CERNOBBIO – Alla platea del Forum Ambrosetti, Carlo Nordio non ha risparmiato parole forti. Il Guardasigilli ha ricordato la vicenda di Enzo Tortora – arrestato nel 1983 sulla base di accuse infondate, costretto a 271 giorni di carcerazione preventiva e assolto solo quattro anni dopo – come simbolo degli errori giudiziari che non devono più ripetersi. «Un magistrato che manda in carcere un innocente non deve pagare con il portafoglio, ma con la carriera: deve cambiare mestiere», ha scandito il ministro, proponendo di utilizzare la nuova serie tv dedicata a Tortora come strumento di formazione obbligatoria per i futuri giudici.
Nordio ha ribadito che la carcerazione preventiva «è sempre un fardello di dolore per chi la subisce» e va evitata ogni volta che esistono alternative. Un principio che – sostiene – avrebbe impedito anche le contestate misure cautelari di Milano, con arresti annullati poche ore dopo dal tribunale della Libertà.
Sul fronte delle riforme, il ministro ha rilanciato la “madre di tutte le battaglie”: la separazione delle carriere. La revisione costituzionale, attesa per l’autunno in seconda lettura alla Camera e poi al Senato, sarà sottoposta a referendum confermativo nella primavera 2026. «Sarà un cambiamento radicale – ha detto – perché smantellerà il potere delle correnti, restituendo credibilità alla giustizia disciplinare».
Il progetto prevede il sorteggio per l’elezione dei membri dei due Csm e dell’Alta Corte disciplinare, con l’obiettivo di eliminare quello che Nordio definisce «un sistema domestico, dove i magistrati giudicano i magistrati». L’Anm e buona parte delle toghe restano contrarie, paventando un attacco all’indipendenza della magistratura e una possibile saldatura con l’opposizione politica. «Sarebbe un disastro – ha replicato il ministro – se i magistrati trasformassero la consultazione in una campagna contro il governo».
Nordio ha anche rivendicato i primi risultati del Pnrr applicati alla giustizia: «Abbiamo ridotto del 27,7% i tempi delle cause civili grazie all’impiego delle risorse disponibili», ha sottolineato. E ha respinto le accuse di incoerenza da parte delle opposizioni: «Ci hanno criticato per leggi troppo dure, dalle norme sui rave a quelle sui reati sessuali. Ma non possono accusarci di immobilismo».
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