28 Luglio 2025 - AMBIENTE | La sentenza

Clima e diritti umani: la Corte dell’Aja stabilisce un principio storico

Secondo la Corte Internazionale di Giustizia, gli Stati hanno obblighi giuridici per prevenire il cambiamento climatico. Una pietra miliare destinata a guidare le politiche ambientali globali

L’Aja segna un punto di svolta nella storia della giustizia climatica. Con un parere consultivo atteso da anni, la Corte Internazionale di Giustizia (CIJ) ha riconosciuto che il cambiamento climatico rappresenta una minaccia urgente ed esistenziale, e che gli Stati hanno obblighi giuridici internazionali per contrastarlo. Si tratta di una dichiarazione storica che, pur non essendo vincolante, è destinata ad avere un forte impatto sull’evoluzione del diritto ambientale e dei diritti umani a livello globale.

Un pronunciamento atteso dal 2019

Il parere nasce da un’iniziativa coraggiosa lanciata nel 2019 da un gruppo di giovani studenti dell’arcipelago di Vanuatu, tra i Paesi più vulnerabili agli effetti della crisi climatica. La loro richiesta, sostenuta successivamente da una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, chiedeva alla Corte di chiarire gli obblighi degli Stati in relazione al cambiamento climatico, in particolare rispetto alla tutela dei diritti fondamentali delle persone e alla salvaguardia degli ecosistemi.

La risposta è arrivata con parole nette. Il presidente della CIJ, Yuji Iwasawa, ha dichiarato che «le conseguenze del cambiamento climatico sono gravi e di vasta portata, colpiscono sia gli ecosistemi naturali che le popolazioni umane», sottolineando come la crisi climatica ponga «una minaccia urgente ed esistenziale» alla sopravvivenza delle comunità, soprattutto le più fragili.

La valenza giuridica del parere

Pur trattandosi di un parere consultivo – e quindi non obbligatorio per gli Stati – il pronunciamento della CIJ ha un’importanza cruciale. Rappresenta, di fatto, una guida interpretativa del diritto internazionale e potrà essere utilizzato da giudici, avvocati, governi e organizzazioni internazionali per orientare future sentenze e politiche climatiche. Inoltre, potrebbe influenzare la redazione di trattati e la definizione di responsabilità in cause legali ambientali.

L’effetto atteso è quello di rafforzare la responsabilità degli Stati nel prevenire i danni ambientali, anche in assenza di strumenti sanzionatori immediati. Una responsabilità che non riguarda solo la riduzione delle emissioni di gas serra, ma anche la protezione attiva dei diritti umani minacciati dalla crisi climatica, come il diritto alla vita, alla salute, all’alimentazione e all’acqua potabile.

Una pietra miliare per la giustizia climatica

La decisione dell’Aja arriva in un momento in cui la questione climatica è sempre più al centro del dibattito politico, ma anche dei contenziosi legali. In tutto il mondo, cittadini, associazioni e comunità colpite dai disastri ambientali si rivolgono ai tribunali per ottenere giustizia. Questo parere offrirà loro un precedente autorevole su cui basare le proprie richieste.

Secondo molti osservatori, la CIJ ha gettato le basi per una nuova era del diritto internazionale, in cui la tutela dell’ambiente sarà riconosciuta non solo come dovere morale, ma come obbligo giuridico inderogabile.

Il ruolo dell’ONU e dei giovani promotori

Particolarmente significativo è il fatto che l’iniziativa sia partita da un gruppo di giovani di un piccolo Stato insulare del Pacifico. Un segnale chiaro di come le nuove generazioni non solo stiano alzando la voce contro l’inerzia politica, ma stiano guidando il cambiamento attraverso strumenti giuridici e democratici. Il sostegno dell’Assemblea Generale dell’ONU ha infine dato legittimità e forza a questa richiesta di chiarimento giuridico.

Un nuovo standard internazionale

La pronuncia della Corte dell’Aja è destinata a essere citata, studiata e invocata nei più importanti contesti globali. Dalla COP alle cause civili, dalle strategie legislative nazionali fino alle azioni delle ONG, questo parere fissa uno standard giuridico internazionale: il riscaldamento globale non è solo un problema ambientale, ma una violazione concreta dei diritti umani.


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