Diritto all’oblio: come funzionano le aziende che ripuliscono la reputazione online?

IrpiMedia, un sito di giornalismo investigativo, ha raccontato nel dettaglio il modo in cui operano le agenzie che danno visibilità ad alcuni contenuti nei motori di ricerca oppure, al contrario, a farli sparire, in quanto sconvenienti per il cliente.

Il tema ha molto a che fare con il trattamento dei dati personali degli utenti online e del diritto all’oblio. Questo diritto spesso entra in conflitto con quello dell’informazione, e dovrebbe esser valutato caso per caso.

IrpiMedia si è concentrata su un’agenzia in particolare, ovvero Eliminalia.

Diritto all’oblio e libertà d’espressione

Abbiamo spesso parlato del Gdpr. Il cuore del regolamento è l’articolo 17, che afferma come i dati personali che vengono utilizzati al di fuori dei confini stabiliti da coloro che li hanno concessi potranno ricevere richieste di rimozione.

In Italia, così come in Europa, si tende ad andare verso un’applicazione piena del diritto all’oblio, grazie anche alla riforma della Giustizia di Marta Cartabia.

Nel 2021, la Corte europea dei diritti dell’uomo si è espressa ben due volte riguardo il limite sulla libertà d’espressione e il diritto all’oblio. Si è stabilito, in entrambi i casi, che la deindicizzazione non entri in contrasto con la libertà d’espressione poiché, se l’originale cartaceo non è modificabile, potrà esserlo soltanto «la sua accessibilità sul sito del giornale».

Si rischia, tuttavia, che le notizie abbiano una data di scadenza, e si rende impossibile la costruzione di archivi online sugli articoli di cronaca giudiziaria.

Eliminalia è un’organizzazione nata nel 2013 dall’imprenditore Didac Sanchez, che si definisce «l’inventore dell’impiego delle false richieste per la violazione del copyright». In un volantino pubblicitario del 2018, l’organizzazione dichiarava di avere 900 clienti in tutto il mondo, oltre ad aver rimosso ben 10.000 link online.

Lo scopo di Eliminalia è quello di far sparire dal web tutto quello che i clienti non gradiscono.

Di solito, i contenuti “di valore” sono quelli che ottengono più link e che appaiono nei primi risultati dei motori di ricerca. Dato che sono più visibili, questi link vengono cliccati dalla maggior parte degli utenti.

Ma come opera Eliminalia? Quali strumenti utilizza per distruggere o pompare dei contenuti?

Le mail di Raùl Soto

Uno strumento che viene utilizzato spesso sono le mail da parte di un certo Raùl Soto che dice di far parte di un ufficio della Commissione Europea e che, con tono intimidatorio, richiede di cancellare alcuni contenuti.

Tuttavia, IrpiMedia ha osservato che le motivazioni della richiesta di diritto all’oblio non sembrano essere ben dettagliate. La notizia è sempre «vecchia e irrilevante». Non viene mai specificato se i dettagli collegati alla persona coinvolta siano scorretti o se la sua situazione processuale abbia subito delle mutazioni.

In certi casi, le richieste si riferiscono ad un possibile reato di diffamazione, o in generale di violazione dei dati personali, in riferimento all’esercizio del diritto all’oblio.

Google, rimuovi questo articolo?

Eliminalia ha depositato centinaia di richieste di rimozione di articoli in italiano, da parte di finti gruppi editoriali importanti, sulla scia del Digital Millennium Copyright Act, la legge americana sul copyright.

Il fine è quello di fare da esca con centinaia di siti e blog creati appositamente: attraverso un finto articolo retrodatato richiedono la rimozione di quello originale. Basta che Google ci caschi per raggiungere l’obiettivo (anche se il motore di ricerca avrebbe dichiarato di opporsi a queste richieste false).

Nel 2022 sono state depositate ben 1,4 milioni di richieste per la rimozione di 5,3 milioni di link, il doppio rispetto al 2017.

Fake news

Nei casi in cui Eliminalia non riesca nell’intento di rimuovere i link allora tenterà di farli sparire. Come? Sotterrandoli sotto una montagna di falsi articoli, che sfruttano le tecniche di posizionamento sui motori di ricerca.

In questo modo riescono a sormontare gli articoli legittimi, portandoli in seconda o terza pagina su Google.

Sono stati individuati più di 3000 articoli falsi in 600 diversi siti web riconducibili a 48 clienti di Eliminalia. Tali articoli, con un contenuto completamente inventato, di solito includono il nome del cliente nell’url del link e nel testo dell’articolo.

La tecnica del backlinking

Una delle tecniche utilizzate da Eliminalia per riuscire a scalare la classifica dei risultati è quella di condividere i link all’interno di blog e forum.

Google, infatti, per decidere dove si posizionerà un link tiene in considerazione quante volte quel link sia stato incluso in altri siti web (backlink). Eliminalia, quindi, manipola i risultati di ricerca permettendo di far scalare i risultati della ricerca agli articoli falsi.

Il database (non più) segreto

I segreti di Eliminalia sono stati svelati con un database che conteneva 50mila contratti, mail e screenshot. Sono presenti in questo database 1.500 clienti che provengono da tutto il mondo.

Per rimuovere un link il prezzo parte da 200 e arriva a 2000 euro, dipende un po’ dal caso. 25 clienti, in particolare, hanno pagato più di 50mila euro per ripulire completamente la rete dal loro nome.

Tra questi clienti troviamo corruttori, banchieri condannati per riciclaggio, uomini famosi accusati di molestie sessuali, trafficanti di droga e professionisti coinvolti in frodi finanziare di carattere internazionale. I clienti italiani sono principalmente manager, avvocati, imprenditori e contabili.

Per Marisa Maraffino, avvocata specializzata nelle nuove tecnologie e nel digitale: «I contenuti restano online per sempre e ti marchiano in un certo senso, però non tutti hanno disponibilità economiche per spendere quei soldi. I clienti di queste società di solito sono imprenditori che hanno certe disponibilità».

Per leggere l’inchiesta completa puoi cliccare sopra questo link.

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