Il contenzioso in materia di lavoro e previdenza continua a crescere, trainato soprattutto dal pubblico impiego. Nel 2024 i tribunali italiani hanno registrato 77.941 cause avviate da dipendenti della Pubblica amministrazione, contro le meno di 20mila del 2019: un incremento di oltre il 290% in cinque anni.
Il dato emerge dal sesto rapporto annuale del Ministero della Giustizia, confermato anche dal monitoraggio dei principali tribunali nei primi mesi del 2025. Complessivamente, i procedimenti di lavoro e previdenza iscritti nel 2024 sono stati 314.288, con un aumento dell’11,7% rispetto al 2023 e del 3,2% oltre i livelli pre-Covid.
La scuola, epicentro della conflittualità
La parte più consistente delle liti arriva dal mondo scolastico. Negli ultimi anni il contenzioso si è trasformato: dalle cause individuali per titoli e graduatorie si è passati a ricorsi seriali su quattro questioni principali:
- Carta del docente anche per i precari;
- indennità per ferie non godute ai docenti con contratto a termine;
- ricostruzione di carriera senza il “vuoto” del 2013, anno del blocco degli stipendi;
- riconoscimento del servizio prestato nelle scuole paritarie.
La Corte di giustizia dell’UE ha recentemente confermato la legittimità della normativa italiana che distingue tra esperienza maturata in scuole statali e paritarie, ridimensionando così parte del contenzioso. La Cassazione, invece, ha riconosciuto il diritto alla Carta del docente anche ai precari e, con le sentenze 14268/2022 e 16715/2024, ha stabilito che i docenti a termine hanno diritto alla monetizzazione delle ferie non fruite se il datore di lavoro non ha garantito condizioni adeguate per usufruirne.
Sanità ed enti locali: altri fronti caldi
Secondo l’avvocata Aurora Notarianni, responsabile dell’ufficio di direzione dell’Agi (Associazione giuslavoristi italiani), l’ondata di cause non riguarda solo la scuola. Nella sanità pesano i ricorsi legati all’uso massiccio di straordinari in un contesto di grave carenza di personale. Negli enti locali, invece, dopo le stabilizzazioni avviate con la legge Madia, molti lavoratori socialmente utili chiedono il passaggio dal part-time al tempo pieno. A ciò si aggiungono le liti nelle società partecipate, che gestiscono servizi cruciali come trasporti e assistenza sociale.
Il peso sul lavoro dei tribunali
Il contenzioso del lavoro rappresenta una fetta significativa dell’attività giudiziaria civile. Nel 2024 i procedimenti di lavoro e previdenza hanno costituito il 14% delle nuove cause civili. Se si includono gli accertamenti tecnici preventivi per il riconoscimento delle invalidità previdenziali e assistenziali, la percentuale sale al 23%, con 206.682 nuovi procedimenti in un anno.
Un fenomeno strutturale
Il boom di cause, soprattutto nel settore pubblico, segnala una criticità strutturale. La conflittualità non è più episodica, ma sistematica, alimentata da politiche di reclutamento fragili, blocchi salariali e carenze di organico. Se non si interverrà con riforme e soluzioni strutturali, il rischio è che i tribunali restino congestionati e che la giustizia del lavoro diventi sempre più lenta e complessa.
Torino, boom di ricorsi sul lavoro: il Tribunale riunisce le cause seriali dei precari
Nella sezione lavoro il 97% delle liti riguarda docenti contro il Ministero. Stop alla frammentazione dei ricorsi e apertura ai decreti ingiuntivi anche senza busta paga allegata.
Torino – Il Tribunale del lavoro di Torino si trova a gestire un contenzioso in costante crescita, dominato quasi interamente dal pubblico impiego. Secondo la presidente della sezione, Daniela Paliaga, il 97% delle cause è promosso da insegnanti precari contro il Ministero dell’Istruzione, con rivendicazioni sempre più variegate: dal riconoscimento di benefici economici alle ferie non godute, fino ai diritti legati alla carriera.
La moltiplicazione dei ricorsi
A complicare ulteriormente il quadro è stata la prassi di presentare un ricorso distinto per ciascuna pretesa, anche se proveniente dallo stesso lavoratore. Il risultato? Un’esplosione di fascicoli e un aggravio di lavoro per giudici, avvocati e cancellerie.
Per affrontare il fenomeno, la sezione ha avviato un monitoraggio mirato: le cause riconducibili allo stesso ricorrente vengono ora riunite e affidate a un unico magistrato. Inoltre, nel liquidare le spese processuali, il tribunale tiene conto del frazionamento iniziale, scoraggiando così la proliferazione di ricorsi seriali.
I primi risultati sembrano incoraggianti: stanno arrivando ricorsi che, come già avviene in altri settori, accorpano tutte le domande del lavoratore in un unico procedimento. Una prassi che potrebbe diventare la regola, rendendo più snella la gestione dei processi.
La questione dei decreti ingiuntivi
Un altro fronte caldo è quello delle richieste di somme non corrisposte dai datori di lavoro. Nel 2024, a Torino, i decreti ingiuntivi sono aumentati sensibilmente. «Si tratta per lo più – spiega Paliaga – di retribuzioni non pagate, pur a fronte dell’emissione della busta paga».
Il Tribunale ha adottato un approccio più flessibile: oggi può pronunciare un decreto ingiuntivo anche in assenza della singola busta paga contestata, purché quelle precedenti e successive contengano tutti gli elementi utili a ricostruire la posizione del lavoratore. Resta ovviamente salva la possibilità per il datore di lavoro di proporre opposizione.
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