L’IMPATTO SUL MERCATO DEL LAVORO
Più di un’azienda italiana su tre (35%) ha già integrato l’Intelligenza Artificiale (IA) per supportare o sostituire i lavoratori, secondo Giovanni Miragliotta del Politecnico di Milano. Questo dato emerge da uno studio che sarà presentato a febbraio, il primo a esplorare in dettaglio come l’IA stia influenzando le attività lavorative in Italia.
L’adozione di tecnologie IA è in crescita esponenziale: investimenti aziendali in aumento a doppia cifra percentuale sono previsti per il 2024. Tuttavia, il bilancio è complesso. Da un lato, l’IA promette maggiore produttività e semplificazione; dall’altro, si affaccia lo spettro di licenziamenti e una riduzione delle nuove assunzioni, come già accade negli Stati Uniti.
TRA SOSTITUZIONE E TRASFORMAZIONE
Il settore più colpito è quello della scrittura e della programmazione di base, dove si è registrato un calo fino al 30% delle richieste di lavoro freelance dopo l’avvento di strumenti come ChatGPT. Anche la progettazione grafica e la modellazione 3D hanno subito un impatto significativo. Allo stesso tempo, le competenze più avanzate in ambito software, specialmente legate all’IA, sono sempre più richieste e remunerative.
Secondo il Politecnico di Milano, il 14% dei lavoratori italiani afferma che l’IA ha già cambiato radicalmente il proprio modo di lavorare, mentre per il 47% l’impatto è stato moderato, portando soprattutto a una semplificazione delle attività. Tuttavia, per il 34% l’IA rappresenta una sostituzione diretta di alcune mansioni, e il 17% ha dichiarato che il proprio lavoro è svolto interamente da sistemi di IA.
I DATI INTERNAZIONALI E LE PREOCCUPAZIONI
Uno studio condotto negli USA su 1,4 milioni di annunci di lavoro ha evidenziato un calo del 56% nelle offerte per sviluppatori software, con picchi negativi del 67% per i meno esperti. Aziende come Duolingo e Keywords Studios hanno sperimentato o annunciato licenziamenti, sostituendo parte del personale con soluzioni di IA.
In Italia, le aziende sembrano più caute. Secondo Miragliotta, “non ci sono ancora segnali concreti di licenziamenti massivi legati all’IA, ma gli impatti transitori potrebbero essere destabilizzanti”.
IL FUTURO DEL LAVORO: TRA OPPORTUNITÀ E RISCHI
La tecnologia ha storicamente creato più lavoro di quanto ne abbia distrutto, aumentando l’accessibilità dei prodotti e la domanda. Tuttavia, il rischio di diseguaglianze salariali e occupazionali è concreto. Studi internazionali, come quello del Fondo Monetario Internazionale, evidenziano che l’automazione tende a penalizzare chi subisce il cambiamento, mentre premia chi riesce a sfruttarlo.
Per Miragliotta, la chiave sarà puntare sull’IA come supporto e trampolino di lancio per nuove attività, non come semplice strumento di sostituzione: “Il vero impatto si vedrà nel 2025, con l’arrivo degli agenti IA, software capaci di svolgere autonomamente compiti complessi”.
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