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Avvocato vittima di Stalking: “Servirebbe modifica del quadro normativo”

L’Avvocatura salernitana è scossa dalla notizia dell’avvocato Alfonso Botta, minacciato e stalkerizzato da un suo cliente, nonostante le sue richieste di tutela non ascoltate.

Dichiara Gaetano Paolino, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Salerno: «I fatti che si sono verificati in questi giorni ai danni del collega penalista sono gravissimi tenuto conto che il collega, pur esercitando il mandato ricevuto dal cliente con la consueta diligenza e deontologia, è stato vittima di ripetute aggressioni e di gravissimi, non tollerabili, atti vandalici. Conosco bene Alfonso e la sua professionalità, ed esprimo nei suoi confronti e della famiglia piena solidarietà, con fermezza e affetto, a nome mio e del Consiglio».

«Confido che le azioni della magistratura e delle forze dell’ordine», aggiunge, «già prontamente intervenute a tutela del collega e della famiglia, continueranno ad essere idonee e incisive anche attraverso la necessaria attività di tutela e vigilanza per evitare che non si verifichino più episodi analoghi».

È notorio che l’attività che, quotidianamente, viene svolta dagli avvocati, specie negli ambiti del diritto penale, sia estremamente delicata e che siano necessarie tempestive ed efficaci tutele. Come Consiglio continueremo a vigilare e a impegnarci ancora di più per garantire il rispetto pieno delle funzioni e lo svolgimento libero e indipendente dell’attività. Ribadisco la piena solidarietà al collega Alfonso Botta al quale assicureremo, ove necessario, l’assistenza necessaria per l’immediato futuro», conclude.

Valentina Restaino, tesoriere nazionale di M.G.A. Sindacato nazionale forense solleva un’altra questione, ovvero la mancanza di strutture sanitarie adeguate e soprattutto l’assenza di assistenza per le persone con disagio psicologico.

Dichiara a Il Mattino Restaino: «Senza dubbio noi avvocati siamo terminali delle insoddisfazioni e delle difficoltà dei nostri clienti. Ma non più e non meno di altre categorie professionali, penso ad esempio ai medici di pronto soccorso. Al di là della misura cautelare adottata dal giudice, sulla quale non posso esprimermi non conoscendo le carte, mi chiedo, leggendo il racconto dei fatti, come mai all’aggressore non sia mai stato fatto un Tso».

Prosegue: «Ogni giorno ci scontriamo con il mal funzionamento delle Rems e dei protocolli da adottare nei confronti di persone che hanno problemi psicologici e che spesso, una volta terminato il Tso o scontata la pena, continuano ad essere abbandonati a se stessi. Se hanno famiglie che possono sostenerli oltre a loro sono abbandonate anche le famiglie. Su questo punto occorrerebbe davvero una modifica del quadro normativo».


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