Bari – La recente edizione di Job&Orienta, la fiera del lavoro che si è svolta a Bari dal 14 al 16 maggio, è finita al centro di un acceso scontro politico. L’evento, promosso dalla Regione Puglia, ha sollevato un’ondata di polemiche a causa dei costi esorbitanti e della modalità di affidamento dei servizi, avvenuta tramite una procedura negoziata anziché una gara d’appalto pubblica.
Le cifre, rese pubbliche solo in questi giorni, lasciano poco spazio a interpretazioni: la Regione ha speso 652mila euro in soli tre giorni. Un costo che il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Pagliaro, definisce senza mezzi termini “uno spreco colossale che grida vendetta”.
Le voci di spesa sotto la lente d’ingrandimento
L’analisi dettagliata dei costi, fornita da Pagliaro, mette in luce una serie di spese che hanno destato sconcerto. Tra le più clamorose, si registrano:
- 10mila euro per “due desk e due sgabelli di benvenuto”.
- 90mila euro per la cartellonistica interna al quartiere fieristico.
- 45mila euro destinati alla produzione di video per i canali social della Regione e di Arpal.
- 20mila euro spesi per garantire l’esclusiva su Job&Orienta, impedendo a Veronafiere di organizzare l’evento in altre città pugliesi.
- 60mila euro per interviste e video, una somma che supera l’intero budget annuale per le comunicazioni del Consiglio regionale.
Secondo Pagliaro, diverse di queste voci, se considerate singolarmente, superano la soglia che rende obbligatoria l’indizione di una gara d’appalto. Questa frammentazione delle spese appare come un tentativo di aggirare le normative per affidare il progetto direttamente a Veronafiere.
Un affare per pochi, non per i pugliesi
Il consigliere di opposizione non nasconde la sua indignazione. “Job&Orienta è stato un grande affare, ma non per i pugliesi”, ha dichiarato. A suo avviso, i servizi acquistati “a prezzi di mercato sarebbero costati meno di un quinto”, e l’unica a trarne un guadagno “da capogiro” sarebbe stata proprio Veronafiere.
La polemica si è ulteriormente accesa per la dicitura apposta alla fine del contratto, che recita: “il rischio di maggiori costi è in capo a Veronafiere”, l’unico a conoscere i costi analitici degli stessi. Una postilla che suona come una beffa per l’opposizione, che ora pretende di visionare le lettere d’incarico, le fatture e ogni singolo dettaglio delle spese sostenute.
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