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Nominati i componenti del direttivo della Scuola Superiore della Magistratura: ecco i nomi

Il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) ha approvato le nomine di sei magistrati e un professore che faranno parte del Direttivo della Scuola Superiore della Magistratura.

I magistrati scelti sono:

  • Gian Andrea Chiesi, consigliere di Corte di Cassazione
  • Roberto Giovanni Conti, consigliere di Corte di Cassazione
  • Fabio Di Vizio, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze
  • Loredana Nazzicone, consigliere di Corte di Cassazione
  • Roberto Peroni Ranchet, consigliere della Corte d’Appello di Milano
  • Vincenzo Sgubbi, consigliere di Corte di Cassazione

Tra i professori la scelta è caduta su Silvana Sciarra, ex presidente della Corte Costituzionale

I componenti del direttivo sono ora dodici: gli altri cinque erano stati nominati dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio a dicembre scorso.

Con queste nomine si completa la composizione del direttivo della Scuola Superiore della Magistratura, con il compito di presiedere alla formazione e all’aggiornamento professionale dei magistrati.

Rosa Colucci


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Praticanti avvocati: tra sfruttamento e fuga dalla professione

Dalle audizioni parlamentari alle pagine Facebook dedicate agli avvocati, emerge un quadro desolante per i praticanti avvocati in Italia. Da un lato, si sostiene che non apportino alcun valore professionale e che il loro compenso sia un ostacolo all’assunzione. Dall’altro, si denuncia lo sfruttamento a cui sono spesso sottoposti, relegati a mansioni di segreteria e privi di una formazione adeguata.

Un sistema obsoleto e frustrante

L’esame di abilitazione forense viene definito un “rito ordalico”, mentre il tirocinio non è riconosciuto come attività professionale. La tecnologia, inoltre, incombe come una minaccia, rendendo obsoleta la figura del praticante e del professionista con un unico committente.

Senza tutele e senza futuro

I praticanti, spesso, non ricevono alcun compenso per il loro lavoro, e si ritrovano a svolgere mansioni estranee alla professione forense. Il loro valore economico viene considerato nullo, e si arriva addirittura a sostenere che l’avvocato dovrebbe essere pagato per accoglierli in studio.

Le conseguenze: fuga dalla professione e carenza di nuovi avvocati

Non sorprende, dunque, che i giovani siano sempre più delusi e impoveriti, e che la fuga dalla professione sia un fenomeno in crescita. Di conseguenza, si registra una carenza di praticanti, con gravi ripercussioni sul futuro del sistema giudiziario italiano.

Serve un cambiamento radicale

È evidente che la situazione è insostenibile. Serve un cambiamento radicale che valorizzi il ruolo dei praticanti, offrendo loro tutele adeguate e una formazione di qualità. È necessario ripensare l’esame di abilitazione e il sistema di tirocinio, adeguandoli alle esigenze del mercato del lavoro e alle nuove tecnologie.

Solo investendo sui giovani e garantendo loro un futuro dignitoso si potrà assicurare la sopravvivenza della professione forense in Italia.

Cosa si può fare?

Ecco alcune proposte per migliorare la situazione:

  • Riconoscere il valore del tirocinio
  • Garantire un compenso ai praticanti
  • Migliorare la formazione
  • Rendere l’esame di abilitazione più accessibile
  • Promuovere la professione forense tra i giovani

Solo con un impegno comune da parte di istituzioni, avvocati e degli stessi praticanti si potrà dare vita a prospettive migliori per la professione forense italiana.

Rosa Colucci


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730 precompilato 2024: ecco cosa cambia

Nei prossimi mesi ci saranno alcune novità in materia fiscale. Non cambierà soltanto il calendario delle scadenze, ma cambieranno anche le modalità tecniche per compilare alcuni modelli di dichiarazioni, come nel caso del 730 precompilato.

Le modifiche sono indirizzate verso la semplificazione della dichiarazione, velocizzando e rendendo meno complicata la compilazione del modello da parte dei lavoratori dipendenti e dei contribuenti pensionati.

Chi compila il modello non dovrà inserire i codici specifici nelle caselle corrette: sui redditi relativi al 2023, in via sperimentale, il Fisco renderà disponibile un modello 730 semplificato, in cui sarà possibile trovare le informazioni che possiede l’Agenzia delle Entrate.

Dichiara Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate: «Il contribuente potrà verificare, ed eventualmente integrare, le informazioni di dettaglio proposte dall’Agenzia nell’applicativo web dedicato alla dichiarazione precompilata, con un percorso guidato, che non richiede l’individuazione dei campi del modello dichiarativo, e con un linguaggio semplificato».

«I dati così confermati o modificati», prosegue, «saranno riportati in maniera automatica nei campi corrispondenti della dichiarazione, senza la necessità per il contribuente di consultare le istruzioni per la compilazione della dichiarazione dei redditi, e, quindi, di conoscere le caselle da valorizzare o i codici da indicare nei singoli righi del modello dichiarativo».

I contribuenti, mediante un «sistema di appositi avvisi, sarà reso consapevole del fatto che sta confermando, ovvero modificando, le informazioni proposte dall’Agenzia, in quanto tale azione assume rilievo ai fini della compilazione della dichiarazione».

Se alcuni dati o non rientrano nella precompilata, per esempio «perché l’Agenzia non dispone di alcuni elementi necessari per il loro inserimento in dichiarazione», il contribuente verrà «informato dei motivi del mancato utilizzo e sarà assistito tramite un percorso guidato».

Utilizzare il modello 730 precompilato sarà una decisione volontaria. Specifica infatti Ruffini: «La nuova modalità di compilazione semplificata potrà essere scelta dal contribuente in alternativa a quella tradizionale, che resterà comunque disponibile».

Per consentire l’accesso alle informazioni, queste verranno «individuate con il provvedimento che disciplina l’accesso alla dichiarazione precompilata, che ogni anno viene emanato, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, prima dell’avvio della campagna dichiarativa».


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La Francia inserisce il diritto all’Aborto nella Costituzione

925 deputati e senatori francesi, riuniti nella reggia di Versailles, il 5 marzo 2024 hanno approvato l’inserimento in Costituzione del diritto all’aborto. Si tratta del primo Paese in assoluto che inserisce l’interruzione volontaria di gravidanza all’interno della Carta fondamentale.

Il Parlamento francese, con 780 voti favorevoli e 72 contrari, approva il disegno di legge che inserisce nella Costituzione il diritto all’aborto. Il Parlamento modifica l’art. 34 della Costituzione francese, al fine di garantire il diritto della donna all’interruzione volontaria di gravidanza.

La misura era stata promessa del presidente Emmanuel Macron in risposta alla revoca del diritto in alcuni stati americani.

La Francia, dunque, è il primo Paese in assoluto a compiere un passo del genere. Aurore Bergé, ministra per l’uguaglianza di genere, spera che tale misura ispiri anche gli altri Paesi Ue.


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Niente carcere in caso di grave depressione

Le persone affette da grave depressione non possono scontare il carcere, nemmeno nel caso in cui abbiano commesso reati gravi come un omicidio. Con sentenza n. 9432 del 5 marzo 2024, la Cassazione penale riconosce una patologia che impedisce di vivere una vita dignitosa.

Secondo la prima sezione, la malattia di cui soffre il detenuto deve essere tanto grave da provocare conseguenze dannose o mettere in pericolo la vita. In ogni caso, la depressione deve richiedere un trattamento sanitario che non può essere attuato in carcere, dovendo quindi bilanciare l’interesse del condannato di essere sottoposto a cure adeguate e l’esigenza di sicurezza da parte della collettività.

Ai fini del differimento della pena gli Ermellini rilevano tutto quelle patologie che fanno entrare in contrasto l’espiazione della pena con il senso di umanità di cui all’art. 27 Cost. Tali patologie, infatti, sono responsabili di situazioni esistenziali che tolgono la dignità, che deve essere rispettata anche in un contesto di restrizione carceraria.

La patologia psichica potrebbe essere causa di differimento della pena, sia nel caso in cui provochi infermità fisica che non può essere affrontata in carcere, sia nel caso in cui questa renda incompatibile l’espiazione della pena e il senso d’umanità a causa delle eccessive sofferenze.

La depressione è una patologia che, nelle sue forme più gravi, può diventare incompatibile con la detenzione carceraria, poiché questa potrebbe aggiungere sofferenza, violando il concetto di rispetto di dignità umana e non perseguendo il fine rieducativo della pena.


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Crisi del praticantato avvocati: troppi costi e precarietà, un futuro incerto

Dall’entusiasmo dell’Università al limbo del praticantato: sempre meno aspiranti avvocati in Toscana. L’edizione toscana de La Repubblica di oggi, 5 marzo, fotografa un trend preoccupante: negli ultimi dieci anni, il numero di praticanti avvocati è crollato. Erano 1.351 ai nastri di partenza nel 2013, meno di 400 nel 2023.

Perché questa disaffezione? Le ragioni sono chiare: precarietà, costi elevati e scarsa valorizzazione.

Un lavoro a rischio

Il praticantato spesso si traduce in retribuzioni basse, se non assenti, e in una sostanziale mancanza di tutele. Un terreno fertile per lo sfruttamento, con i giovani avvocati relegati al ruolo di “manovali” senza prospettive concrete.

Un percorso formativo costoso

Tra iscrizione all’albo, corsi di formazione e assicurazione, il praticantato rappresenta un investimento non indifferente. Un ostacolo non da poco per molti, soprattutto in un contesto di difficoltà economiche come quello attuale.

Senza riconoscimento

I praticanti avvocati si sentono spesso poco valorizzati, relegati a compiti marginali e privi di reali opportunità di crescita professionale. Una frustrazione che alimenta il disamore per la professione.

Come invertire la rotta?

Serve un impegno concreto per migliorare le condizioni di lavoro (retribuzioni dignitose, tutele adeguate e un percorso formativo strutturato), ridurre i costi (abbassare le tasse di iscrizione all’albo e prevedere borse di studio per i più meritevoli), valorizzare il ruolo del praticantato (esperienze formative di qualità e competenze spendibili nel mercato del lavoro).

Rosa Colucci


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Giustizia tributaria: la presidente del Cpgt traccia il nuovo corso per un’Italia più attrattiva e sensibile alle pari opportunità

La Giustizia tributaria italiana si avvia verso un nuovo corso, all’insegna dell’efficienza, dell’indipendenza e della parità di genere. È quanto emerge dal discorso pronunciato dalla presidente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, Carolina Lussana, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024.

Obiettivi ambiziosi. L’obiettivo principale è quello di migliorare l’immagine e l’efficienza del sistema tributario italiano agli occhi degli investitori internazionali, rendendolo più competitivo e trasparente. Un altro obiettivo fondamentale è quello di promuovere la parità di genere all’interno della magistratura tributaria, dove le donne rappresentano ancora una quota minoritaria (solo il 23%).

Dati significativi. La presidente Lussana ha fornito alcuni dati significativi sull’attività della Giustizia tributaria. Nel 2023, il 48,9% delle sentenze in primo grado è stato favorevole agli Uffici impositori, il 29% al contribuente, mentre il restante 22% ha previsto ipotesi di accoglimento parziale del ricorso. La Giustizia tributaria gestisce ogni anno cause per un valore complessivo di circa 40 miliardi di euro, pari a 2 punti percentuali del PIL.

Nuove disposizioni. Per raggiungere gli obiettivi prefissati, sono state adottate diverse nuove disposizioni. Tra queste, un concorso pubblico per il reclutamento di magistrati tributari professionali, un ingresso agevolato per i giudici tributari provenienti dal mondo delle professioni e il rafforzamento del Consiglio di Presidenza come organo di autogoverno.

Autonomia e indipendenza. La presidente Lussana ha inoltre sottolineato l’importanza di rafforzare l’indipendenza del magistrato tributario dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). A tal fine, è stata richiesta l’autonomia finanziaria del Consiglio di Presidenza e un ruolo autonomo nella gestione del personale.

Revisione della geografia giudiziaria. Infine, la presidente Lussana ha annunciato una revisione della geografia giudiziaria, ferma da venti anni. La revisione terrà conto dell’estensione del territorio, dei carichi di lavoro, degli indici di sopravvenienza, del numero degli abitanti e degli enti dedicati alla riscossione.

Rosa Colucci


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Cellulare al volante: sospensione della patente

Grazie al nuovo ddl di riforma del codice della strada, chi verrà beccato ad utilizzare il cellulare alla guida vedrà la propria patente sospesa. I neopatentati, invece, potranno guidare auto di media cilindrata, ma saranno off limits le supercar.

Novità anche per gli autovelox: nel caso di multe seriali prese sullo stesso tratto stradale nel giro di un’ora si dovrà pagare la sanzione massima aumentata di un terzo.

In autostrada potranno circolare i motorini con una cilindrata di 120, ma soltanto se li guida una persona maggiorenne.

Sospensione patente

In ogni caso, la modifica più discussa al codice stradale è quella della sospensione della patente per una settimana se si viene beccati a guidare con il telefono in mano. Questo se sulla patente ci sono almeno dieci punti; in caso contrario, la sospensione aumenta a 15 giorni.

La sospensione raddoppia nel caso in cui l’utilizzo del cellulare causa incidenti oppure manda fuori strada altri veicoli. Vengono ridotte le sanzioni, comunque, che saranno comprese tra 250 e 1.000 euro, nonostante in origine il ddl prevedesse sanzioni comprese tra 422 e 1.697 euro.

I recidivi dovranno pagare sanzioni comprese tra 350 e 1.400 euro. La maggiorazione, su tutte le multe, non potrà superare i tre quinti dell’importo presente sulla sanzione.

Neopatentati

I neopatentati, per i primi tre anni potranno mettersi alla guida di autoveicoli fino a 75 kW/t e autovetture fino a 105 kW/h, aumentando in tal modo gli attuali limiti (55 Kw/t e 70 kW/h). Resta la confisca del veicolo in caso di circolazione contromano che causa morti o lesioni gravi o gravissime.

Alcol e droghe

Pene più severe anche per coloro che si mettono alla guida dopo aver assunto alcol e/o sostante stupefacenti. I monopattini elettrici dovranno obbligatoriamente essere targati e assicurati, e ci sarà tolleranza zero per le persone che abbandonano per strada gli animali, che rischieranno 7 anni di carcere.

Verrà annotato sul documento se sono presenti condanne per guida con tasso di alcol nel sangue che supera 0.8 grammi per litro. Verranno apposti i codici europei per la limitazione dell’utilizzo del veicolo così come previsti dall’allegato I direttiva n.2006/126/Ce.

Tali codici indicano che il conducente non può bere prima di guidare, oppure può guidare veicoli integrati con alcolock, dispositivo che impedisce che la vettura parta se viene rilevata la presenza di tasso alcolemico nel fiato.

Modifiche anche all’art. 187 relativo all’assunzione di sostanze stupefacenti. Viene punita la condotta di mettersi alla guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti vietate, a prescindere dallo stato di alterazione psicofisica del conducente.


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In molte città italiane, nell’ultimo anno, si sono allungati molto i tempi per richiedere e rinnovare la CIE, la carta d’identità elettronica, documento che può essere utilizzato per viaggiare all’interno dell’UE. Così come il passaporto, anche per la CIE è diventato parecchio difficile prenotare un appuntamento: si devono attendere settimane, se non mesi.

La CIE sostituisce la carta d’identità cartacea, permettendo all’Italia di adeguarsi agli attuali sistemi internazionali di anticontraffazione e di sicurezza. All’interno della carta d’identità elettronica troviamo un microprocessore contenente vari dati, come le impronte digitali della persona.

Sono presenti, inoltre, anche informazioni riguardanti il consenso per la donazione o meno degli organi dopo la morte. Infatti, i funzionari del comune, durante l’appuntamento chiedono se la persona è favorevole alla donazione degli organi, per inserire la risposta nel documento.

A Roma, i tempi per il rilascio della CIE sono quelli più lunghi in assoluto. Per esempio, il Corriere di Roma ha constatato che il primo appuntamento disponibile per il rilascio del documento era il 10 febbraio 2025, ovvero un anno dopo la richiesta.

Nonostante il comune organizzi vari open day, trovare un appuntamento è comunque un’operazione complicata. Situazioni simili si sono verificate anche a Mestre, Caserta, Firenze, Parma, Treviso e altri piccoli comuni.

Sembra che questi tempi d’attesa molto lunghi siano stati causati principalmente da un sistema disorganizzato, sia negli uffici che nelle prenotazioni, che vengono fatte utilizzando un sistema realizzato dal ministero dell’Interno.

Per questo motivo molte altre città hanno deciso di utilizzare un altro metodo, ovvero prendere direttamente in carico la gestione delle prenotazioni con un portale interno. Si pensi per esempio a Napoli, che ha anche attivato un numero verde: il risultato è che il tempo d’attesa è passato da tre mesi a tre giorni.

Nel frattempo, se hai bisogno di accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione e di Privati accreditati, puoi contare su SPID!

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D’ora in avanti la Cassazione non punirà più penalmente le truffe per poche centinaia di euro: viene esclusa, infatti, la condanna per pochi “spiccioli”. La condotta verrà coperta soltanto con speciale tenuità del fatto.

Questo è quanto affermato dalla seconda sezione penale della Corte di Cassazione con sentenza 8979 del 1° marzo 2024, respingendo il ricorso della Procura di Brescia. La condanna non potrà più essere ripristinata nemmeno se il colpevole è entrato in azione più volte, come nel caso specifico, in cui è stato denunciato il furto di 150 euro da una PostePay.

Secondo il Collegio, il fatto particolarmente tenue dev’essere qualificato grazie a tre indici:

  1. La modalità della condotta;
  2. L’esiguità del danno;
  3. Il grado di colpevolezza.

Si tratta di un’analisi molto dettagliata, che non si limita alla semplice valutazione di quanto sottratto, andando ad esaminare il contesto dell’azione e del conseguente impatto.

Tale interpretazione della legge punta a riconoscere la distinzione tra i gravi reati penali e le azioni di minore gravità, concentrandosi sulle specifiche circostanze del caso. La particolare tenuità del fatto si può applicare soltanto ai crimini che vengono puniti con pena economica e/o detentiva che non supera i due anni di reclusione.

Secondo la Corte di Cassazione, non aver punito penalmente alcune truffe minori non proviene da una mancanza di conformità alla legge, ma dalla complessiva considerazione del disvalore del reato.


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