12 Maggio 2025 - Attualità

Regno Unito, il governo stringe sull’immigrazione: fine di un’epoca per i giovani europei

Nuove leggi renderanno quasi impossibile ottenere un visto senza laurea e senza un buon inglese. Londra dice addio ai lavoratori non qualificati: sarà più difficile anche per gli italiani tentare fortuna oltremanica.

LONDRA — Cambiano le regole nel Regno Unito, e per tanti giovani europei — italiani in testa — potrebbe davvero chiudersi un capitolo. Il governo laburista di Keir Starmer ha annunciato una stretta senza precedenti sull’immigrazione. Ottenere un impiego sarà possibile solo per chi ha una laurea e parla inglese in modo fluente.

Una svolta netta, che segna la fine del periodo in cui a Londra si arrivava con pochi soldi e senza esperienza per fare qualsiasi lavoretto, imparare la lingua e magari lanciare la propria carriera.

Già oggi, dopo la Brexit, per lavorare nel Regno Unito serve un visto sponsorizzato, un salario minimo annuo di circa 35mila euro e una buona conoscenza dell’inglese. Ma ora sarà ancora più difficile.

Le nuove norme, presentate dalla ministra dell’Interno Yvette Cooper, prevedono il taglio di almeno 50mila arrivi di lavoratori non qualificati nel prossimo anno e limiti più rigidi ai ricongiungimenti familiari per lavoratori e studenti. Sarà inoltre necessario risiedere ininterrottamente per dieci anni nel Regno Unito prima di poter richiedere la residenza permanente.

Il governo punta così a ridurre il numero di migranti regolari, che due anni fa aveva sfiorato il milione di ingressi netti in soli dodici mesi. Un dato ritenuto insostenibile, soprattutto ora che il partito di estrema destra di Nigel Farage torna a crescere nei sondaggi.

Le nuove regole colpiranno anche settori tradizionalmente aperti agli stranieri, come sanità, assistenza e ristorazione, dove già oggi mancano oltre 100mila addetti. E chi arriverà, dovrà integrarsi e dimostrare di conoscere la lingua.

Secondo Starmer, è il momento di rimettere al lavoro i quasi 9 milioni di britannici economicamente inattivi, spesso esclusi dal mercato del lavoro anche a causa di un assistenzialismo diffuso.

Il governo annuncia inoltre sanzioni per le aziende che assumeranno stranieri senza prima aver cercato personale locale. Un cambiamento che potrebbe ridisegnare il volto cosmopolita di Londra e di molte città britanniche.

Il premier Starmer lo ha detto senza mezzi termini: «Le regole sull’immigrazione saranno molto più severe. Chi verrà qui dovrà integrarsi e contribuire. Diventare residenti sarà un privilegio, non un diritto».

E anche se a maggio, in un summit con l’UE, si discuterà di facilitare una limitata mobilità giovanile, sarà ben lontana dalla libertà di movimento di un tempo: permessi temporanei, limitati a uno o due anni.

La “Londra dei sogni” per tanti ragazzi europei sembra ormai un ricordo.


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