AGCM, il Garante della Concorrenza e del Mercato, ha respinto la modalità decisa dal Governo di cedere il 49% di PagoPA a Poste Italiane.
Secondo l’antitrust bisogna scegliere un operatore maggiormente qualificato attraverso un’asta pubblica. In seguito a questa decisione, l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) ha criticato aspramente il provvedimento, mentre il Codacons ha deciso di presentare un esposto ad AGCM e a Corte dei Conti.
PagoPA S.p.A. è di proprietà del Ministero dell’Economia, e controlla la piattaforma PagoPA per i pagamenti a favore delle PA e dei gestori di servizi pubblici.
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Il Governo, con decreto legge n. 19/2024 (decreto PNRR), ha deciso di cedere il 51% della società all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e il restante 49% a Poste Italiane. Nell’articolo 20 del decreto, viene stabilito che il corrispettivo circa la gestione delle quote viene determinato basandosi su una perizia giurata di stima, generata da soggetti con adeguata qualificazione ed esperienza professionale, che verranno nominati dal Ministero dell’Economia.
Secondo ABI questo porterebbe al rischio di uno squilibrio competitivo, poiché Poste Italiane è uno dei Prestatori dei Servizi di Pagamento che ad oggi opera come concorrente delle banche. L’acquisizione di PagoPA del 49% potrebbe condurre all’imposizione di tariffe più alte alle banche, ma anche a ricavare i dati dei clienti a scopi pubblicitari.
La cessione diretta del 49% adottata dal governo, secondo l’Antitrust, porta a criticità di tipo concorrenziale, senza garantire condizioni trasparenti e soprattutto non discriminatorie.
Dunque, ACGM richiede al legislatore di esplorare nuove modalità per individuare un operatore maggiormente qualificato, come, per esempio, un’asta pubblica. La base d’asta sarà rappresentata dalla stima giurata del valore di PagoPA.
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