Redazione 5 Giugno 2025

Giustizia civile ancora in affanno: tempi lunghi e rischio precariato per gli assunti PNRR

ROMA — Nonostante gli sforzi e i concorsi straordinari finanziati con i fondi del PNRR, il sistema della giustizia civile continua a mostrare segnali di sofferenza. Gli obiettivi fissati a livello europeo per ridurre i tempi dei processi sembrano ancora lontani e la gestione dell’arretrato resta problematica in molti uffici giudiziari, aggravata dall’aumento di nuove cause in materie particolarmente delicate come immigrazione e cittadinanza.

Dal 2021 a oggi il Ministero della Giustizia ha bandito tre concorsi per reclutare personale a tempo determinato — figure amministrative, tecnici IT, contabili e operatori di cancelleria — destinati a supportare il lavoro dei magistrati e velocizzare la definizione dei procedimenti. Tuttavia, a fronte di circa 11.500 assunzioni, i numeri non bastano: in alcuni settori i fascicoli sono addirittura aumentati e i tempi di smaltimento dei procedimenti civili restano al di sopra della soglia critica fissata a due anni.

Secondo gli ultimi dati, a fine 2024 il numero di cause civili pendenti nei tribunali era calato rispetto al 2019, ma solo del 20%, ben lontano dalla riduzione del 40% che sarebbe dovuta arrivare entro il 2026. Anzi, in alcuni uffici, complice il flusso di nuovi fascicoli, la situazione è peggiorata. Anche le Corti d’appello fanno fatica a tenere il passo, nonostante la pressione sugli uffici per rispettare le scadenze.

Intanto, preoccupa il futuro degli assunti PNRR: i loro contratti scadranno il 30 giugno 2026 e senza un piano di stabilizzazione si rischia di perdere personale già formato e operativo. I sindacati avvertono che si tratta di una penalizzazione non solo per i lavoratori, ma per l’intero sistema giudiziario, che senza investimenti strutturali continuerà a soffrire di carenze di organico e inefficienze croniche.

Se entro un anno non arriveranno misure concrete per prorogare o rendere stabile almeno una parte di questi contratti, la giustizia rischia di perdere un’occasione importante di rinnovamento, rallentando ulteriormente il processo di modernizzazione tanto atteso.


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