L’Italia si appresta a lanciare un nuovo capitolo della propria avventura nello Spazio. Dopo l’entrata in vigore, lo scorso giugno, della legge quadro sul settore, l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) è pronta a pubblicare – tra settembre e ottobre – un bando per lo studio di fattibilità di una costellazione nazionale di satelliti per le telecomunicazioni sicure. Un progetto che, se confermato, potrebbe segnare una svolta industriale e strategica per il nostro Paese.
«Abbiamo completato una prima analisi tecnica e il Comitato interministeriale ci ha affidato il compito di coordinare le amministrazioni e i principali attori industriali», spiega Teodoro Valente, presidente dell’ASI. «Il bando riguarderà uno studio di architettura industriale (fase A) della durata di sei mesi, al termine del quale passeremo alle decisioni sul programma».
Una filiera tutta italiana
La condizione posta dall’Agenzia è chiara: coinvolgere l’intera filiera nazionale, dalle grandi aziende – Leonardo, Thales Alenia Space Italia, Telespazio, Sitael – fino alle PMI e ai centri di ricerca. L’obiettivo è rafforzare un comparto che, ricorda Giorgio Marsiaj, delegato di Confindustria per l’Aerospazio, «ha davanti grandi opportunità legate alla difesa, alla sicurezza e alla Space Economy, ma deve fare massa critica per restare competitivo».
Confindustria ha istituito un gruppo tecnico ad hoc, mentre diverse infrastrutture – come le nuove Space Factory – sono già in fase di completamento e pronte a essere integrate nei progetti.
Il passaggio europeo
Il percorso italiano si intreccia con le scelte a livello continentale. A fine novembre, al Consiglio ministeriale di Brema, l’Europa definirà il budget spaziale per il prossimo triennio. L’Italia, terzo contributore dell’ESA dopo Germania e Francia (con un impegno di circa 3,1 miliardi nel 2022), dovrà ribadire il proprio peso politico e industriale.
«Stiamo lavorando per confermare l’alto livello di ambizione dell’Italia», sottolinea Valente. «Entro metà novembre completeremo il processo preparatorio e presenteremo i nostri obiettivi».
Una tradizione consolidata
L’Italia non parte da zero. Dal lanciatore Vega alle missioni lunari ed extraplanetarie, fino ai programmi di osservazione della Terra, telecomunicazioni e Space Safety, la nostra industria è presente in tutti i principali segmenti. Il contributo ai programmi ESA, come Moonlight per le comunicazioni lunari o i progetti per la propulsione green finanziati dal PNRR, testimoniano un protagonismo riconosciuto anche a livello internazionale.
La sfida della Space Economy
Il fondo da 35 milioni previsto dalla legge quadro, in attesa dei decreti attuativi, rappresenta un primo passo, ma le prospettive sono ben più ampie. Una costellazione satellitare nazionale garantirebbe indipendenza tecnologica, sicurezza delle comunicazioni e nuove opportunità di mercato per l’industria italiana.
«Lo Spazio – conclude Marsiaj – è uno dei settori più promettenti per crescita e innovazione. Ma dobbiamo muoverci ora per non restare indietro: la competizione è globale e velocissima».
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