sciopero penalisti

Sciopero Avvocati Penalisti del 20 marzo 2024

La giunta dell’Ucpi, l’Unione delle Camere penali italiane, con delibera del 2 marzo 2024, ha disposto l’astensione dalle udienze penali e da qualsiasi attività all’interno del settore penale per il 20 marzo 2024.

Escluso dallo sciopero il circondario di Ischia, che vedrà un’astensione il giorno 18 marzo 2024, indetta dall’Associazione forense Isola d’Ischia.

Iscritti e Presidenti delle Camere Penali sono invitati a Roma per la partecipazione alla manifestazione nazionale, che avverrà il 20 marzo alle ore 14.00 in Piazza dei Santi Apostoli.

Tale iniziativa è stata indetta a fronte dell’emergenza carceraria attualmente in corso. Leggiamo nel testo della delibera dell’Ucpi: «Nonostante l’emergenza umanitaria in atto […] non si è ancora registrata una chiara e netta presa di posizione del Governo volta a rimediare all’ingravescente fenomeno del sovraffollamento carcerario».

L’appello è rivolto, dunque, al Governo e ai parlamentari, affinché si possa realizzare l’obiettivo di porre fine al fenomeno dei suicidi nelle carceri italiane.

Per leggere la delibera dell’Ucpi

clicca qui sopra.


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Prescrizione e colpevolezza: la Consulta chiarisce i diritti dell’indagato

La Corte Costituzionale (con sentenza n. 41/2023) ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 411, comma 1-bis, del codice di procedura penale, che non prevede l’obbligo per il pubblico ministero di avvisare l’indagato in caso di richiesta di archiviazione per prescrizione del reato.

Il caso

Un cittadino era venuto a conoscenza di un decreto di archiviazione per prescrizione che lo descriveva come colpevole, pur non avendo mai avuto la possibilità di difendersi. Il Tribunale di Lecce aveva sollevato la questione di illegittimità costituzionale, chiedendo di estendere all’archiviazione per prescrizione la disciplina prevista per l’archiviazione per tenuità del fatto, che prevede l’avviso all’indagato.

La decisione

La Corte ha ritenuto che il diritto di rinunciare alla prescrizione non debba necessariamente essere riconosciuto a chi sia ancora sottoposto a indagini preliminari, in quanto l’ipotesi di reato non è stata ancora fatta propria dal pubblico ministero.

Tuttavia: la Corte ha sottolineato che un provvedimento di archiviazione per prescrizione che presenta l’indagato come colpevole è illegittimo, in quanto viola il principio di presunzione di non colpevolezza e il diritto di difesa.

Cosa succede in questi casi?

  • L’indagato può comunque difendere la propria reputazione con strumenti come la denuncia per calunnia o diffamazione, o l’azione di risarcimento del danno.
  • Gli elementi raccolti dal pubblico ministero durante le indagini possono essere utilizzati in altri procedimenti, ma l’interessato avrà la possibilità di difendersi e presentare prove contrarie.
  • Provvedimenti di archiviazione che esprimono giudizi di colpevolezza possono esporre il magistrato a responsabilità civile e disciplinare.

La Corte conclude affermando che è necessario assicurare all’indagato la possibilità di un ricorso effettivo contro questi provvedimenti illegittimi.

Rosa Colucci


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Dossieraggio, Nordio pensa a una commissione d’inchiesta: dubbi da Crosetto e opposizione

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha aperto alla possibilità di istituire una commissione d’inchiesta sull’indagine di Perugia in materia di dossieraggio. La proposta ha acceso un acceso dibattito, con diverse reazioni sia in maggioranza che nell’opposizione.

Nordio: “Punto di non ritorno, serve una commissione parlamentare”

“Siamo arrivati a un punto di non ritorno, è necessaria una commissione d’inchiesta parlamentare”, ha dichiarato Nordio. L’obiettivo sarebbe quello di fare luce su un sistema di dossieraggio illegale che coinvolgerebbe politici, cittadini e istituzioni.

Crosetto: “Tempi lunghi, non depotenziare l’indagine in corso”

Il primo a esprimere dubbi è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, il cui esposto ha dato origine all’indagine. Pur concordando sulla necessità di fare chiarezza, Crosetto ha sottolineato che una commissione d’inchiesta potrebbe richiedere tempi lunghi e rischiare di depotenziare l’inchiesta della magistratura.

L’opposizione: “Precipitoso, prima la magistratura faccia il suo corso”

Critiche sono arrivate anche dall’opposizione. “Istituire una commissione d’inchiesta ora sarebbe precipitosa”, ha affermato Riccardo Magi di +Europa. “Meglio lasciare che la magistratura faccia il suo corso con la massima urgenza”.

Pd: “Clima di allarme e vittimismo, non serve complottismo”

Più dura la posizione del Partito Democratico. “La destra sta fomentando un clima di allarme e vittimismo”, ha accusato la capogruppo alla Camera Chiara Braga. “Il complottismo non aiuta a comprendere l’accaduto. Si vuole indebolire la Procura nazionale antimafia e comprimere la libertà di stampa”.

Azione: “Perché Nordio non manda gli ispettori nelle procure?”

Dubbi anche da Enrico Costa di Azione: “Perché Nordio non manda gli ispettori nelle procure dove ci sono state le fughe di notizie?”.

Forza Italia: “Andiamo avanti con Antimafia e magistratura”

Scetticismo anche da Forza Italia. “La commissione antimafia e la magistratura stanno già facendo un buon lavoro”, ha detto il capogruppo alla Camera Paolo Barelli. “L’attivazione di una commissione d’inchiesta ha tempi lunghi e se ne potrà valutare la necessità in seguito”.

La proposta di Nordio resta sul tavolo, ma il dibattito è acceso e la sua approvazione non è scontata.

Rosa Colucci


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La Pa sta facendo passi avanti nella digitalizzazione?

Negli ultimi anni, la necessità di rendere maggiormente efficiente il settore pubblico ha condotto a varie misure che puntano alla riorganizzazione della parte burocratica, così come della parte di digitalizzazione e semplificazione dei servizi pubblici.

La semplificazione e l‘efficienza non sono solo forme di espressione dei principi costituzionali di imparzialità e di buon funzionamento, ma sono anche strumenti utili allo sviluppo economico e all’attuazione dei diritti.

La qualità dell’attività amministrativa influenza la realizzazione delle infrastrutture, gli standard dei servizi pubblici, la competitività del sistema produttivo, il livello dei diritti della cittadinanza e la loro tutela.

Tuttavia, da circa una ventina d’anni si stanno inseguendo delle riforme che trattano sempre le stesse tematiche.

Si è diffusa la convinzione che la digitalizzazione delle procedure potrebbe velocizzarle, renderle trasparenti, tracciabili e maggiormente efficienti, semplificando di gran lunga i rapporti con imprese e cittadini.

Grazie alla missione del Pnrr Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura si punta a perfezionare e a finanziare gli strumenti che riducono tempi e costi burocratici, mettendo a disposizione di imprese e cittadini servizi digitali semplici e accessibili.

Un primo passo di questa sperimentazione risale al 1° gennaio 2024, all’interno del settore degli appalti pubblici. Nel nuovo Codice troviamo una sezione dedicata alla digitalizzazione dell’intero ciclo di vita dei contratti pubblici, così come alla realizzazione dell’e-procurement completando il passaggio al digitale dell’intero ciclo di vita degli appalti.

Il fascicolo virtuale dell’operatore economico, la piattaforma digitale nazionale dati, l’utilizzo di algoritmi nelle decisioni sono una parte degli strumenti che consentono a imprese e professionisti di evitare di fornire i loro dati per ogni singola procedura. Dunque, le banche dati potranno verificare il possesso dei requisiti mediante l’interoperabilità tra banche dati.

Sono soluzioni che possono essere estese a tutte le attività pubbliche, che dovranno realizzare i principi presenti nella legge 241/1990, principi che, per il momento, sono soltanto virtuali.


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Il tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano, al centro dell’inchiesta sul dossieraggio, ha fatto alcune importanti dichiarazioni. Durante un colloquio con Il Giornale, Striano dichiara di aver «fatto il mio lavoro con dignità e professionalità assoluta e con i miei metodi, non quelli dei burocrati».

Basandosi sulle ipotesi investigative riferite al Parlamento, Striano avrebbe sfruttato la banca dati contenente informazioni sensibili, per poter accedere a migliaia di informazioni riservate di centinaia di individui.

Tali notizie sarebbero state raccolte e catalogate all’interno di un diario privato.

Secondo il ministro della Difesa Crosetto, la commissione di inchiesta sui dossieraggi è «necessaria per ricostruire la credibilità delle istituzioni e per consentire al Parlamento di lavorare sugli strumenti legislativi con cui impedire altri abusi in futuro».

«Ma c’è tempo per ogni cosa», prosegue. «Ora che c’è l’indagine che sta portando avanti Cantone e l’idea di una commissione non deve depotenziarla, né fermare il lavoro già iniziato da Copasir e Antimafia».


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Con la circolare n. 41 del 5 marzo 2024, l’INPS fornisce le prime indicazioni operative per l’esonero dei contributi previdenziali previsto dalla Legge di Bilancio 2024 per le assunzioni di donne disoccupate vittime di violenza.

L’agevolazione

L’esonero riguarda i contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro privati, con esclusione dei premi e contributi INAIL, ed è pari al 100%, nel limite massimo di 8.000 euro annui (666,66 euro mensili).

I beneficiari

Possono beneficiare dell’esonero i datori di lavoro privati che assumono, nel triennio 2024-2026:

  • Donne disoccupate vittime di violenza;
  • Beneficiarie del Reddito di libertà.

Le condizioni

Per accedere all’esonero, le donne disoccupate vittime di violenza devono aver presentato denuncia o querela per i reati di cui all’articolo 612-bis del codice penale (maltrattamenti contro familiari e conviventi) o all’articolo 572 del codice penale (stalking).

Le modalità di fruizione

L’esonero è riconosciuto in via automatica dall’INPS, previa presentazione da parte del datore di lavoro di una dichiarazione telematica, tramite il servizio “Assunzioni online”, entro il termine di 30 giorni dalla data di assunzione.

La circolare INPS

La circolare n. 41 del 2024 fornisce inoltre indicazioni in merito a:

  • La documentazione da allegare alla dichiarazione telematica;
  • La cumulabilità dell’esonero con altri benefici;
  • I controlli da parte dell’INPS.

Un importante sostegno

L’esonero contributivo rappresenta un importante sostegno alle donne disoccupate vittime di violenza, favorendo il loro reinserimento lavorativo e l’autonomia economica.

Per saperne di più

Leggi la circolare INPS n. 41 del 2024: https://bit.ly/circolare-inps-41-2024

Rosa Colucci


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Modifiche agli articoli 240, 640 e 640-quater del codice penale in materia di truffa nelle vendite per via telematica: una proposta di legge avanzata da alcuni deputati di FdI composta di un solo articolo, per modificare il codice penale ed estendere la truffa anche al mondo online, affinché avvenga la confisca degli strumenti informatici dei truffatori. L’iniziativa è sostenuta anche da Consumerismo No Profit, l’associazione dei consumatori.

Nella truffa informatica si attua un’operazione ingannevole nei confronti degli utenti, affinché questi versino denaro, forniscano informazioni personali o dati bancari.

Ci sono varie modalità di raggiro, e le vittime, spesso vengono ingannate con siti fake, contenenti link altrettanto fake che portano gli utenti a rivelare le proprie informazioni.

Leggiamo nell’introduzione della proposta: «La presente proposta di legge prende spunto dal dato oggettivo della costante crescita delle truffe on line conseguente all’esponenziale aumento delle vendite di prodotti mediante utilizzo di siti internet e risponde all’esigenza di munire il diritto penale di adeguati strumenti repressivi: in particolare non vi è una specifica previsione normativa che contempli tale forma di truffa e non vi sono strumenti repressivi che possano costituire un ragionevole deterrente».

Si propone «la confisca obbligatoria» di tutti gli strumenti informatici che possiede l’autore della truffa, come smartphone, pc e tablet. È prevista anche un «aggravante specifica» per quelle truffe che avvengono con la vendita di prodotti mediante siti e piattaforme informatiche, poiché la mancanza di contatto diretto permette al potenziale truffatore di nascondere la sua identità. Il compratore, inoltre, non riesce ad effettuare un adeguato controllo preventivo.

Nella proposta di legge, queste tipologie di reati saranno perseguibili a querela di parte. Viene introdotta anche la «confisca anche per equivalente» del profitto del reato, che attualmente viene applicato soltanto per alcune tipologie di reati, escludendo però la truffa (art. 332-ter del codice penale).

«L’estensione di tale forma di confisca quantomeno alle truffe realizzate con le vendite online appare quanto mai opportuna atteso che la confisca diretta della somma che costituisce il guadagno realizzato mediante tali reati risulta quasi sempre impossibile, mentre la confisca per equivalente consente di aggredire qualunque bene di proprietà del reo che abbia un valore equivalente all’indebito profitto che ha realizzato. Da tenere presente, infine, che prevedere la confisca, anche quella per equivalente, significare consentire, anche nel corso delle indagini preliminare, il sequestro dei beni che possono esserne oggetto».

Il fenomeno «delle truffe online è in continua crescita e a confermarlo sono gli ultimi dati della Polizia postale che sottolineano come dal 2018, in cui si sono registrati 3.476 casi, al 2022 gli episodi di truffa attraverso la rete internet sono quasi raddoppiati, arrivando a 5.908. Nel corso degli anni, i truffatori on line si sono anche “evoluti” rendendosi capaci di sottrarre somme di denaro sempre più alte: si è passati da 5,5 milioni di euro sottratti nel 2018 a ben 36,5 milioni di euro nel 2022».


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Il Presidente del CNF Francesco Greco, durante il convegno “Il lungo percorso delle pari opportunità” tenutosi il 7 marzo presso la Biblioteca del Senato ha dichiarato: «La persistente disparità di genere nell’avvocatura evidenzia come, nonostante i molti progressi compiuti negli ultimi trent’anni, la parità per le avvocate sia ancora lontana. Rivolgo la mia gratitudine a coloro, come la giurista Rosanna Oliva de Conciliis, che hanno contribuito a superare le sfide, affrontando già negli anni Sessanta il tema paritario».

Prosegue: «Insieme a notai e commercialisti abbiamo avviato un confronto sui problemi comuni che interessano le nostre professioni, come la promozione della parità di genere, con l’obiettivo di affrontarli in maniera unitaria e coesa».

«Vorremmo trattare presto, con il Consiglio Superiore della Magistratura, il tema del legittimo impedimento del difensore, cercando soluzioni che limitino la discrezionalità del giudice. Una delle proposte che il Consiglio Nazionale Forense porterà avanti riguarda il sistema dell’alternanza di genere nelle nomine degli avvocati da parte dell’autorità giudiziaria».

Per Greco «è allarmante il grave divario economico che sussiste ancora tra avvocate e avvocati. Non possiamo ignorare il dato, secondo Cassa Forense e Censis, che in alcune regioni il reddito medio delle avvocate sia addirittura inferiore al limite previsto dalla legge per l’ammissione al beneficio del patrocinio a spese dello Stato».

Tale disparità economica «non è più tollerabile, la nostra proposta è chiara: il cambiamento è necessario. Solo attraverso un impegno comune possiamo superare queste sfide e costruire un futuro più equo».


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Secondo il Sole 24 Ore l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazione, l’AGCOM, sta preparando una nuova riforma del Codice delle Comunicazioni.

Entro il prossimo 24 marzo, in teoria, dovrebbero arrivare delle grosse novità, che daranno maggior potere ad AGCOM per quanto riguarda i call center molesti e potrà emanare multe per abuso o frode da 50.000 euro sino ad un milione di euro.

Le multe riguarderanno le pratiche commerciali scorrette che non osservano l’attuale normativa circa l’accesso ai numeri di telefono e ai blocchi.

Il Registro delle Opposizioni, infatti, si è dimostrato uno strumento totalmente inefficace, poiché i call center non hanno smesso di prendere di mira gli utenti, senza tener conto delle loro scelte.

Nel nuovo Codice, molto probabilmente ci saranno nuove regole che puntano all’accelerazione dello sviluppo e dell’installazione delle infrastrutture per il 5G.


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È stato risolto il caso dei “troppi punti esclamativi”: la vicenda riguarda il caso di un avvocato coinvolto in un procedimento disciplinare poiché aveva abusato della «punteggiatura con evidente enfasi».

Con sentenza n. 286/2023, la massima istituzione dell’avvocatura aveva stabilito che il difensore non doveva utilizzare espressioni sconvenienti o offensive nei confronti dei propri colleghi, di magistrati, controparti e terzi, così come stabilito dall’art. 52 cdf. Tuttavia, tale intento denigratorio non può essere dedotto dall’enfasi messa nella punteggiatura.

Tutto ha avuto inizio nel momento in cui un avvocato si è sentito offeso a causa di una frase presente all’interno della comparsa di costituzione e risposta in un giudizio nel Tribunale di Bolzano:

«Non può essere taciuto al Tribunale che la controparte era stata da due avvocati (uno quali verosimilmente aveva riconosciuto l’infondatezza della pretesa) prima di trovare un collega che ha instaurato un’azione da 3.000.0000 di euro (!!!)».

A seguito del dibattimento, il Consiglio distrettuale di disciplina ha ritenuto che un’espressione del genere valutasse negativamente l’operato del collega, contestando dunque la violazione dell’art. 42 del Codice deontologico forense, che vieta espressamente apprezzamenti denigratori verso colleghi.

L’imputato ha impugnato la decisione, esponendo tre motivi di ricorso. Per prima cosa, è stata contestata l’interpretazione soggettiva che è stata attribuita alla frase, poiché il suo intento era informare il giudice che la controparte, prima di conferire l’incarico al difensore, si era rivolta a due avvocati.

Inoltre, ha contestato l’applicazione dell’art. 42 cdf e la mancanza di una prova decisiva.

Il CNF ha infine accolto il ricorso: la frase incriminata, infatti, non conteneva alcun apprezzamento negativo. Per il Consiglio l’avvocato non ha manifestato intenzioni di denigrazione dell’operato del collega: aveva solo evidenziato con molta enfasi la temerarietà della causa.


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Servicematica

Nel corso degli anni SM - Servicematica ha ottenuto le certificazioni ISO 9001:2015 e ISO 27001:2013.
Inoltre è anche Responsabile della protezione dei dati (RDP - DPO) secondo l'art. 37 del Regolamento (UE) 2016/679. SM - Servicematica offre la conservazione digitale con certificazione AGID (Agenzia per l'Italia Digitale).

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