Negli uffici pubblici i dipendenti non potranno indossare il velo islamico

Una sentenza della Corte di Giustizia Ue ha stabilito che negli uffici pubblici sarà legale vietare ai dipendenti di indossare qualsiasi segno esplicito di appartenenza religiosa, come, per esempio, il velo che indossano le donne musulmane.

Nella sentenza si legge che gli uffici pubblici devono creare un ambiente neutro, e che questo tipo di divieti dovranno essere rispettati da tutti i dipendenti allo stesso modo, al fine di non risultare discriminatori.

La Corte stabilisce la legittimità della scelta opposta, ovvero di evitare l’imposizione ai funzionari degli uffici pubblici qualsiasi tipo di limitazione ai simboli di fede religiosa che vengono indossati.

La sentenza arriva in risposta alla richiesta di presentazione di un parere da parte di un tribunale belga, poiché un’impiegata pubblica di religione musulmana aveva fatto ricorso in quanto pensava di essere stata discriminata dal datore di lavoro che le aveva imposto di non indossare il velo in ufficio.

La Corte di Giustizia Ue deve garantire il rispetto delle norme europee all’interno dell’Ue. Dunque, tale sentenza vale in tutti gli uffici pubblici di tutto il territorio Ue.


LEGGI ANCHE:

Per 3 milioni di famiglie l’Avvocato è un lusso

Certificati anagrafici: potranno essere richiesti all’ufficio postale

Per 3 milioni di famiglie l’Avvocato è un lusso

Troppo ricchi per l’accesso al gratuito patrocinio e troppo poveri per intentare un’azione legale.

Fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, non vanno in vacanza e rimandano l’apparecchio ai denti dei figli. Queste famiglie non possono assolutamente permettersi le parcelle dell’avvocato.

Circa 3 milioni di famiglie italiane vivono con un’entrata mensile di 1.100 euro, e almeno 600.000 di queste rinunciano alla difesa, anche se subiscono gravi torti.

Per alcuni la giustizia è un lusso, e il diritto inviolabile alla difesa sembra che non possa essere rispettato. Si pensi alle situazioni in cui un lavoratore subisce un grave infortunio sul posto di lavoro, ma non può permettersi di intentare una causa contro il datore, oppure ai pazienti vittime di malasanità che non possono mettersi contro le big del settore.

Per tutte queste persone è attualmente in corso un’opera per modificare la legge, al fine di ridisegnare i parametri previsti dal gratuito patrocinio, rendendo i tribunali veramente «uguali per tutti».

Il nuovo provvedimento è promosso da Chiara Tacchi (Studio Tacchi & Tosini), attualmente in contatto con la Commissione giustizia in Parlamento. «È intollerabile pensare che ci siano persone che non si sentano legittimate a difendere i propri diritti. Vogliamo che la difesa sia accessibile e inclusiva», dichiara Tacchi.

Appoggia il provvedimento anche l’Associazione degli avvocati Pro Bono. Spiega il presidente dell’associazione Giovanni Carotenuto: «Abbiamo già redatto le linee guida per la gestione del pro bono in team misti di avvocati e giuristi d’impresa e ci rifacciamo al modello anglosassone dove gli studi legali che si prestano all’assistenza legale senza parcella sono molti».


LEGGI ANCHE:

Certificati anagrafici: potranno essere richiesti all’ufficio postale

PEC obbligatoria dal 30 novembre?

Certificati anagrafici: potranno essere richiesti all’ufficio postale

D’ora in poi, per richiedere il certificato anagrafico si potrà andare all’ufficio postale. Questo è quanto stabilito dallo schema di regolamento del servizio, che dovrà essere approvato con un decreto del ministro dell’Interno.

Il decreto, che, con il provvedimento n. 493 del 26 ottobre 2023 ha avuto parere favorevole del Garante Privacy, interesserà soltanto i Comuni con meno di 15mila abitanti.

Leggi anche: Passaporto alle Poste e carta d’identità all’Agenzia delle Entrate

Secondo lo schema del decreto, dopo essere passati alla fase operativa, sarà possibile recarsi fisicamente all’ufficio postale per richiedere telematicamente i certificati anagrafici dei cittadini iscritti all’Anagrafe Nazionale Popolazione Residente.

Gli utenti verranno identificati mediante codice fiscale e documento di riconoscimento. Dopo aver verificato l’identità del richiedente, l’operatore postale potrà stampare il certificato anagrafico in .pdf.

Al fine di evitare abusi, gli operatori addetti al rilascio dei certificati dovranno rispettare determinati processi di autenticazione e di identificazione.

Le operazioni di rilascio, sempre al fine di evitare che avvengano degli utilizzi impropri del servizio, verranno registrate e conservate per 36 mesi, garantendo anche la tracciabilità delle varie operazioni effettuate.

Nell’area riservata di Anpr troveremo lo storico dei certificati emessi nel corso dell’ultimo anno, affinché la persona interessata potrà controllare se sono stati richiesti certificati che la riguardano.

I dipendenti di Poste riceveranno un’apposita informativa ai sensi dello Statuto dei Lavoratori, eliminando qualsiasi possibilità di accesso al servizio da remoto. Poste Italiane attiverà dei sistemi di controllo e di gestione dei rischi, per poter mantenere sempre aggiornate le misure di sicurezza per difendersi eventuali attacchi informatici ai sistemi.


LEGGI ANCHE:

PEC obbligatoria dal 30 novembre?

Nasce la Fondazione Forense di Rovigo

PEC obbligatoria dal 30 novembre?

Nelle ultime ore stanno circolando alcune notizie che affermano che dal prossimo 30 novembre 2023 tutte le comunicazioni da parte della PA arriveranno esclusivamente tramite PEC.

In realtà, non spariranno le comunicazioni tradizionali cartacee, e arriverà comunque una notifica presso la propria abitazione.

Dichiara il Presidente di Adiconsum Parma e Piacenza, Aurelio Carlo Vichi: «La normativa dice queste cose però si è persa nei meandri dell’attuazione. In effetti c’era questa disposizione però poi non abbiamo avuto la certezza di un decreto che spiegasse come fare. Da quello che noi abbiamo potuto appurare non c’è questo obbligo. A chi ha già la PEC consigliamo comunque l’iscrizione nel registro previsto nella normativa».

L’Indice Nazionale dei Domicili Digitali (INAD) è accessibile a tutti dallo scorsa estate, e consente alla PA di utilizzare la PEC di tutti i cittadini iscritti all’INAD per inviare comunicazioni che hanno validità legale.

Continua Vichi: «C’è confusione comunque su questo tema. Purtroppo accade spesso che il cittadino vada in difficolta perché non sa come comportarsi. Noi comunque abbiamo fatto questa ricerca e capito che non c’è questo obbligo di avere una PEC per i cittadini».


LEGGI ANCHE:

Nasce la Fondazione Forense di Rovigo

Equo Compenso: in arrivo l’Osservatorio del Governo

Nasce la Fondazione Forense di Rovigo

Lo scorso 20 novembre è stata fondata la Fondazione Forense di Rovigo, con presidente Palmiro Franco Tosini, ed è stata presentata in data 24/11/2023 da Giampietro Berti, presidente dell’ordine degli avvocati, e dall’avv. Palmiro Franco Tosini.

Spiegano: «La Fondazione forense di Rovigo si propone lo scopo di elevare la cultura forense e dei temi legati al mondo giudiziario, ma anche quello di perseguire nel campo della ricerca di carattere scientifico. La Fondazione forense sarà fregiata dall’appellativo di ente di terzo settore. Questo darà la possibilità di far del bene all’avvocatura e all’esterno dell’avvocatura. Dipende dalla forza che ognuno di noi saprà profondere».

La Fondazione Forense di Rovigo è stata istituita quindi per fare del bene, all’interno del mondo giudiziario e dell’avvocatura così come all’esterno.

Dichiara il presidente Berti: «Grazie al consiglio dell’ordine e ai colleghi che hanno contribuito alla nascita della fondazione. Ricordo i nominativi dei componenti del consiglio di amministrazione: l’avvocato Fabiola Castellacci, l’avvocato Cristina Sarto, l’avvocato Michele De Bellis, che sono già consiglieri dell’ordine, l’avvocato Caterina Furfari, l’avvocato Stefania Traniello e l’avvocato Stefano Marangon».


LEGGI ANCHE:

Equo Compenso: in arrivo l’Osservatorio del Governo

Maltrattamenti familiari: aggravante se di fronte ad un neonato

Equo Compenso: in arrivo l’Osservatorio del Governo

Secondo una nota di Via Arenula, sono attualmente «in corso presso il ministero della Giustizia le procedure per la costituzione dell’Osservatorio nazionale sull’equo compenso, previsto dall’articolo 10 della legge 21 aprile 2023 n. 49, in collaborazione con il ministero del Lavoro e il ministero delle Imprese e del Made in Italy».

Il decreto di nomina dei componenti «è atteso a breve. L’Osservatorio sarà chiamato a raccogliere le istanze delle libere professioni in ordine alla corretta determinazione e applicazione dell’equo compenso». L’annuncia da parte del ministero della Giustizia è stato accolto dalla deputata responsabile Professioni Marta Schifone (FdI) con «grande soddisfazione.

Per la parlamentare la legge introdotta la scorsa primavera è «una legge a prima firma Giorgia Meloni che restituisce dignità e giustizia al mondo libero professionale. Professionisti, per lo più giovani, travolti dalla cannibalizzazione del mercato del lavoro e dalla susseguente proletarizzazione, anche e soprattutto a causa dell’abolizione delle tariffe ad opera dei governi di sinistra, che oggi si concentrano solo su uno strumento propagandistico come il salario minimo. Il governo Meloni chiude il cerchio segnalando la totale attenzione a tutti i comparti del mercato del lavoro, con noi al governo non esistono più lavoratori di serie A e di serie B».


LEGGI ANCHE:

Maltrattamenti familiari: aggravante se di fronte ad un neonato

Un sistema di Intelligenza Artificiale capace di evolvere come un cervello umano

Maltrattamenti familiari: aggravante se di fronte ad un neonato

È stata applicata una modifica della norma del Codice Penale riguardo i maltrattamenti in famiglia, che vedranno un aumento della pena fino a metà nel caso in cui la condotta venga realizzata in presenza di un minore.

Lo chiarisce la Cassazione con sentenza n. 47121, sesta sezione penale, depositata il 23/11/2023. La Corte, così facendo, conferma la condanna nei confronti di un uomo che era stato accusato di alcuni gravi episodi di violenza contro la convivente, il tutto in presenza del figlio appena nato.

La pronuncia ricorda un precedente del 2019, successivo all’entrata in vigore del Codice Rosso. La Cassazione, con sentenza 21087/2022 aveva escluso l’aggravante del maltrattamento assistito, affermando come la giovane età del figlio non gli consentiva di comprendere del tutto la gravità dei comportamenti così come il contesto ambientale/familiare.

Ora la Corte dice di non condividere tale orientamento, sottolineando la coerenza con la Convenzione di Istanbul del 2011. Secondo il nuovo articolo 572 del Codice Penale, inoltre, non si accenna in alcun modo all’età del minore.

Se ogni volta si dovesse procedere a verificare l’idoneità della condotta che provoca un danno psicofisico al minore, significherebbe prendere le distanze da una forma di offesa recentemente introdotta dal legislatore.

Si ritornerebbe a disegnare la condotta penalmente rilevante per quanto concerne il pericolo concreto, e l’autorità giudiziaria dovrebbe accertare caso per caso. Sottolinea la Cassazione: «Più esplicitamente, l’ipotesi di “maltrattamenti assistiti” è tipizzata in chiave di pericolo astratto, in quanto assume l’elevata probabilità che di produzione del danno in ragione della semplice realizzazione della condotta tipica (i maltrattamenti) alla presenza del minorenne».

Per quanto concerne i maltrattamenti assistiti non c’era ragione di dubitare circa l’offensività della fattispecie introdotta. Non risulta incerto il pericolo del danno che è stato provocato dalla visione di comportamenti di natura violenta, anche in minori in età «tenerissima, il cui sviluppo neurobiologico, nelle prime fasi, appare, anzi, particolarmente delicato e potrebbe quindi essere vieppiù compromesso proprio per l’impossibilità/difficoltà, per il neonato e l’infante di elaborare le immagini e gli stimoli cui sono passivamente sottoposti».

Non è fondata, dunque, per la sentenza, quanto sostenuto precedentemente dalla Cassazione circa l’acquisizione della consapevolezza a partire soltanto dal secondo semestre del primo anno d’età.

La sentenza chiarisce che la violenza assistita esiste a prescindere dall’età del minore, a patto che gli episodi ai quali questo deve assistere compromettano in qualche modo il suo sviluppo psicofisico.


LEGGI ANCHE:

Un sistema di Intelligenza Artificiale capace di evolvere come un cervello umano

Anagrafe nazionale: sbloccata la consultazione per gli avvocati

Un sistema di Intelligenza Artificiale capace di evolvere come un cervello umano

Un sistema di IA capace di evolversi e svilupparsi come un cervello umano, che supera anche le varie limitazioni che vengono imposte dall’ambiente esterno. Esattamente come ha fatto il nostro cervello nel corso della sua evoluzione.

Siamo di fronte ad un nuovo sistema pensato ed ideato da un gruppo di ricerca dell’Università di Cambridge, guidato da Danyal Akarca e da Jascha Achterberg. Su Nature Machine Intelligence il sistema è stato descritto come un’importante punto di partenza per tutti i nuovi sistemi di intelligenza artificiale, e che consentirà di comprendere un po’ meglio il funzionamento del cervello umano.

Uno degli obiettivi principali dei sistemi di IA è replicare determinate caratteristiche dell’intelligenza degli esseri umani, nonostante le differenze tra mondo naturale e digitale siano molte. Per esempio, si punta molto sulla capacità di modificarsi nel corso del tempo.

I cervelli umani, per risolvere problemi complessi, utilizzano pochissima energia, e questo è possibile poiché esiste la capacità di riorganizzazione delle connessioni tra i neuroni.

I ricercatori, per comprendere questo meccanismo, hanno deciso di sviluppare un tipo di rete neurale che si trasforma in maniera automatica per rispondere a ciò che gli viene richiesto, riducendo al massimo tutti i consumi di energia.

L’obiettivo è qualcosa di rivoluzionario, poiché solitamente le reti neurali hanno a disposizione grandissime quantità di energia.

I ricercatori sono riusciti a dimostrare che, quando alle reti viene richiesto di risolvere dei problemi complessi, come trovare la strada più veloce per poter uscire da un labirinto, riducendo anche l’energia, queste evolvono in maniera inattesa.

I nodi della rete, quasi come se fossero dei neuroni, riorganizzano le connessioni, gestendo un sempre maggior numero di operazioni rispetto alla normalità. Questa scoperta potrebbe apportare notevoli miglioramenti alla progettazione di nuovi sistemi di IA.

Contemporaneamente, tutto questo apre degli spunti molto interessanti per comprendere al meglio la struttura del cervello umano.


LEGGI ANCHE:

Anagrafe nazionale: sbloccata la consultazione per gli avvocati

Una 56enne si è finta avvocata per truffare degli Studi Legali milanesi

Anagrafe nazionale: sbloccata la consultazione per gli avvocati

È stato pubblicato in GU il decreto del 6 ottobre 2023 del Ministero dell’Interno sull’aggiornamento dei servizi che si sono resi disponibili dell’Anpr, l’Anagrafe nazionale della popolazione residente, che permette agli avvocati di richiedere certificati anagrafici per via telematica.

Pochi giorni fa l’Organismo forense aveva lanciato l’allarme vista la mancata uscita del decreto in GU. Il problema era stato segnalato anche dal Coa Roma nel 2022, con gli Ordini di Milano, Napoli e Palermo, quando il Ministero dell’Interno aveva pubblicato la circolare 115/2022, con una stretta che andava ad escludere «la possibilità per il richiedente di acquisire, accedendo alla piattaforma ANPR con la propria identità digitale, certificati relativi a soggetti terzi».

Soltanto lo scorso settembre era arrivato l’ok definitivo. Per l’occasione il ministro Piantedosi aveva dichiarato che ci troviamo di fronte ad «un nuovo servizio che viene incontro alle esigenze professionali degli avvocati, con l’obiettivo di fornire loro strumenti tecnologici innovativi per rendere più agevole l’esercizio della professione legale».


LEGGI ANCHE:

Una 56enne si è finta avvocata per truffare degli Studi Legali milanesi

Nasce Effe Legal, società tra avvocati con forte connotazione tecnologica

Una 56enne si è finta avvocata per truffare degli Studi Legali milanesi

Una 56enne si è finta avvocata civilista per truffare sette studi legali milanesi, sottraendo loro beni e utilizzando le loro carte di pagamento.

Ora la donna è accusata di truffa, furto e di indebito utilizzo di strumenti di pagamento. Gli agenti della Polizia Locale e della Polizia di Stato hanno cominciato le indagini, scoprendo la trappola organizzata.

Le 56enne ha deciso di inserire il suo CV sul sito dell’Ordine degli Avvocati, dichiarando di essere esperta nel campo civilistico. Alcuni studi legali, dunque, l’avrebbero contattata al fine di cominciare una collaborazione.

Tuttavia, una volta ottenuto l’incarico, la donna, approfittando della grande fiducia che le veniva riconosciuta, non si faceva scrupoli e derubava gli avvocati. Avrebbe, infatti, sottratto valori e beni personali che i “colleghi” lasciavano in Studio.

Inoltre, più di una volta avrebbe utilizzato anche le loro carte di pagamento.

Tra le vittime della 56enne anche un avvocato anziano, effettuando bonifici a proprio favore, così come per il compagno per più di 15.000 euro. Per di più, avrebbe sottratto e utilizzato 8.900 euro dalla carta di credito dell’anziano.

Attualmente, la donna è sottoposta agli arresti domiciliari.


LEGGI ANCHE:

Nasce Effe Legal, società tra avvocati con forte connotazione tecnologica

Acquisti in Rete Pa: nuove modalità di autenticazione

Servicematica

Nel corso degli anni SM - Servicematica ha ottenuto le certificazioni ISO 9001:2015 e ISO 27001:2013.
Inoltre è anche Responsabile della protezione dei dati (RDP - DPO) secondo l'art. 37 del Regolamento (UE) 2016/679. SM - Servicematica offre la conservazione digitale con certificazione AGID (Agenzia per l'Italia Digitale).

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Agid
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto