MILANO — La digitalizzazione del processo penale continua a procedere a passo lento. Con il provvedimento n. 103/2025 del 26 giugno scorso, il Presidente del Tribunale di Milano ha deciso di prorogare fino al 31 ottobre 2025 la possibilità di depositare atti e documenti anche in modalità cartacea, affiancando così l’uso dell’Applicativo Processo Penale (APP) con il tradizionale deposito analogico.
Si conferma quindi, per altri quattro mesi, il cosiddetto regime a “doppio binario”, già in vigore in via temporanea, che consente ai soggetti abilitati — interni ed esterni — di scegliere tra formato digitale e cartaceo per specifiche fasi e tipologie di procedimenti.
Quali procedimenti coinvolti
Come stabilito dal provvedimento, il deposito in forma analogica rimane autorizzato per alcune fasi cruciali del processo penale:
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l’udienza preliminare, prevista dal Libro V, Titolo IX del codice di procedura penale;
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i procedimenti speciali, come l’applicazione della pena su richiesta delle parti (patteggiamento), il decreto penale di condanna e la sospensione del procedimento con messa alla prova;
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l’udienza dibattimentale e pre-dibattimentale;
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i riti abbreviato, direttissimo e immediato.
Restano inoltre confermati i precedenti provvedimenti relativi alla gestione cartacea delle richieste di archiviazione per i modelli n. 44.
Perché una nuova proroga
La decisione del Tribunale milanese trova il suo fondamento nell’articolo 175-bis, comma 4, del codice di procedura penale, che consente ai dirigenti degli uffici giudiziari di adottare misure organizzative specifiche in presenza di malfunzionamenti dei sistemi informatici. E nel caso dell’applicativo APP, le criticità sembrano tutt’altro che superate.
Nel provvedimento vengono segnalate lentezze operative, difficoltà di integrazione con gli altri sistemi in uso — in particolare TIAP e SICP — e ritardi nella digitalizzazione dei flussi documentali, con ripercussioni anche sulla rendicontazione degli obiettivi previsti dal PNRR.
A questo si aggiunge una formazione tecnica ancora insufficiente del personale giudiziario e dei magistrati sull’utilizzo del nuovo applicativo, oltre ai rischi concreti per la tempestiva celebrazione di procedimenti con termini particolarmente stringenti, come i giudizi direttissimi.
Una transizione ancora in salita
La proroga, spiegano dal Tribunale, si configura come una misura necessaria per assicurare la continuità operativa degli uffici giudiziari e tutelare il corretto svolgimento dei procedimenti penali, in attesa di una piena funzionalità del sistema e di una completa formazione degli operatori.
La digitalizzazione del processo penale, pur prevista ormai da anni e sostenuta dai fondi del PNRR, si conferma così una transizione complessa e graduale, con tempi più lunghi del previsto e una realtà sul territorio che fatica a stare al passo con le aspettative normative.
Il Tribunale di Milano, uno dei più grandi e importanti d’Italia, resta dunque ancora parzialmente ancorato alla carta, con il digitale che — per il momento — deve continuare a convivere con fascicoli, firme autografe e cancellerie fisiche.
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