1 Agosto 2025 - SOCIETA' DIGITALI | Nuovi strumenti

Giustizia e Intelligenza Artificiale: il giudice resta umano, ma l’Ia cambia tutto

Dal supporto nelle indagini alla gestione dei dati, l’intelligenza artificiale entra nei tribunali e nei ministeri. Ma il cuore della decisione resta in mano ai magistrati: lo impone la legge e lo ribadisce il buon senso

Negli uffici giudiziari italiani, così come negli studi legali, è in atto una trasformazione silenziosa ma profonda: l’intelligenza artificiale (IA) è entrata in aula. E non solo come tema di dibattito. L’organizzazione dei ruoli, la ricerca giurisprudenziale, la redazione di atti e pareri, l’analisi dei fascicoli: sono sempre più numerose le attività in cui i nuovi strumenti digitali forniscono supporto concreto a magistrati, avvocati e cancellieri.

Un cambiamento che promette velocità, efficienza e razionalizzazione, ma che incontra un limite invalicabile: la decisione giuridica non può essere automatizzata. Lo stabilisce in modo chiaro l’AI Act europeo (Reg. UE 2024/1689), che entrerà pienamente in vigore nell’agosto 2026, e lo ribadisce il disegno di legge nazionale in discussione in Parlamento. Nessuna macchina, insomma, potrà mai sostituire il giudizio umano su fatti, prove e diritto.

L’ambito giudiziario, infatti, è stato classificato tra quelli a più alto rischio nel quadro europeo dell’intelligenza artificiale: richiede trasparenza, controllo e garanzie rafforzate. In gioco c’è l’equilibrio delicato tra efficienza tecnologica e tutela dei diritti fondamentali.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio è stato netto: «L’intelligenza artificiale va integrata con l’ingegno umano, non può mai diventarne surrogato». Il pericolo di manipolazione delle informazioni e distorsione della realtà è troppo alto per consentire scorciatoie automatizzate.

Una rivoluzione sotto sorveglianza

Pur con questi limiti, l’IA ha già trovato spazio operativo nella macchina della giustizia. Il disegno di legge nazionale ne prevede l’uso per attività ausiliarie e organizzative, come la gestione dei carichi di lavoro, l’ottimizzazione dei tempi dei procedimenti e la semplificazione delle attività amministrative.

Per guidare questo processo, il Ministero della Giustizia ha istituito un Osservatorio permanente e ha avviato programmi di formazione specifica per magistrati e personale amministrativo. «Non è una semplice attività formativa – ha dichiarato Antonio Mura, capo dell’ufficio legislativo – ma un passaggio strategico per acquisire controllo su uno strumento potente e potenzialmente rischioso».

I progetti in campo

Il cambiamento è già in corso. Il programma “Nemesis”, in uso presso l’Ispettorato generale, punta alla razionalizzazione interna dei flussi e delle banche dati. La “Piattaforma per le indagini”, pensata per supportare l’attività investigativa della polizia giudiziaria e dei PM, rappresenta un altro tassello importante.

Nel contesto del PNRR è stato sviluppato anche il progetto “Data Lake”, un sistema informativo centrale in grado di raccogliere e analizzare una vasta mole di dati giudiziari. L’IA in questo caso è utilizzata per migliorare la qualità dell’analisi, proteggere i dati sensibili (con tecniche di anonimizzazione e pseudonimizzazione) e affrontare in modo mirato fenomeni come la violenza di genere.

Tra le soluzioni più avanzate figura anche la Banca dati di merito, che grazie all’IA permette ricerche rapide tra i provvedimenti e la sintesi automatica delle sentenze. Il sistema viene inoltre utilizzato per monitorare i tempi di definizione dei procedimenti (disposition time), con l’obiettivo di raggiungere i target previsti dal PNRR.

L’esempio di Perugia

Non mancano sperimentazioni locali. Alla Procura generale di Perugia è stato sviluppato un sistema per la redazione dei mandati di arresto europeo. Il software, alimentato con i documenti dell’indagine, genera una bozza completa e modificabile in pochi minuti. «I tempi si riducono drasticamente – spiega il procuratore generale Sergio Sottani –. È chiaro che resta necessario il controllo umano, ma il risparmio operativo è evidente».

Il progetto, ormai a regime, è stato indicato come buona prassi e potrebbe essere esteso ad altri uffici giudiziari.


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