Mentre l’Europa muove i primi passi verso la piena applicazione dell’AI Act e i giuristi si interrogano su come rispettare il nuovo obbligo di alfabetizzazione digitale previsto dall’articolo 4, da Singapore arriva un documento che potrebbe indicare la rotta. Il Ministero della Giustizia ha infatti diffuso, sottoponendola a consultazione pubblica, una guida operativa dedicata all’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa nel settore legale.
Non si tratta di una norma o di un regolamento tecnico, ma di un insieme di raccomandazioni pratiche, sviluppate in coerenza con la strategia nazionale per l’AI. L’obiettivo: responsabilizzare avvocati e studi legali, promuovendo un uso sicuro, etico e consapevole degli strumenti digitali.
La guida si articola attorno a tre principi cardine: rispetto dell’etica professionale, protezione della confidenzialità e trasparenza. I legali, sottolinea il testo, restano pienamente responsabili di quanto prodotto con l’ausilio dell’AI: i sistemi generativi possono accelerare ricerche e redazioni, ma non sostituire il giudizio umano. Da qui la raccomandazione del “lawyer-in-the-loop”: ogni output deve essere rivisto, verificato e validato dal professionista.
Ampio spazio è dedicato anche al tema dei dati sensibili. La guida distingue tra software gratuiti, piattaforme enterprise e soluzioni sviluppate internamente, indicando per ciascuno standard di sicurezza, cautele sull’anonimizzazione dei dati e divieto di training dei modelli con input professionali.
Il terzo pilastro è la trasparenza: i clienti devono essere informati in modo chiaro sull’eventuale utilizzo dell’AI, con lettere di incarico o informative dedicate. Se l’impiego di questi strumenti incide su tempi, costi o modalità di gestione del mandato, il cliente deve poterlo conoscere e, se lo ritiene, rifiutare. Allo stesso modo, nei rapporti con i giudici, i professionisti sono invitati a dichiarare se un documento depositato è stato prodotto con il supporto dell’AI e ad attestare di averne verificato la correttezza.
Accanto ai principi, la guida propone un percorso in cinque fasi per l’adozione dell’AI generativa: dall’elaborazione di policy interne alla valutazione dei bisogni, dalla scelta dei tool all’implementazione, fino al monitoraggio costante. Una roadmap che traduce in prassi operative la trasformazione in corso, dimostrando che l’innovazione può essere governata senza snaturare la funzione sociale della professione legale.
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