6 Agosto 2025 - ECONOMIA | Strategia pubblica

Difesa, infrastrutture e industria: Meloni convoca le partecipate per il piano da 15 miliardi

A Palazzo Chigi un vertice operativo per indirizzare i fondi Safe dell’UE. Investimenti mirati in elicotteri, navi e opere strategiche. Sullo sfondo, anche il Ponte sullo Stretto. Obiettivo: sviluppo nazionale e compatibilità europea

“Produrre in Italia” è la parola d’ordine con cui il governo Meloni apre la partita strategica dell’utilizzo dei fondi Safe – il nuovo programma europeo dedicato al rafforzamento della sicurezza comune dell’Unione Europea. In ballo ci sono 15 miliardi di euro, da impiegare in progetti con ritorni tangibili sull’economia nazionale, evitando che le risorse si disperdano in interventi slegati dall’interesse produttivo e infrastrutturale del Paese.

Il vertice si è svolto a Palazzo Chigi, presieduto dalla premier Giorgia Meloni con la presenza del vicepremier Antonio Tajani, del ministro della Difesa Guido Crosetto e del titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Invitati al tavolo i vertici delle principali partecipate pubbliche: Leonardo, Fincantieri, Ferrovie dello Stato, Cassa Depositi e Prestiti e Invitalia.


Difesa e dual use: la strategia del doppio impiego

Sul tavolo del governo non c’è solo la questione sicurezza in senso stretto. L’obiettivo è attivare un circuito virtuoso: impiegare i fondi europei in progetti “dual use”, cioè capaci di coniugare le esigenze militari con applicazioni civili e industriali. Un modo per rafforzare il consenso attorno alla spesa per la difesa, spostandone l’immagine da “costo” a motore di sviluppo nazionale.

«La strategia – spiegano fonti di Palazzo Chigi – dovrà identificare priorità chiare e garantire una piena compatibilità tra gli investimenti italiani e quelli avviati dagli altri Paesi Ue».

Il messaggio è chiaro: niente investimenti scollegati, ma progetti sinergici e sostenibili, capaci di generare occupazione, know-how e ritorni economici concreti. In cima alla lista: elicotteri, navi e tecnologie strategiche, da sviluppare in Italia attraverso le filiere industriali nazionali.


Il Ponte sullo Stretto entra in partita

Tra le ipotesi in discussione anche l’inserimento del Ponte sullo Stretto di Messina nell’elenco dei progetti finanziabili con fondi Safe. L’opera, dal costo stimato di 13,5 miliardi di euro, potrebbe beneficiare del programma europeo in virtù della sua valenza logistica e strategica “dual use”: un’infrastruttura pensata per il traffico civile, ma con potenziale utilizzo anche in ambito difensivo.

Il governo starebbe valutando l’ipotesi di coprire una parte del finanziamento europeo, riducendo l’impatto sulla finanza pubblica e liberando risorse del Fondo di sviluppo e coesione.

Meloni presiederà oggi la riunione del CIPESS per l’approvazione del progetto definitivo dell’opera, con un cronoprogramma che prevede fino a 470 giorni per la stesura del progetto esecutivo.


Coordinamento permanente e clausole ReArm

Nel corso del vertice è stata decisa l’istituzione di un tavolo di coordinamento permanente per il monitoraggio dell’avanzamento dei progetti. Un segnale di attenzione alla governance delle risorse e alla necessità di evitare ritardi e frammentazioni operative.

Si è discusso anche della clausola di salvaguardia nazionale per l’aumento della spesa militare nell’ambito del programma europeo ReArm. Tuttavia, il governo ha chiarito che non intende attivarla finché l’Italia non sarà uscita dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo. L’asticella resta chiara: rapporto deficit/PIL sotto il 3%, obiettivo che – secondo le previsioni – potrebbe essere raggiunto già in autunno, ma solo se l’andamento dell’economia lo consentirà.


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