La professione dell’avvocato è in retromarcia: complice il reclutamento di professionisti nel mondo della PA, che avviene all’interno del quadro del Pnrr.
Nel primo trimestre del 2023, infatti, ci sono stati 2.336 provvedimenti di cancellazione da Cassa Forense, al quale dobbiamo aggiungerne 293 deliberati di recente. Gli associati sono scesi a 237.000: nel 2022 erano 240.000.
Bisognerà attendere la fine dell’anno per avere un quadro ben preciso per quanto riguarda l’andamento della platea, tenendo anche conto delle nuove iscrizioni legali, che potrebbero anche far risalire il numero complessivo.
Tuttavia, il fenomeno dell’abbandono dell’attività porta a riflettere anche sulle occasioni che derivano dall’implementazione di altri percorsi di lavoro, visto che «l’ambito di espansione risiede prevalentemente nell’area stragiudiziale e nella consulenza alla clientela», commenta Valter Militi, il presidente di Cassa Forense.
«Presumiamo che il dato degli abbandoni sia principalmente legato alle opportunità d’impiego nell’ambito pubblico», anche se le cifre trimestrali riguardo le uscite «non possono farci parlare di un cattivo stato di salute della categoria», continua Militi.
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Nel dossier realizzato da Cassa Forense, in collaborazione con il Censis, leggiamo che al 31 dicembre 2022 la platea era composta da 240.019 professionisti, ovvero 4,1 per 1000 abitanti, con 8.257 nuove iscrizioni e con 8.698 cancellazioni.
Davanti ai dati del 2023, Francesco Greco, il numero uno del CNF, individua ben «due fattori all’origine di questa discesa: da un lato c’è l’insoddisfazione che, in questo momento, domina gli avvocati, e dall’altro, l’indizione dei concorsi per accedere ai ranghi della Pubblica Amministrazione. Quello che ci preoccupa, e su cui vogliamo intervenire, è il primo».
Prosegue Greco: «Le specializzazioni devono diventare un valore aggiunto per la professione, ma occorre rivedere quelle esistenti, permettendo, ad esempio, ai colleghi di dedicarsi compiutamente alla consulenza alle imprese, colmando la limitate esperienza in materia contabile».
L’impegno che si assume Greco è «far sì che il ceto forense riacquisti fiducia nel futuro. Gli avvocati rappresentano il seme della democrazia. E, se non ci sono, vuol dire che i diritti non vengono tutelati».
Francesco Paolo Perchinunno, invece, guida dell’Aiga, l’associazione italiana giovani avvocati, ritiene che l’ideale sarebbe la compensazione delle defezioni con delle «nuove iscrizioni, e soprattutto, con l’aumento della capacità reddituale dei legali, inseriti in ulteriori spazi di mercato».
Tale obiettivo si può ottenere con «la riconversione delle competenze, sui cui auspichiamo la nostra Cassa di previdenza investa di più per meglio intercettare le esigenze del mercato».
Sia Militi che Greco concordano sulle aggregazioni professionali: tuttavia, la tassazione funge da disincentivo. Per Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, dovrebbero essere sottoposte ad una «fiscalità di vantaggio, così come previsto per le start-up».
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