La protesta del personale amministrativo del Tribunale e della Procura di Bergamo prosegue senza sosta. Oggi, martedì 9 luglio, dalle 10 alle 12, è stato indetto uno sciopero di due ore con un presidio davanti al Tribunale di Bergamo. Questa azione è la risposta all’assenza di risposte da parte delle autorità riguardo alle problematiche che hanno portato i dipendenti a uno stato di agitazione iniziato ormai il 30 gennaio 2024.
Nonostante il presidio effettuato in Prefettura oltre due mesi fa, non sono state fornite informazioni sul dubbio di illegittimità dell’accordo sull’orario di lavoro, modificato unilateralmente dal Dirigente Amministrativo. L’accordo, siglato nel 2017 dopo una lunga trattativa, prevedeva misure innovative e flessibili, come l’autorizzazione di 9 ore mensili di eccedenza oraria utilizzabili entro il mese successivo. Tuttavia, la Dirigenza ha ridotto questa possibilità a quattro ore, con un limite giornaliero di 29 minuti.
La situazione si è ulteriormente aggravata durante un incontro in Prefettura il 22 marzo 2024, dove le RSU e le Organizzazioni Sindacali hanno ottenuto la partecipazione di un rappresentante del Ministero. Tuttavia, le risposte fornite sono state insoddisfacenti, con un atteggiamento dilatorio che ha portato alla richiesta di un interpello da Roma per avere una risposta definitiva sulla legittimità dell’accordo. Ad oggi, nessuna risposta è ancora arrivata. Le organizzazioni sindacali, dimostrando grande senso di responsabilità, hanno richiesto la sospensione della modifica unilaterale dell’accordo in attesa della risposta dell’interpello, ma la risposta è stata negativa e il Dirigente del Tribunale ha mostrato totale chiusura.
Alla luce di questa situazione di stallo, nell’assemblea del 29 maggio 2024, la RSU e le Organizzazioni Sindacali, su mandato della maggioranza del personale, hanno deciso di indire lo sciopero di due ore con presidio. Oltre alla questione dell’accordo sull’orario di lavoro, vengono sollevati anche altri problemi che affliggono tutti gli uffici giudiziari italiani:
- Stipendi non adeguati al caro vita;
- Salario accessorio poco remunerato e pagato anche a distanza di anni;
- Buoni pasto fermi da vent’anni e non accettati dagli esercizi commerciali;
- Problemi di sicurezza e agibilità negli uffici;
- Riqualificazioni mai ottenute;
- Mancata formazione del personale rispetto alle continue riforme;
- Lavoro elettorale retribuito dopo anni;
- Udienze che si protraggono oltre l’orario di lavoro;
- Fondo Unico di Amministrazione (FUA) irrisorio rispetto ad altre amministrazioni;
- Procedura sulle Performance del personale considerata inutile e farsesca.
Se nemmeno con questa azione ci sarà un passo indietro da parte dell’amministrazione, almeno ripristinando l’accordo sull’orario di lavoro, la protesta continuerà con ulteriori manifestazioni.
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