Lo scorso 7 dicembre, il ministro della giustizia Carlo Nordio ha annunciato al Senato di aver intenzione di proporre «una profonda revisione della disciplina delle intercettazioni» e di voler vigilare «in modo rigoroso su ogni diffusione che sia arbitraria e impropria».
Le intercettazioni, secondo Nordio, «sono diventate strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica». Commentava allora Giuseppe Santalucia, il presidente dell’Anm: «Le intercettazioni sono uno strumento importantissimo, soprattutto nel contrasto alla criminalità mafiosa e terroristica».
Per Santalucia, la presenza estremamente radicata delle organizzazioni mafiose nel nostro paese giustifica «l’uso superiore a quello di altri Paesi che si fa delle intercettazioni in Italia. Siamo assolutamente d’accordo che non debbano causare lesioni al diritto di riservatezza. Una legge è stata fatta qualche anno fa per questo. Vorremmo sapere dal ministro, primo dell’annuncio della riforma, se quella legge ha funzionato o meno».
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Sabato scorso, 14 gennaio, Nordio ha definito il costo delle intercettazioni “esorbitante” durante un question time al Senato.
Le spese ammontano «tra i 160 e i 180 milioni di euro l’anno». Sembra una somma eccessiva, magari con sprechi da tagliare. Tuttavia, a differenza di altri esborsi istituzionali, questi strumenti d’indagine non sono soldi buttati.
Secondo Il Fatto Quotidiano, il ministro della Giustizia, pur avendo fatto il magistrato per lunghi anni, non ricorda che è proprio grazie alle intercettazioni che lo Stato riesce a confiscare patrimoni miliardari collegati ad attività criminali. Si parla di un flusso di entrate continuo per le casse pubbliche, che senza intercettazioni non potrebbe esistere.
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Anche per il senatore pentastellato Roberto Scarpinato, uno dei più importanti pm antimafia, «grazie alle intercettazioni lo Stato ha avuto la possibilità di confiscare beni del valore di vari miliardi di euro. Ricordo che nel triennio in cui ho diretto il Dipartimento Mafia ed economia della Procura di Palermo abbiamo sequestrato due miliardi e seicento milioni di euro».
Per Santalucia parliamo di «uno strumento importantissimo per accertare reati di criminalità economica. Ovviamente, se venissero depotenziate, anche la capacità di confiscare patrimoni illeciti di rilevante entità verrebbe depressa». Dunque, «la comparazione dei costi va fatta anche su questo versante».
Dopo la cattura di Matteo Messina Denaro
Maurizio De Lucia, Procuratore capo della Procura di Palermo, durante la conferenza stampa di ieri sulla cattura di Matteo Messina Denaro sottolinea quanto siano state fondamentali le intercettazioni in questo caso.
Spiega il capo dei pm: «L’indagine si basa sull’attività di intercettazione che, se fosse il caso di ribadirlo, sono indispensabili e irrinunciabili nel contrasto alla criminalità organizzata di tipo mafioso. Senza intercettazioni non si possono fare indagini e soprattutto le indagini non portano ad alcun risultato. Questa è la cosa più importante e deve essere chiara».
La riforma delle intercettazioni
Il ministro Nordio starebbe lavorando ad una riforma delle intercettazioni, al fine di limitarne l’utilizzo. La decisione ha scatenato fortissime polemiche soprattutto da parte delle opposizioni. Nordio vorrebbe anche eliminare il Trojan, uno «strumento incivile».
Ha ribadito che in ogni caso la riforma non toccherebbe mafia e terrorismo: tagliare i costi e limitare l’utilizzo dello strumento fa in modo che le intercettazioni vengano utilizzate soltanto «in casi eccezionali di gravissima pericolosità nazionale».
«Le intercettazioni sono assolutamente indispensabili nella lotta contro la mafia e il terrorismo. Sono fondamentali per la ricerca della prova e per comprendere i movimenti di persone pericolose».
Bisogna, tuttavia, «cambiare radicalmente l’abuso che se ne fa per i reati minori con conseguente diffusione sulla stampa di segreti individuali e intimi che non hanno niente a che fare con le indagini».
Commenta anche il premier Meloni: «Le intercettazioni sono fondamentali. Uno strumento di indagine di cui non si può fare a meno. Per questo genere di reati nessuno le ha mai messe in discussione».
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Gratteri vs Nordio
Per Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, «il ministro della Giustizia sbaglia. L’intercettazione telefonica costa 3 euro al giorno, cioè due caffè in un bar elegante».
«Il ministro Nordio durante la campagna elettorale ha detto che le intercettazioni costano troppo, che devono essere limitate o addirittura abolite. Criticato per le sue dichiarazioni, e fattogli presente che nel programma di Fratelli d’Italia questo capitolo non c’era, ha detto che non si riferiva a quelle ambientali, ma a quelle fisse».
Continua Gratteri: «Lui dice che il mafioso non parla al telefono. Ma sbaglia. Un mafioso che dice al suo interlocutore ci vediamo al bar oppure al solito posto, per me, investigatore e pubblico ministero, è un dato importantissimo, perché si potrebbe trattare dell’esecutore materiale di un reato».
Il pericolo di rendere pubblici aspetti della vita privata degli intercettati, secondo il magistrato calabrese, è «un pericolo che non esiste più. Ci sono due leggi che impediscono agli inquirenti in conferenza stampa di riportare i nomi degli arrestati. Riportare sui giornali pezzi di intercettazioni non è più possibile».
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