In tutto il mondo i governi stanno investendo in tecnologie e strategie cloud per efficientare la pubblica amministrazione.
Secondo Gartner, nel 2022 ben il 65% della spesa pubblica a livello globale sarà destinata a servizi di IT, a software e a data center, per un ammontare di 390 miliardi di dollari.
Le motivazioni alla base di questa spinta sono diverse: la necessaria transizione ecologica, l’innovazione digitale e i rischi legati alla cybersecurity, gli effetti della pandemia e il bisogno di avviare la ripresa economica.
Con il documento “Strategia Cloud Italia”, il Governo italiano ha approfondito il tema della migrazione verso il cloud della pubblica amministrazione. Secondo lo studio, gli obiettivi delle amministrazioni pubbliche del pianeta sono:
– avere un’infrastruttura IT moderna,
– dotarsi di sistemi applicativi efficaci e sicuri,
– permettere ai cittadini di accedere in modo semplice ai servizi tramite qualsiasi dispositivo e da qualsiasi luogo.
CLOUD PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, UNA TRANSIZIONE NON FACILE
Il cloud offre alla pubblica amministrazione, centrale e locale, servizi di conservazione ed elaborazione dei dati dei cittadini. Dati di qualsiasi tipo: anagrafe, dati sanitari e penali, multe, ecc.
Per riuscirci serve un’infrastruttura: il PSN, Polo Strategico Nazionale.
Il PSN era già comparso nel Piano Triennale 2017-19 di AGID, l’Agenzia per l’Italia Digitale, che però poi, nella versione 2019-21 non ne ha più parlato.
La costituzione del PSN è in ritardo per diversi motivi, tra cui:
1) la scelta del fornitore non è ancora avvenuta, nonostante la scorsa primavera tre cordate abbiano dimostrato interesse: Leonardo/Microsoft, Fincantieri/Amazon AWS, TIM/Google.
A questo se ne sono aggiunte altre due: Aruba/Almaviva e il Consorzio Italia Cloud, formato da 6 aziende italiane specializzate in cloud;
2) il metodo di selezione non è chiaro: prima un bando, poi il modello israeliano “a qualificazione”, infine la Partnership Pubblico Privato, PPP, a seguito della presa di coscienza che PSN rientra nel Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica e deve essere affidato al controllo pubblico;
3) la scadenza del 30 settembre 2021 per la presentazione delle proposte appare incerta;
4) i criteri che le società interessate devono seguir per stender le proprie proposte. Le linee tecniche del Cloud per la PA sarebbero dovuti essere definite dall’Agenzia Nazionale per la Cybersicurezza, ma l’agenzia, appena nata, non ne ha ancora avuto il tempo.
Su tutto questo aleggiano i possibili effetti del Cloud Act americano, che permette all’amministrazione USA di accedere in qualunque momento ai dati custoditi presso le aziende americane, anche quelle in Europa e nel nostro paese. Questo comporta una preoccupante cessione di sovranità nazionale sui dati dei cittadini italiani.
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