ADU Italia – Associazione Italiana Difensori d’Ufficio – ha inviato al Governo e ai gruppi parlamentari del Senato un articolato documento con cui chiede la soppressione dell’art. 129, comma 10, del DDL 1689 (Bilancio di previsione dello Stato 2026–2028) e il ritiro dell’emendamento governativo n. 129.1000.
Secondo l’Associazione, la norma – presentata come strumento di razionalizzazione della spesa pubblica e di incremento del gettito fiscale – produrrebbe in realtà un unico effetto concreto: ritardare ulteriormente i pagamenti della Pubblica Amministrazione nei confronti dei liberi professionisti, aggravando una situazione già segnata da ritardi cronici, burocrazia farraginosa e liquidazioni che arrivano anche a distanza di anni dalla conclusione dell’incarico.
Il provvedimento, evidenzia ADU Italia, introduce un principio discriminatorio nei confronti dei professionisti che lavorano per la P.A., imponendo il pagamento dei compensi alla preventiva dimostrazione della regolarità fiscale e contributiva senza alcuna soglia minima di debito, senza riferimenti a cartelle esattoriali notificate e senza chiarire quali documenti debbano essere prodotti. Una vera e propria “probatio diabolica” che scarica sul professionista oneri che oggi gravano sull’amministrazione.
Particolarmente gravi, secondo l’Associazione, sarebbero gli effetti qualora la norma venisse estesa ai difensori d’ufficio e agli avvocati iscritti negli elenchi del patrocinio a spese dello Stato. In questi casi, l’ulteriore incertezza sui tempi e sulle modalità di pagamento rischierebbe di disincentivare l’assunzione degli incarichi, allontanando sempre più i professionisti dalla tutela legale dei soggetti più fragili.
«Il risultato immediato – denuncia ADU Italia – sarà solo quello di ritardare la spesa per la Pubblica Amministrazione, mentre l’effetto mediato sarà devastante: meno avvocati disponibili a difendere chi non può permettersi un legale». Un processo che, secondo l’Associazione, porterebbe alla progressiva cancellazione di numerosi professionisti dalle liste dei difensori d’ufficio e del patrocinio a spese dello Stato, con il rischio di un vero e proprio collasso del sistema giustizia.
Per queste ragioni ADU Italia chiede con forza il ritiro dell’emendamento governativo e la soppressione della norma contestata, ritenuta incompatibile con i principi costituzionali di uguaglianza e di effettività del diritto di difesa sanciti dagli articoli 3 e 24 della Costituzione.
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