Redazione 17 Luglio 2025

Giustizia digitale in panne: la rivoluzione promessa finisce tra faldoni e PEC

Armadi che strabordano, tavoli sommersi da pile di fascicoli, scaffali ingolfati e faldoni per terra: è il panorama che si presenta entrando in qualsiasi procura d’Italia, come racconta Milena Gabanelli nella sua dettagliata inchiesta pubblicata sul Corriere della Sera del 16 luglio 2025. La promessa rivoluzione digitale della giustizia, partita ufficialmente nel 2019, si è impantanata in un sistema informatico che, invece di snellire, moltiplica disfunzioni, sovraccarichi e lentezze.

L’origine del progetto: informatizzare tutto

L’appalto per informatizzare il processo penale viene affidato dal Ministero della Giustizia a una piccola srl. Un contratto quadro da 100 milioni di euro, secretato, che dovrebbe coprire la digitalizzazione dell’intero iter penale: denunce, atti d’indagine, provvedimenti, fascicoli. L’obiettivo: costruire un sistema telematico chiuso, accessibile solo da soggetti autorizzati come magistrati, avvocati, Gip.

Ma fin dall’inizio – scrive Gabanelli – sono saltate tutte le tappe necessarie: nessuna reale sperimentazione, nessuna gradualità, nessun reato “pilota”. Il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) aveva invitato a non partire dalla parte più complessa (le indagini), ma a gennaio 2024 il nuovo software, denominato APP, è stato imposto in ben 87 procure. Senza formazione adeguata. Senza adattamenti. Senza una vera fase di test.

Un sistema impallato

I primi atti a essere digitalizzati sono quelli di archiviazione contro ignoti – i meno rischiosi – ma anche lì il sistema si inceppa. APP non tiene conto delle strutture organizzative interne alle procure: le richieste si mischiano, i visti non si trovano, i cancellieri non vedono gli atti vistati. A quel punto, dal mese di aprile 2025, il deposito telematico diventa obbligatorio. Ma la stessa legge prevede che, in caso di malfunzionamento, si possa tornare al cartaceo. E così è successo ovunque.

Lavoro raddoppiato, risultati azzerati

Risultato: si lavora doppio. Gli atti arrivano su carta e devono essere inseriti nel sistema digitale. Se manca corrispondenza tra le versioni, bisogna ricominciare da capo. Nel frattempo, ogni giorno arriva alle procure una PEC dal ministero con l’aggiornamento della giornata: “modificato questo campo”, “aggiunta questa funzione”. Ma nessuno fornisce un cronoprogramma, e gli operatori si trovano a navigare tra decine di programmi che non comunicano tra loro, mentre gli assetti organizzativi degli uffici non riescono a tenere il passo.

Un problema strutturale, non temporaneo

“Ogni innovazione comporta un rallentamento iniziale”, riconosce Gabanelli. Ma in questo caso ai rallentamenti fisiologici si aggiungono errori di impostazione, fretta, improvvisazione, scarso ascolto dei suggerimenti istituzionali (come quelli del CSM). Il tutto con un aggravante: la macchina giudiziaria italiana è già notoriamente lenta. E ogni giorno di ritardo in più può significare prescrizione per il colpevole, impunità per la vittima, sofferenza prolungata per l’innocente.

Una questione di risorse e volontà

Se la riforma della giustizia è davvero una priorità del governo – conclude la giornalista – è necessario investire in modo serio e mirato. Non bastano dichiarazioni e normative, servono risorse tecniche, formazione adeguata, software funzionanti e interoperabili, un piano condiviso con gli operatori della giustizia. Senza questi elementi, l’APP resterà solo un altro acronimo inutile in un sistema che chiede meno promesse e più fatti.


LEGGI ANCHE

segreto professionale

Il segreto professionale in caso di testimonianze e intercettazioni

Il segreto professionale è uno dei capisaldi della professione forense (e non solo) ed è chiaramente indicato nell’art. 13 del Codice Deontologico. Tale articolo stabilisce…

Confintesa FP sigla il CCNL per il comparto Funzioni Centrali del Pubblico Impiego

Tra le novità, la possibilità di adottare la settimana lavorativa di quattro giorni e l'aumento medio salariale di 165 euro al mese per tredici mensilità

inadempimento contrattuale per causa di forza maggiore

[AGGIORNATO GIUGNO 2020] Inadempimento contrattuale per causa di forza maggiore ai tempi del Coronavirus

AGGIORNAMENTO GIUGNO 2020: Con il Decreto Legge 30 aprile 2020, n. 28 la mediazione diventa obbligatoria per le controversie generate da inadempimento contrattuale causato dagli…

TORNA ALLE NOTIZIE

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Acn
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto