I social network hanno il potere di sospendere gli account degli utenti no-vax e rimuovere i contenuti che promuovono fake news in tema di sanità? Sì, secondo il Tribunale di Varese.
La sentenza sembra andare controcorrente rispetto a decisioni precedenti. In questo caso il Tribunale è stato più rigido, poiché i diritti degli utenti hanno dei limiti precisi di fronte a situazioni di rischio ed emergenza.
Cos’è successo
La vicenda nasce da un video condiviso da una donna su Facebook, dove una parlamentare definiva i vaccini contro il Covid-19 “iniezioni letali”, incoraggiando le persone a rifiutare la somministrazione del vaccino. La donna, che aveva già condiviso altri post no-vax, non ha commentato il discorso tenuto dalla parlamentare, ma ha ricondiviso il video in un gruppo che amministrava.
Facebook ha deciso di rimuovere il post in questione e successivamente di sospendere l’account della donna per 30 giorni. I suoi contenuti, infatti, violavano le condizioni contrattuali accettate al momento della registrazione al social. Tali condizioni vietano la pubblicazione di informazioni false sul Covid-19, perché rappresentano un pericolo per la salute pubblica.
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Altre vicende simili
Già in passato altri Tribunali si sono occupati di vicende simili, assumendo spesso decisioni favorevoli nei confronti degli utenti. La Corte d’Appello dell’Aquila, per esempio, ha condannato Facebook al risarcimento di 15mila euro di danni nei confronti di un utente che è stato bannato a causa della pubblicazione di fotografie con la caricatura di Mussolini.
Invece, a Pordenone, il Tribunale ha condannato (sempre) Facebook alla riattivazione del profilo di un utente, sospeso dopo la pubblicazione di un pezzo di una partita di tennis coperto da copyright. L’estratto della partita era stato immediatamente cancellato. In questo caso era stato disposto anche il pagamento di 150 euro di indennizzo per ogni giorno di ritardo nella riattivazione dell’account in questione.
Ogni valutazione dipende da caso a caso. Gli standard della comunità hanno il fine di garantire i valori di privacy e sicurezza, ma anche di salute collettiva. Se un utente non rispetta tali standard, le decisioni dei social saranno considerate legittime.
E voi, cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!
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