È settembre e ormai alle spalle abbiamo diversi mesi di udienze da remoto ed esperimenti di digitalizzazione della giustizia.
Come è naturale che sia, più un cambiamento è veloce e più alte sono le probabilità che vi siano resistenze e, infatti, lo svolgimento delle udienze telematiche ha sollevato obiezioni da più parti. La principale sostiene che l’uso delle tecnologie telematiche sia in contrasto con i principi di oralità e immediatezza che dovrebbero contraddistinguere i procedimenti.
È proprio così?
Per offrire una risposta, condividiamo con voi alcune riflessioni prendendo spunto anche da quanto espresso dall’Avv. Ione Ferrante nell’articolo “Udienze digitali: lo stato dell’arte a settembre 2020” pubblicato su Agenda Digitale.
DIGITALIZZAZIONE DELLA GIUSTIZIA E RIPRESA ECONOMICA
Il rapporto tra giustizia ed economia passa spesso inosservato. Eppure, la tutela del diritto rappresenta un fattore attraente per gli investitori esteri e favorisce l’imprenditorialità, poiché offre la garanzia di operare in un contesto in cui si è tutelati.
In tal senso, la digitalizzazione della giustizia non rappresenta affatto un ostacolo ma, anzi, favorisce la ripresa poiché permette un accesso alla giustizia più immediato, meno costoso e con tempistiche più veloci. Uno dei motivi è che la tecnologia compensa la cronica mancanza di personale che è una delle cause della lentezza della giustizia italiana.
LE DIFFICOLTÀ
Dunque, la digitalizzazione può favorire l’efficienza della giustizia e la crescita del paese. Ma questi risultati non sono affatto automatici; al contrario, possono verificarsi solo a fronte di investimenti specifici.
Questo è il vero punto debole sul quale l’Italia si blocca.
Un esempio è la recente introduzione della riforma delle intercettazioni, con la creazione di un archivio digitale presso ogni Procura, effettuata senza alcuno stanziamento.
I principi di oralità e immediatezza, che alcuni ritengono minacciati, non verranno scardinati dalla digitalizzazione della giustizia, a patto che il sistema giudiziario venga fornito «delle necessarie infrastrutture tecnologiche, delle risorse finanziarie e umane che l’opera di informatizzazione presuppone».
L’IMPATTO SULLE PROCEDURE
La digitalizzazione della giustizia e le udienze da remoto superano la presenza fisica dei soggetti coinvolti nei processi. Allo stesso tempo, annullano le distanze tra gli stessi.
C’è da dire che, nonostante le grandi novità affrontate a causa di COVID, il processo telematico è ormai una realtà da qualche anno. Ciò significa che le regole procedurali del passato sono già state via via superate a favore di nuove: «i princìpi della oralità e della immediatezza, nel 2020, non possono avere il medesimo, identico significato che avevano agli inizi del 1900».
Va anche ricordato che la giustizia digitalizzata non sostituisce completamente quella tradizionale, ma vi si affianca: le udienze telematiche non hanno scalzato del tutto le udienze in aula, così come non tutti i processi possono essere telematizzati integralmente.
Tutto ciò dimostra una cosa tanto semplice quanto importante: la giustizia è un sistema vivo. E la sua evoluzione, che è un processo del tutto naturale, può far bene al Paese.
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