5 Settembre 2025 - PRIVACY E INTELLIGENCE | La sentenza

Dati personali, il Tribunale Ue dà il via libera ai trasferimenti verso gli Stati Uniti

Respinto il ricorso di un cittadino francese: la nuova Corte americana di revisione è considerata indipendente. Nessuna “terza crisi dei dati” dopo i casi Schrems

Non ci sarà un nuovo stop ai flussi di dati personali tra le due sponde dell’Atlantico. Con la sentenza nella causa T-553/23 Latombe/Commissione, il Tribunale dell’Unione europea ha respinto ieri il ricorso presentato da un cittadino francese contro il quadro normativo che regola i trasferimenti di informazioni dall’Unione europea agli Stati Uniti.

Si temeva una terza bocciatura nel giro di dieci anni, dopo i celebri precedenti noti come “Schrems I” e “Schrems II”, che avevano annullato i sistemi Safe Harbor e Privacy Shield. Questa volta, invece, i giudici di Lussemburgo hanno riconosciuto validità alle garanzie introdotte da Washington con l’ordine esecutivo 14086 dell’ottobre 2022 e con la creazione della Data Protection Review Court (Dprc).

Le contestazioni del ricorrente

Il ricorrente, il francese Latombe, aveva sostenuto che la nuova Corte americana fosse priva dei necessari requisiti di imparzialità, essendo istituita sotto l’egida del procuratore generale degli Stati Uniti e dunque dipendente dal potere esecutivo. Inoltre, aveva contestato la prassi delle agenzie di intelligence statunitensi, accusate di raccogliere in maniera massiva e indiscriminata i dati personali in transito dall’Unione europea.

Le motivazioni del Tribunale

Secondo il Tribunale Ue, tali obiezioni non reggono. La nomina e le condizioni di revoca dei giudici della Dprc garantiscono sufficiente indipendenza, e le agenzie di intelligence non hanno alcun potere di interferire nelle decisioni della Corte. Quanto alla raccolta “in blocco” di dati, i giudici europei hanno sottolineato che la giurisprudenza precedente non richiede necessariamente un’autorizzazione preventiva da parte di un’autorità indipendente. È sufficiente che le decisioni possano essere sottoposte a un controllo giurisdizionale successivo.

Un equilibrio delicato

La sentenza conferma dunque la validità del nuovo assetto normativo e scongiura una nuova crisi nei rapporti transatlantici sulla protezione dei dati. L’Unione europea ribadisce così la necessità che i cittadini godano di un livello di tutela almeno equivalente a quello garantito all’interno dei confini comunitari, ma allo stesso tempo riconosce che le misure americane introdotte dopo il 2022 rappresentano un passo avanti sostanziale.


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