Il governo torna a guardare alle banche per fare cassa e finanziare il taglio dell’Ires, l’imposta sul reddito delle società, destinata a scendere dal 24% al 20% per le imprese che reinvestono gli utili o adottano misure di welfare. L’operazione costerà circa 400 milioni di euro e, per coprire questa spesa, l’esecutivo chiede un “piccolo sacrificio” agli istituti di credito, già chiamati in passato a contribuire con il prelievo sugli extraprofitti.
L’ipotesi di un nuovo contributo volontario, al momento ancora priva di una base normativa, ha già provocato reazioni fredde e preoccupazioni nel settore bancario. “Non ci sono testi giuridici o emendamenti”, ha dichiarato Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI), evidenziando il disappunto degli istituti, colti di sorpresa anche questa volta.
Perché il governo punta alle banche
L’intervento del governo si basa sulla crescita degli utili delle banche, aumentati grazie ai rialzi dei tassi di interesse decisi dalla Banca Centrale Europea (BCE) per contrastare l’inflazione. L’aumento dei tassi ha fatto lievitare il costo dei mutui e dei prestiti, incrementando il margine d’interesse delle banche italiane di oltre il 50% rispetto all’anno precedente. A fronte di questo “tesoretto”, gli istituti di credito non hanno però alzato i rendimenti sui conti correnti, alimentando il dibattito sull’equità della redistribuzione dei profitti.
Il concetto di “extraprofitti”, introdotto dal governo, si basa proprio su questa disparità. Nel 2023, l’esecutivo ha già imposto un prelievo straordinario di 2,5 miliardi di euro sugli extraprofitti bancari, ma l’operazione ha generato non poche polemiche, culminate con il ritiro della misura originaria e la definizione di un nuovo contributo ridotto. Ora, il governo ci riprova.
La strategia per il taglio dell’Ires
La riduzione dell’Ires mira a favorire le imprese che reinvestono gli utili in azienda, assumono nuovo personale o offrono misure di welfare ai propri dipendenti. L’idea è di incentivare il rafforzamento patrimoniale delle imprese e la redistribuzione della ricchezza all’interno del tessuto produttivo. Tuttavia, il beneficio non sarà uguale per tutte le aziende. Molto dipenderà dalla soglia di utili che le imprese dovranno trattenere per accedere all’aliquota ridotta. Se la soglia sarà troppo alta, rischiano di essere escluse le società quotate, che per loro natura devono distribuire una parte significativa degli utili agli azionisti.
In discussione anche l’introduzione di vincoli legati all’occupazione, con l’obiettivo di spingere le imprese a creare nuovi posti di lavoro. Se queste condizioni saranno troppo stringenti, la platea di imprese beneficiarie potrebbe ridursi, con conseguente minor costo per lo Stato.
La reazione della politica
La proposta ha spaccato la maggioranza. Fratelli d’Italia, per voce del presidente della Commissione Finanze della Camera, Marco Osnato, si dice favorevole: “Non mi sembra che questo governo non abbia tenuto conto del ruolo delle banche e del loro valore sociale. Potrebbe esserci un piccolo sacrificio rispetto all’importante successo che hanno avuto nell’ultimo periodo, certificato anche dalle agenzie di rating”.
Più cauta Forza Italia, che attraverso il capogruppo alla Camera Paolo Barelli invita a valutare il contenuto degli emendamenti prima di prendere una posizione definitiva: “Dobbiamo leggere il testo sulle condizioni inserite dal Mef. Prendiamo atto che apparirebbe una cifra modesta, ma sul principio personalmente non sono d’accordo, come non lo eravamo anche in passato”.
Le altre novità della manovra
Oltre al taglio dell’Ires, la manovra economica prevede una serie di altri interventi, ancora in fase di definizione. Tra questi:
- Flat tax straordinari infermieri: aliquota ridotta al 5% sugli straordinari del personale infermieristico.
- Contributo alle scuole paritarie: sostegno alle scuole per gli studenti con disabilità.
- Aumento delle detrazioni scolastiche: maggiori detrazioni per le spese scolastiche sostenute dalle famiglie.
- Tassa sulle criptovalute: corretta l’aliquota sulle plusvalenze, che non salirà al 42% come inizialmente previsto, ma sarà contenuta grazie all’intervento della Lega.
- Ritiro della sugar tax: la tassa sulle bevande zuccherate non sarà prorogata per un altro anno.
Il governo, intanto, continua a lavorare con i relatori della manovra e i tecnici del Ministero dell’Economia per definire i testi degli emendamenti, che arriveranno sul tavolo della Commissione Bilancio della Camera entro giovedì. Lo scontro con le banche, però, rischia di complicare il percorso di approvazione della legge di bilancio.
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