Lo scontro tra politica e magistratura attorno alla riforma della giustizia si arricchisce di un nuovo capitolo. Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministero della Giustizia, è indagata dalla procura di Roma per il reato di false informazioni al pubblico ministero nell’ambito dell’inchiesta sul generale libico Osama Njeem Almasri, arrestato a gennaio e rimpatriato con una procedura che ha già coinvolto i ministri Nordio, Piantedosi e il sottosegretario Mantovano.
Per i membri del governo, la decisione se andare a processo dipenderà dalla Camera, chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal tribunale dei ministri. Per Bartolozzi, invece, l’accusa procede senza passare dal vaglio parlamentare: circostanza che ha aperto un acceso dibattito.
La difesa di Nordio
Il Guardasigilli ha espresso «piena e incondizionata solidarietà» alla sua collaboratrice, sottolineando come Bartolozzi lo avesse «sempre informato tempestivamente ed esaurientemente» sulle fasi della vicenda Almasri. Per Nordio, la dirigente avrebbe agito per suo conto, e dunque non sarebbe possibile procedere senza autorizzazione della Camera.
Il nodo giuridico
Secondo diversi costituzionalisti, tra cui Stefano Ceccanti, la posizione del tribunale dei ministri appare contraddittoria: nella motivazione viene descritto il ruolo integrato del capo di gabinetto, ma non si richiede l’autorizzazione parlamentare per lei. Una lacuna che potrebbe aprire la strada a un conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale.
Scenari politici
Il processo, se avviato, potrebbe arrivare al momento clou verso la fine della legislatura, in concomitanza con la campagna elettorale. Una prospettiva che secondo alcuni esponenti dell’opposizione, come Angelo Bonelli, potrebbe trasformare il caso Almasri in un vero e proprio “Watergate italiano”.
Resta però da capire se la linea dei magistrati resisterà alle eccezioni di incostituzionalità e al filtro delle Camere. La giunta per le autorizzazioni è chiamata a esprimersi entro fine mese: sarà lì che si deciderà se il fascicolo su Bartolozzi resterà aperto o se dovrà passare sotto la tutela del Parlamento.
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