Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove risponde alle critiche dopo le sue recenti dichiarazioni, in seguito a una visita al carcere di Taranto. La scintilla che ha dato fuoco alla polemica è stata la frase pronunciata dal sottosegretario, che ha dichiarato con orgoglio di aver incontrato solo il personale della polizia penitenziaria, evitando volutamente ogni contatto con i detenuti, definiti come “la Mecca” a cui lui non intende inchinarsi.
Gian Domenico Caiazza, già presidente UCPI, indignato, ha espresso il suo sdegno su X (ex Twitter), definendo le parole di Delmastro di “gravità definitiva”. Secondo l’avvocato, tali affermazioni non solo minano il ruolo istituzionale del sottosegretario, ma gettano ombre sulla sua idoneità a ricoprire un incarico così delicato. “Com’è possibile”, si è chiesto Caiazza, “che nessuno abbia chiesto le sue dimissioni?”. Inoltre, ha sollecitato l’intervento del ministro della Giustizia Carlo Nordio, chiedendo che prenda una posizione chiara su quella che considera una dichiarazione “scandalosa”.
Il dibattito sul ruolo dello Stato nei confronti dei detenuti
Al centro delle critiche di Caiazza vi è la convinzione che Delmastro non comprenda appieno le responsabilità che derivano dal suo incarico. L’avvocato ha sottolineato che i detenuti, siano essi criminali condannati o persone in attesa di giudizio, sono affidati alla custodia dello Stato e, in particolare, al ministero della Giustizia, che Delmastro rappresenta. Ignorarli, secondo Caiazza, non solo crea una pericolosa frattura tra forze dell’ordine e detenuti, ma dimostra una mancanza di consapevolezza del ruolo governativo.
Questa polemica rientra in un più ampio dibattito sulla propaganda politica, che secondo Caiazza, ha preso il posto della vera politica e del senso delle istituzioni. Un’accusa pesante, che si aggiunge alle altre pressioni che gravano su Delmastro.
La replica di Delmastro: “Io sto dalla parte delle divise”
Non si è fatta attendere la replica del sottosegretario, che ha difeso le sue dichiarazioni con fermezza. Delmastro ha rivendicato la sua scelta di non incontrare i detenuti e di concentrarsi invece sul dialogo con la polizia penitenziaria. “La mia colpa?”, ha scritto sui social, “Non essermi genuflesso alla vulgata di sinistra, per cui si entra negli istituti penitenziari solo per incontrare i detenuti, mentre gli agenti di polizia penitenziaria diventano fantasmi”.
Con toni aspri, Delmastro ha attaccato chi lo critica, accusandolo di ignorare le difficili condizioni di lavoro del personale penitenziario: “Quante volte avete ascoltato chi, in divisa, vive condizioni disagiate? Vi rispondo io: mai! Ecco, io sono orgogliosamente diverso da voi!”. Ha poi concluso il suo intervento con una chiara presa di posizione a favore di coloro che indossano la divisa: “Noi saremo sempre al fianco di chi tutela ordine, legalità e sicurezza. Pasolini lo abbiamo ascoltato, per voi è passato come acqua sul vetro”.
Le possibili conseguenze politiche
Questa polemica potrebbe avere conseguenze rilevanti sul piano politico, soprattutto alla luce delle richieste di dimissioni avanzate da parte dell’opinione pubblica e di alcuni esponenti del mondo giuridico. Resta da vedere se il ministro Nordio interverrà sulla questione e come si evolverà il dibattito all’interno della maggioranza di governo.
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