I Ministri delle Finanze dei sette paesi più industrializzati hanno dichiarato l’intenzione di fissare un’aliquota minima globale da applicare alla tassazione delle multinazionali.
La misura dovrebbe colpire tutte quelle grandi aziende che approfittano di regimi fiscali agevolati, prime fra tutte le “Big Tech” come Google o Facebook.
COSA PREVEDE L’ACCORDO SULL’ALIQUOTA MINIMA GLOBALE
Sono due i punti fondamentali previsti:
• un’aliquota minima globale di almeno il 15%, che ricade su tutte le multinazionali, applicata Paese per Paese;
• le imprese più grandi, con margini di profitto superiori al 10%, pagheranno le tasse in ogni Paesi in cui operano e non solo dove hanno la sede.
I ricavi eccedenti il 10% vengono tassati almeno al 20% nei Paesi in cui le multinazionali operano.
L’obiettivo dell’accordo è limitare l’elusione delle regole fiscali ma anche la concorrenza tra gli stati con fiscalità diverse.
Per puntare davvero un’effettività globale, la proposta verrà sottoposto anche ai membri del G20 in programma a luglio e aggiustata. La sua attuazione richiederà comunque qualche anno.
I COMMENTI
Il Ministro del Tesoro USA, Janet Yellen, descrive questo accordo come “un impegno senza precedenti, che metterà fine alla corsa al ribasso nella tassazione aziendale, assicurando equità per i lavoratori negli Stati Uniti e in tutto il mondo.”
Anche Mario Draghi è soddisfatto, considerandolo “un passo storico verso una maggior equità e giustizia sociale per i cittadini”.
Anche i portavoce di Facebook e Google hanno accolto con favore l’accordo sull’aliquota minima globale.
I DUBBI
La proposta iniziale di un’aliquota minima globale prevedeva una tassazione al 21%, abbassata poi al 15% per andare incontro a quei paesi UE che devono parte della loro ricchezza alla concessione di regimi fiscali agevolati alle multinazionali (Cipro, Irlanda, Lussemburgo e Olanda).
Gabriel Zucman, direttore dell’EUTO, l’Osservatorio Fiscale Europeo, definisce l’accordo inadeguato.
Il primo rapporto dell’Osservatorio mostra infatti a quanto ammonteranno le perdite dei Paesi UE se l’aliquota minima globale rimanesse al 15% invece che essere portata al 25% come proposto anche dall’Icrict, la Commissione Indipendente per la Riforma della Tassazione Aziendale Internazionale.
A grandi linee si parla di 120 miliardi di euro.
Con un’aliquota minima al 25% i ricavi dell’Unione europea salirebbero di quasi 170 miliardi; con l’aliquota al 15% di soli 50 miliardi. In particolare, l’Italia passerebbe da 11,1 miliardi a 2,7.
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