Cos’ha detto la Cassazione sul saluto romano

Giovedì 18 gennaio 2024 la Corte di Cassazione ha annullato la condanna emessa dalla Corte d’appello di Milano del 2022 a carico di otto persone, che, durante una commemorazione, hanno fatto il saluto fascista.

I fatti sono avvenuti a Milano il 29 aprile 2016, durante una commemorazione dedicata a Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù, ucciso da militanti di sinistra nel 1975.

Durante la commemorazione, otto persone sono state accusate di violazione della legge Mancino per aver fatto il saluto fascista. La legge Mancino, oltre a vietare la creazione di organizzazioni ispirate a questi valori, punisce chiunque diffonda «in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi».

Secondo la Cassazione, il saluto romano viola la legge soltanto se accompagnato ad un «concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito [fascista]». La sentenza si inserisce in una recente discussione in merito alla recente commemorazione avvenuta a Roma in memoria della strage di Acca Larenzia, in cui decine di persone hanno fatto il saluto romano.

Da ormai molti anni il 29 aprile alcuni militanti di estrema destra organizzano cortei per ricordare Ramelli. Spesso, nel corso di queste commemorazioni, alcuni fanno il saluto romano in onore delle persone uccise.

Nello specifico, gli 8 indagati nel 2020 erano stati assolti in primo grado, per poi essere condannati a due mesi di reclusione nel 2022 dalla Corte d’appello di Milano. Inoltre, erano stati condannati anche al pagamento di una multa da 200 euro.

Giovedì è stato fatto ricorso in Cassazione, che ha annullato la sentenza della Corte d’appello, stabilendo la necessità di svolgere un processo d’appello bis, per chiarire «se dai fatti accertati sia conseguita la sussistenza del concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista».

La Cassazione in questo caso si è riferita alla legge Scelba, che introdusse nel 1952 il reato di apologia del fascismo e proibisce anche l’organizzazione di manifestazioni fasciste. Tuttavia, nel 1958 la Corte Costituzionale ha stabilito che tali manifestazioni erano vietate soltanto se propedeutiche alla ricostruzione del partito fascista.

Secondo il legale di due degli otto imputati, il saluto romano non è reato se avviene nel corso di una commemorazione, mentre per l’accusa rientra nei reati previsti dalla legge Mancino, visto che siamo di fronte ad un «pericolo concreto per l’ordine pubblico».


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