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Dossieraggio, ufficiale della Gdf: «Ho fatto il mio lavoro con dignità e professionalità»

Il tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano, al centro dell’inchiesta sul dossieraggio, ha fatto alcune importanti dichiarazioni. Durante un colloquio con Il Giornale, Striano dichiara di aver «fatto il mio lavoro con dignità e professionalità assoluta e con i miei metodi, non quelli dei burocrati».

Basandosi sulle ipotesi investigative riferite al Parlamento, Striano avrebbe sfruttato la banca dati contenente informazioni sensibili, per poter accedere a migliaia di informazioni riservate di centinaia di individui.

Tali notizie sarebbero state raccolte e catalogate all’interno di un diario privato.

Secondo il ministro della Difesa Crosetto, la commissione di inchiesta sui dossieraggi è «necessaria per ricostruire la credibilità delle istituzioni e per consentire al Parlamento di lavorare sugli strumenti legislativi con cui impedire altri abusi in futuro».

«Ma c’è tempo per ogni cosa», prosegue. «Ora che c’è l’indagine che sta portando avanti Cantone e l’idea di una commissione non deve depotenziarla, né fermare il lavoro già iniziato da Copasir e Antimafia».


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Esonero contributivo per le assunzioni di donne disoccupate vittime di violenza: le istruzioni Inps

Con la circolare n. 41 del 5 marzo 2024, l’INPS fornisce le prime indicazioni operative per l’esonero dei contributi previdenziali previsto dalla Legge di Bilancio 2024 per le assunzioni di donne disoccupate vittime di violenza.

L’agevolazione

L’esonero riguarda i contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro privati, con esclusione dei premi e contributi INAIL, ed è pari al 100%, nel limite massimo di 8.000 euro annui (666,66 euro mensili).

I beneficiari

Possono beneficiare dell’esonero i datori di lavoro privati che assumono, nel triennio 2024-2026:

  • Donne disoccupate vittime di violenza;
  • Beneficiarie del Reddito di libertà.

Le condizioni

Per accedere all’esonero, le donne disoccupate vittime di violenza devono aver presentato denuncia o querela per i reati di cui all’articolo 612-bis del codice penale (maltrattamenti contro familiari e conviventi) o all’articolo 572 del codice penale (stalking).

Le modalità di fruizione

L’esonero è riconosciuto in via automatica dall’INPS, previa presentazione da parte del datore di lavoro di una dichiarazione telematica, tramite il servizio “Assunzioni online”, entro il termine di 30 giorni dalla data di assunzione.

La circolare INPS

La circolare n. 41 del 2024 fornisce inoltre indicazioni in merito a:

  • La documentazione da allegare alla dichiarazione telematica;
  • La cumulabilità dell’esonero con altri benefici;
  • I controlli da parte dell’INPS.

Un importante sostegno

L’esonero contributivo rappresenta un importante sostegno alle donne disoccupate vittime di violenza, favorendo il loro reinserimento lavorativo e l’autonomia economica.

Per saperne di più

Leggi la circolare INPS n. 41 del 2024: https://bit.ly/circolare-inps-41-2024

Rosa Colucci


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Modifiche agli articoli 240, 640 e 640-quater del codice penale in materia di truffa nelle vendite per via telematica: una proposta di legge avanzata da alcuni deputati di FdI composta di un solo articolo, per modificare il codice penale ed estendere la truffa anche al mondo online, affinché avvenga la confisca degli strumenti informatici dei truffatori. L’iniziativa è sostenuta anche da Consumerismo No Profit, l’associazione dei consumatori.

Nella truffa informatica si attua un’operazione ingannevole nei confronti degli utenti, affinché questi versino denaro, forniscano informazioni personali o dati bancari.

Ci sono varie modalità di raggiro, e le vittime, spesso vengono ingannate con siti fake, contenenti link altrettanto fake che portano gli utenti a rivelare le proprie informazioni.

Leggiamo nell’introduzione della proposta: «La presente proposta di legge prende spunto dal dato oggettivo della costante crescita delle truffe on line conseguente all’esponenziale aumento delle vendite di prodotti mediante utilizzo di siti internet e risponde all’esigenza di munire il diritto penale di adeguati strumenti repressivi: in particolare non vi è una specifica previsione normativa che contempli tale forma di truffa e non vi sono strumenti repressivi che possano costituire un ragionevole deterrente».

Si propone «la confisca obbligatoria» di tutti gli strumenti informatici che possiede l’autore della truffa, come smartphone, pc e tablet. È prevista anche un «aggravante specifica» per quelle truffe che avvengono con la vendita di prodotti mediante siti e piattaforme informatiche, poiché la mancanza di contatto diretto permette al potenziale truffatore di nascondere la sua identità. Il compratore, inoltre, non riesce ad effettuare un adeguato controllo preventivo.

Nella proposta di legge, queste tipologie di reati saranno perseguibili a querela di parte. Viene introdotta anche la «confisca anche per equivalente» del profitto del reato, che attualmente viene applicato soltanto per alcune tipologie di reati, escludendo però la truffa (art. 332-ter del codice penale).

«L’estensione di tale forma di confisca quantomeno alle truffe realizzate con le vendite online appare quanto mai opportuna atteso che la confisca diretta della somma che costituisce il guadagno realizzato mediante tali reati risulta quasi sempre impossibile, mentre la confisca per equivalente consente di aggredire qualunque bene di proprietà del reo che abbia un valore equivalente all’indebito profitto che ha realizzato. Da tenere presente, infine, che prevedere la confisca, anche quella per equivalente, significare consentire, anche nel corso delle indagini preliminare, il sequestro dei beni che possono esserne oggetto».

Il fenomeno «delle truffe online è in continua crescita e a confermarlo sono gli ultimi dati della Polizia postale che sottolineano come dal 2018, in cui si sono registrati 3.476 casi, al 2022 gli episodi di truffa attraverso la rete internet sono quasi raddoppiati, arrivando a 5.908. Nel corso degli anni, i truffatori on line si sono anche “evoluti” rendendosi capaci di sottrarre somme di denaro sempre più alte: si è passati da 5,5 milioni di euro sottratti nel 2018 a ben 36,5 milioni di euro nel 2022».


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Il Presidente del CNF Francesco Greco, durante il convegno “Il lungo percorso delle pari opportunità” tenutosi il 7 marzo presso la Biblioteca del Senato ha dichiarato: «La persistente disparità di genere nell’avvocatura evidenzia come, nonostante i molti progressi compiuti negli ultimi trent’anni, la parità per le avvocate sia ancora lontana. Rivolgo la mia gratitudine a coloro, come la giurista Rosanna Oliva de Conciliis, che hanno contribuito a superare le sfide, affrontando già negli anni Sessanta il tema paritario».

Prosegue: «Insieme a notai e commercialisti abbiamo avviato un confronto sui problemi comuni che interessano le nostre professioni, come la promozione della parità di genere, con l’obiettivo di affrontarli in maniera unitaria e coesa».

«Vorremmo trattare presto, con il Consiglio Superiore della Magistratura, il tema del legittimo impedimento del difensore, cercando soluzioni che limitino la discrezionalità del giudice. Una delle proposte che il Consiglio Nazionale Forense porterà avanti riguarda il sistema dell’alternanza di genere nelle nomine degli avvocati da parte dell’autorità giudiziaria».

Per Greco «è allarmante il grave divario economico che sussiste ancora tra avvocate e avvocati. Non possiamo ignorare il dato, secondo Cassa Forense e Censis, che in alcune regioni il reddito medio delle avvocate sia addirittura inferiore al limite previsto dalla legge per l’ammissione al beneficio del patrocinio a spese dello Stato».

Tale disparità economica «non è più tollerabile, la nostra proposta è chiara: il cambiamento è necessario. Solo attraverso un impegno comune possiamo superare queste sfide e costruire un futuro più equo».


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Secondo il Sole 24 Ore l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazione, l’AGCOM, sta preparando una nuova riforma del Codice delle Comunicazioni.

Entro il prossimo 24 marzo, in teoria, dovrebbero arrivare delle grosse novità, che daranno maggior potere ad AGCOM per quanto riguarda i call center molesti e potrà emanare multe per abuso o frode da 50.000 euro sino ad un milione di euro.

Le multe riguarderanno le pratiche commerciali scorrette che non osservano l’attuale normativa circa l’accesso ai numeri di telefono e ai blocchi.

Il Registro delle Opposizioni, infatti, si è dimostrato uno strumento totalmente inefficace, poiché i call center non hanno smesso di prendere di mira gli utenti, senza tener conto delle loro scelte.

Nel nuovo Codice, molto probabilmente ci saranno nuove regole che puntano all’accelerazione dello sviluppo e dell’installazione delle infrastrutture per il 5G.


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È stato risolto il caso dei “troppi punti esclamativi”: la vicenda riguarda il caso di un avvocato coinvolto in un procedimento disciplinare poiché aveva abusato della «punteggiatura con evidente enfasi».

Con sentenza n. 286/2023, la massima istituzione dell’avvocatura aveva stabilito che il difensore non doveva utilizzare espressioni sconvenienti o offensive nei confronti dei propri colleghi, di magistrati, controparti e terzi, così come stabilito dall’art. 52 cdf. Tuttavia, tale intento denigratorio non può essere dedotto dall’enfasi messa nella punteggiatura.

Tutto ha avuto inizio nel momento in cui un avvocato si è sentito offeso a causa di una frase presente all’interno della comparsa di costituzione e risposta in un giudizio nel Tribunale di Bolzano:

«Non può essere taciuto al Tribunale che la controparte era stata da due avvocati (uno quali verosimilmente aveva riconosciuto l’infondatezza della pretesa) prima di trovare un collega che ha instaurato un’azione da 3.000.0000 di euro (!!!)».

A seguito del dibattimento, il Consiglio distrettuale di disciplina ha ritenuto che un’espressione del genere valutasse negativamente l’operato del collega, contestando dunque la violazione dell’art. 42 del Codice deontologico forense, che vieta espressamente apprezzamenti denigratori verso colleghi.

L’imputato ha impugnato la decisione, esponendo tre motivi di ricorso. Per prima cosa, è stata contestata l’interpretazione soggettiva che è stata attribuita alla frase, poiché il suo intento era informare il giudice che la controparte, prima di conferire l’incarico al difensore, si era rivolta a due avvocati.

Inoltre, ha contestato l’applicazione dell’art. 42 cdf e la mancanza di una prova decisiva.

Il CNF ha infine accolto il ricorso: la frase incriminata, infatti, non conteneva alcun apprezzamento negativo. Per il Consiglio l’avvocato non ha manifestato intenzioni di denigrazione dell’operato del collega: aveva solo evidenziato con molta enfasi la temerarietà della causa.


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Il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) ha approvato le nomine di sei magistrati e un professore che faranno parte del Direttivo della Scuola Superiore della Magistratura.

I magistrati scelti sono:

  • Gian Andrea Chiesi, consigliere di Corte di Cassazione
  • Roberto Giovanni Conti, consigliere di Corte di Cassazione
  • Fabio Di Vizio, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze
  • Loredana Nazzicone, consigliere di Corte di Cassazione
  • Roberto Peroni Ranchet, consigliere della Corte d’Appello di Milano
  • Vincenzo Sgubbi, consigliere di Corte di Cassazione

Tra i professori la scelta è caduta su Silvana Sciarra, ex presidente della Corte Costituzionale

I componenti del direttivo sono ora dodici: gli altri cinque erano stati nominati dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio a dicembre scorso.

Con queste nomine si completa la composizione del direttivo della Scuola Superiore della Magistratura, con il compito di presiedere alla formazione e all’aggiornamento professionale dei magistrati.

Rosa Colucci


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Praticanti avvocati: tra sfruttamento e fuga dalla professione

Dalle audizioni parlamentari alle pagine Facebook dedicate agli avvocati, emerge un quadro desolante per i praticanti avvocati in Italia. Da un lato, si sostiene che non apportino alcun valore professionale e che il loro compenso sia un ostacolo all’assunzione. Dall’altro, si denuncia lo sfruttamento a cui sono spesso sottoposti, relegati a mansioni di segreteria e privi di una formazione adeguata.

Un sistema obsoleto e frustrante

L’esame di abilitazione forense viene definito un “rito ordalico”, mentre il tirocinio non è riconosciuto come attività professionale. La tecnologia, inoltre, incombe come una minaccia, rendendo obsoleta la figura del praticante e del professionista con un unico committente.

Senza tutele e senza futuro

I praticanti, spesso, non ricevono alcun compenso per il loro lavoro, e si ritrovano a svolgere mansioni estranee alla professione forense. Il loro valore economico viene considerato nullo, e si arriva addirittura a sostenere che l’avvocato dovrebbe essere pagato per accoglierli in studio.

Le conseguenze: fuga dalla professione e carenza di nuovi avvocati

Non sorprende, dunque, che i giovani siano sempre più delusi e impoveriti, e che la fuga dalla professione sia un fenomeno in crescita. Di conseguenza, si registra una carenza di praticanti, con gravi ripercussioni sul futuro del sistema giudiziario italiano.

Serve un cambiamento radicale

È evidente che la situazione è insostenibile. Serve un cambiamento radicale che valorizzi il ruolo dei praticanti, offrendo loro tutele adeguate e una formazione di qualità. È necessario ripensare l’esame di abilitazione e il sistema di tirocinio, adeguandoli alle esigenze del mercato del lavoro e alle nuove tecnologie.

Solo investendo sui giovani e garantendo loro un futuro dignitoso si potrà assicurare la sopravvivenza della professione forense in Italia.

Cosa si può fare?

Ecco alcune proposte per migliorare la situazione:

  • Riconoscere il valore del tirocinio
  • Garantire un compenso ai praticanti
  • Migliorare la formazione
  • Rendere l’esame di abilitazione più accessibile
  • Promuovere la professione forense tra i giovani

Solo con un impegno comune da parte di istituzioni, avvocati e degli stessi praticanti si potrà dare vita a prospettive migliori per la professione forense italiana.

Rosa Colucci


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Nei prossimi mesi ci saranno alcune novità in materia fiscale. Non cambierà soltanto il calendario delle scadenze, ma cambieranno anche le modalità tecniche per compilare alcuni modelli di dichiarazioni, come nel caso del 730 precompilato.

Le modifiche sono indirizzate verso la semplificazione della dichiarazione, velocizzando e rendendo meno complicata la compilazione del modello da parte dei lavoratori dipendenti e dei contribuenti pensionati.

Chi compila il modello non dovrà inserire i codici specifici nelle caselle corrette: sui redditi relativi al 2023, in via sperimentale, il Fisco renderà disponibile un modello 730 semplificato, in cui sarà possibile trovare le informazioni che possiede l’Agenzia delle Entrate.

Dichiara Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate: «Il contribuente potrà verificare, ed eventualmente integrare, le informazioni di dettaglio proposte dall’Agenzia nell’applicativo web dedicato alla dichiarazione precompilata, con un percorso guidato, che non richiede l’individuazione dei campi del modello dichiarativo, e con un linguaggio semplificato».

«I dati così confermati o modificati», prosegue, «saranno riportati in maniera automatica nei campi corrispondenti della dichiarazione, senza la necessità per il contribuente di consultare le istruzioni per la compilazione della dichiarazione dei redditi, e, quindi, di conoscere le caselle da valorizzare o i codici da indicare nei singoli righi del modello dichiarativo».

I contribuenti, mediante un «sistema di appositi avvisi, sarà reso consapevole del fatto che sta confermando, ovvero modificando, le informazioni proposte dall’Agenzia, in quanto tale azione assume rilievo ai fini della compilazione della dichiarazione».

Se alcuni dati o non rientrano nella precompilata, per esempio «perché l’Agenzia non dispone di alcuni elementi necessari per il loro inserimento in dichiarazione», il contribuente verrà «informato dei motivi del mancato utilizzo e sarà assistito tramite un percorso guidato».

Utilizzare il modello 730 precompilato sarà una decisione volontaria. Specifica infatti Ruffini: «La nuova modalità di compilazione semplificata potrà essere scelta dal contribuente in alternativa a quella tradizionale, che resterà comunque disponibile».

Per consentire l’accesso alle informazioni, queste verranno «individuate con il provvedimento che disciplina l’accesso alla dichiarazione precompilata, che ogni anno viene emanato, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, prima dell’avvio della campagna dichiarativa».


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925 deputati e senatori francesi, riuniti nella reggia di Versailles, il 5 marzo 2024 hanno approvato l’inserimento in Costituzione del diritto all’aborto. Si tratta del primo Paese in assoluto che inserisce l’interruzione volontaria di gravidanza all’interno della Carta fondamentale.

Il Parlamento francese, con 780 voti favorevoli e 72 contrari, approva il disegno di legge che inserisce nella Costituzione il diritto all’aborto. Il Parlamento modifica l’art. 34 della Costituzione francese, al fine di garantire il diritto della donna all’interruzione volontaria di gravidanza.

La misura era stata promessa del presidente Emmanuel Macron in risposta alla revoca del diritto in alcuni stati americani.

La Francia, dunque, è il primo Paese in assoluto a compiere un passo del genere. Aurore Bergé, ministra per l’uguaglianza di genere, spera che tale misura ispiri anche gli altri Paesi Ue.


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