1 Settembre 2025 - GIUSTIZIA | Il decreto legge

Ambiente, stretta penale contro chi abbandona rifiuti: carcere fino a cinque anni

Dal 9 agosto è in vigore la riforma dei reati ambientali: multe più salate, nuovi delitti per i casi più gravi, flagranza differita estesa e sanzioni rafforzate per le imprese

La lotta all’inquinamento entra in una nuova fase. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’8 agosto, il decreto-legge 116/2025 ha introdotto una riforma che ridisegna l’assetto dei reati ambientali, inasprendo pene e sanzioni per chi abbandona rifiuti e rafforzando gli strumenti a disposizione delle autorità.

Tre livelli di reato

Il provvedimento abbandona l’impostazione unica di contravvenzione e crea tre fasce di gravità:

  • Abbandono semplice di rifiuti, punito come contravvenzione ma con sanzioni pecuniarie più alte: da 1.500 a 18.000 euro;

  • Abbandono di rifiuti non pericolosi in contesti gravi (siti contaminati, pericolo per la salute o danno ambientale rilevante), qualificato come delitto, con pene da sei mesi a cinque anni di reclusione;

  • Abbandono di rifiuti pericolosi, anch’esso delitto, punito con la reclusione da uno a cinque anni.

Sigarette e piccoli rifiuti nel mirino

La riforma interviene anche sul getto di rifiuti di piccole dimensioni – come mozziconi di sigaretta e cartacce – introducendo multe da 80 a 320 euro. È inoltre prevista la sospensione della patente se l’abbandono avviene utilizzando un veicolo. Per individuare i trasgressori sarà possibile utilizzare anche telecamere di sorveglianza.

Flagranza differita e arresti

Un altro tassello riguarda l’arresto in flagranza differita, esteso ora anche agli illeciti ambientali più significativi, dall’inquinamento alla gestione abusiva dei rifiuti. Sarà sufficiente documentazione video-fotografica o telematica per considerare “in flagranza” l’autore del fatto, purché l’arresto avvenga entro 48 ore dall’accertamento.

Le imprese sotto pressione

Il decreto rafforza anche le sanzioni a carico delle imprese, innalzando i limiti previsti dal decreto legislativo 231/2001. Le misure interdittive potranno ora durare fino a un anno, raddoppiando il tetto precedente di sei mesi.

Una svolta repressiva

Con queste modifiche il legislatore ha voluto dare un segnale chiaro: la tutela dell’ambiente passa anche da una linea dura contro comportamenti diffusi ma dannosi, come il getto di piccoli rifiuti, e da un inasprimento delle pene per le condotte più gravi, che minacciano la salute collettiva e compromettono aree già fragili del territorio.


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