con particolare riferimento all’ufficio del Giudice di Pace. La situazione è descritta come drammatica: «Ricordiamo che l’ufficio del Giudice di Pace non è un ufficio di secondaria importanza e la riforma della Giustizia, che entrerà in vigore nel 2025, ne amplierà ancora le competenze sia in ambito civile che in ambito penale», si legge nella lettera.

Gli avvocati evidenziano l’importanza cruciale dell’ufficio, definendolo «l’ufficio degli affari urgenti dei comuni cittadini», dove si trattano pratiche quotidiane come restituzioni di patenti, contravvenzioni al codice della strada, risarcimenti per incidenti stradali, recuperi crediti e questioni condominiali. Tuttavia, l’attuale operatività è gravemente compromessa: «Oggi l’ufficio civile è chiuso e svolge solo udienze per gli affari pregressi. Le nuove cause vengono iscritte, il cittadino paga, ma poi restano lì in attesa che un cancelliere venga nominato e le passi a un giudice. È paragonabile a un pronto soccorso formalmente aperto, dove giungono ambulanze con pazienti gravi che vengono abbandonati senza assistenza perché non c’è nessuno all’accettazione».

La metafora del “pronto soccorso vuoto” ha colpito il presidente Padrin, che ha commentato: «La situazione tratteggiata dagli avvocati Fogliato, Tormen e De Castello è grave e preoccupante, perché mette in difficoltà soprattutto i cittadini».

Padrin non intende restare a guardare. «Dato che il Tribunale di Belluno sarà chiamato a gestire i contenziosi che dovessero emergere da qui ai prossimi mesi anche in riferimento alle Olimpiadi, non possiamo permetterci che sia ingessato o bloccato», ha dichiarato. L’impegno del presidente è chiaro: «Scriverò al Ministero della Giustizia per segnalare questa situazione e chiedere risposte precise. Sappiamo benissimo che la montagna sconta rarefazione di servizi e carenza di personale, ma sono certo che lo stesso Ministero saprà garantire l’efficienza di cui abbiamo bisogno».

L’attenzione, dunque, è tutta rivolta a Roma, con la speranza che il grido d’allarme di Belluno non cada nel vuoto.


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