Dopo oltre un decennio di ritardi cronici e contenziosi, la Pubblica Amministrazione italiana raggiunge un risultato storico: i pagamenti ai fornitori avvengono ora in media entro 30 giorni dalla fatturazione, nel rispetto dei parametri fissati dall’Unione Europea. Un obiettivo perseguito dal lontano 2013, quando l’allora Governo Letta avviò il primo piano di liquidazione straordinaria dei debiti commerciali della PA, e che oggi si inserisce tra i traguardi più rilevanti del PNRR.
Il risultato emerge dal monitoraggio appena diffuso dalla Ragioneria generale dello Stato, che certifica come nel 2024 l’81% degli importi dovuti sia stato pagato entro i termini di legge, contro il 69% registrato nel 2019. Un miglioramento significativo, frutto di un percorso lungo e tortuoso che ha attraversato riforme normative, procedure digitali e, negli ultimi anni, una spinta decisiva proveniente dai vincoli europei e dagli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Dal caos alla normalità: il lungo cammino dei pagamenti pubblici
Nel 2013 la situazione era critica: le imprese attendevano mediamente tra 120 e 130 giorni per incassare quanto dovuto dalla PA. Ritardi che mettevano in ginocchio migliaia di aziende, molte delle quali fallivano non per eccesso di debiti, ma per crediti incassati troppo tardi. Da lì, una poderosa operazione di liquidità — oltre 34 miliardi di euro — che diede ossigeno a Regioni ed enti locali, accompagnata da una riforma progressiva delle regole sui tempi di pagamento.
Un ruolo centrale lo ha avuto la Piattaforma dei Crediti Commerciali (PCC), il sistema digitale che ha reso trasparente il monitoraggio dei flussi finanziari tra pubbliche amministrazioni e fornitori, consentendo di individuare in tempo reale i ritardi e intervenire con eventuali sanzioni.
Enti locali più veloci, sanità ancora in ritardo
Se la media nazionale si attesta oggi a 30 giorni, il dettaglio per comparto mostra dati ancora più confortanti. I Comuni e gli enti locali hanno ridotto l’attesa media a 26 giorni, mentre i ministeri si fermano a 29. La sanità pubblica, da sempre il comparto più problematico, ha visto migliorare i tempi di pagamento, scendendo a una media di 35 giorni, contro i 53 del 2019.
Un risultato ottenuto nonostante l’aumento dei volumi di fatturazione: nel 2023 sono state gestite oltre 30.000 richieste di pagamento per quasi 198 miliardi di euro, con un incremento del 7,3% rispetto all’anno precedente e del 35,5% sul 2019.
Le voci delle imprese: miglioramenti reali ma restano criticità
Dal territorio arrivano conferme del miglioramento, ma anche segnalazioni di nodi ancora da sciogliere. Monica Grosselle, titolare di un’impresa edile padovana, racconta come oggi metà delle fatture venga saldata entro i 30 giorni, mentre l’altra metà tra i 30 e i 60. Tuttavia, denuncia una nuova criticità: i rallentamenti dovuti alle complesse procedure di rendicontazione e controllo legate ai fondi del PNRR, che rischiano di creare nuovi colli di bottiglia.
Anche Rossano Massai, presidente di ANCE Toscana, conferma che i tempi medi di pagamento si sono ridotti grazie alla presenza di grandi stazioni appaltanti e a una gestione più organizzata dei cantieri pubblici. Tuttavia, segnala la difficoltà di compensare i rincari dei materiali post-pandemia, un problema che resta fuori dal perimetro dei tempi di pagamento ma che incide sulla sostenibilità degli appalti.
Decisiva la spinta europea e la digitalizzazione
Per Guido Bourelly, amministratore delegato di una società sanitaria campana, la svolta è stata possibile grazie a due fattori: da un lato, le direttive europee che hanno fissato tempi certi e sanzioni automatiche per chi sgarra; dall’altro, la digitalizzazione dei sistemi di tracciamento dei pagamenti, che ha consentito di ridurre opacità e discrezionalità.
«Se penso al 2010-2015, quando i pagamenti arrivavano dopo un anno, oggi la differenza è enorme», spiega Bourelly, che gestisce una rete di 500 collaboratori tra Campania, Lazio e Sicilia. «Il PNRR ha dato una forte accelerazione, anche se serve vigilare perché l’eccesso di burocrazia nei procedimenti rischia di vanificare i progressi ottenuti».
Un risultato concreto, poco celebrato
Paradossalmente, questa che è una delle riforme più concrete e di impatto sulla vita delle imprese e sull’economia reale, è passata finora quasi inosservata nel dibattito pubblico. Eppure rappresenta una conquista che alleggerisce il carico finanziario sulle aziende, migliora la competitività e rafforza la fiducia nel sistema.
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