Matteo Salvini punta dritto al congresso della Lega per rafforzare la sua posizione di segretario e prevenire l’emergere di candidature alternative, soprattutto dai territori veneti e lombardi.
Il leader del Carroccio vuole giocare d’anticipo, convocando l’assemblea il prima possibile per ottenere un nuovo mandato e chiudere ogni spazio a chi potrebbe mettere in discussione la sua guida. Una strategia già tentata in Lombardia, ma che questa volta mira a prevenire dissensi più ampi in un partito sempre più attraversato da tensioni interne.
Il terzo mandato e i rischi di spaccature
Un nodo particolarmente delicato è quello del terzo mandato per i governatori Luca Zaia e Attilio Fontana. Salvini, pur restando vago sul tema, sa che un’apertura in questa direzione potrebbe alimentare le frizioni, soprattutto con gli alleati di governo, poco propensi a concedere deroghe.
Dietro la mossa del congresso c’è anche la volontà di frenare le spinte autonomiste dei territori, in particolare del Veneto, dove il peso politico di Zaia è in continua crescita. Salvini vuole consolidare il controllo su un partito che, negli ultimi anni, ha mostrato segni di frammentazione, con la base spesso in contrasto con le scelte della leadership.
Una sfida decisiva
Se da un lato il congresso può rappresentare un’opportunità per Salvini di blindare la sua leadership, dall’altro il rischio di un confronto aperto tra le diverse anime del partito è concreto. Un’eventuale spaccatura interna potrebbe indebolire ulteriormente la Lega, già alle prese con una difficile ridefinizione del proprio ruolo all’interno della coalizione di governo.
Il Capitano, però, sembra determinato a giocarsi questa carta, consapevole che ogni esitazione potrebbe favorire i suoi avversari interni. La posta in gioco non è solo il futuro della sua leadership, ma anche l’unità di un partito che cerca un difficile equilibrio tra radicamento territoriale e ambizioni nazionali.
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