2 Maggio 2023

Approvato il Decreto Lavoro: ecco cosa cambierà

Lunedì 1° maggio 2023 si è tenuto un Consiglio dei ministri per approvare un DL riguardante misure collegate al mondo del lavoro, come, per esempio, la riduzione del cuneo fiscale, la definitiva sostituzione del reddito di cittadinanza e l’ampliamento delle possibilità di proroga dei contratti a tempo determinato.

Sono stati illustrati, con un comunicato stampa, i punti fondamentali del DL, già anticipati nei giorni scorsi da varie bozze divulgate alla stampa, grazie alle quali si è sviluppata una discussione molto accesa tra sindacati e governo, vista anche la decisione di approvare il DL proprio nel giorno della festa dei lavoratori.

Domenica sera i rappresentanti del governo hanno incontrato i leader di Cgil, Cisl e Uil, per spiegare le novità contenute nel decreto. Ma le cose non sembrano essere andate proprio benissimo. Per esempio, il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha detto che l’approvazione del DL nel giorno della festa dei lavoratori è stato «un atto di arroganza offensivo».

Taglio del cuneo fiscale

Nel DL, il principale intervento riguarda l’abbassamento del cuneo fiscale per i redditi sino a 35mila euro all’anno. Il decreto incide sul cuneo fiscale con una misura temporanea, che parte dal prossimo luglio e arriva a dicembre.

Per i redditi annui di 25mila euro, il taglio corrisponderà al 4%, aggiungendosi a quello del 3% entrato in vigore dal 2022, corrispondente a 96 euro mensili in più a fine mese. Fino a 35mila euro annui, invece, il taglio corrisponderà sempre al 4%, aggiungendosi a quello precedente del 2%, con una media di 99 euro mensili in più.

In totale, la misura costa 4,1 miliardi di euro. Landini commenta il taglio dicendo che risponde ad una richiesta avanzata dai sindacati, criticando anche le modalità di attuazione in quanto «si tratta di una misura temporanea, non strutturale».

Vengono ampiamente contestate, invece, le altre due principali misure, ovvero la decisione di cancellare il reddito di cittadinanza e la “liberalizzazione” dei contratti a tempo determinato. Per questo, Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di manifestare il 6, il 13 e il 20 maggio a Bologna, Milano e Napoli.

Addio al reddito di cittadinanza

Il decreto va a sostituire il reddito di cittadinanza, che dal prossimo 2024 corrisponderà ad un “Assegno di inclusione”, che si rivolge soltanto ai nuclei familiari con persone che hanno più di 60 anni, persone con disabilità o minori.

Per conoscere i dettagli dobbiamo aspettare la pubblicazione in GU, ma basandoci sulle bozze che sono circolate, l’assegno ammonterà al massimo a 500 euro mensili, ai quali possiamo aggiungere un contributo sino a 280 euro se il nucleo familiare risulta essere in affitto.

Verrà erogato per 18 mesi, ai quali seguirà un mese di interruzione e successivamente un rinnovo di 12 mesi. Se nel nucleo familiare è presente una persona “occupabile”, questa dovrà cominciare un percorso di ricerca di lavoro mediante un centro per l’impiego. Rifiutare un’offerta di lavoro che prevede un contratto di un mese comporta la perdita dell’assegno, a meno che non ci siano particolari condizioni, come l’eccessiva distanza dell’impiego dalla propria abitazione.

Il DL incide sui contratti a tempo determinato, cambiando quanto deciso del decreto-dignità del 2018, approvato da M5S e Lega. Tale DL riduceva le possibilità di proroga di questa tipologia di contratti dopo i primi 12 mesi.

Il governo Meloni ha deciso di introdurre nuove causali, aumentando la possibilità di proroga da 12 a 24 mesi. Ciò avverrà «nei casi previsti dai contratti collettivi; per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva, individuate dalle parti, in caso di mancato esercizio da parte della contrattazione collettiva, e in ogni caso entro il termine del 31 dicembre 2021; o per sostituire altri lavoratori».

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