E’ arrivato il primo sì dall’Aula del Senato al DL Rave, con 92 sì, 75 no e 1 astenuto.
Oltre all’introduzione del reato del “rave party” (art. 633 bis del Codice Penale), che punisce con la reclusione dai 3 ai 6 anni le persone che organizzano raduni musicali abusivi su terreni altrui, contiene altre norme che sollevano non poche polemiche.
Una di queste, ovvero quella che reintegra in servizio il personale sanitario non vaccinato e il rinvio delle multe, porta con sé le critiche non soltanto dell’opposizione, ma anche della maggioranza.
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Licia Ronzulli ha annunciato di non votare al provvedimento, scatenando un autentico putiferio politico. La presidente dei senatori di Forza Italia, infatti, va contro ad una delle misure più identitarie del governo Meloni, non soltanto per l’introduzione al reato dei rave party, ma anche per la riforma dell’ergastolo ostativo e per la deroga agli obblighi vaccinali.
Secondo M5S, PD e AVS si tratta di un «precedente pericoloso in caso di nuove pandemie».
Secondo Roberto Scarpinato, senatore pentastellato, la Legge segna il ritorno di una concezione catastale e classista nel sistema penale italiano. «Avete soppresso il regime ostativo previsto per alcuni gravi reati contro la pubblica amministrazione e l’avete lasciato per il contrabbando di tabacchi previsto con sei anni».
Continua: «L’eliminazione è solo il preludio di un restyling del sistema penale di stampo classista, che da anni viene annunciato e riceve applausi da tutti i media padronali».
Dietro la maschera «di un garantismo di facciata, esibito come alibi da questa maggioranza, si svela il vero volto classista di questa maggioranza. Pugno di ferro per i reati della gente comune, guanti di velluto per chi sta ai piani alti della piramide sociale».
Per Andrea Giorgis, capogruppo PD in commissione Affari costituzionali, ci troviamo «di fronte ad un decreto che presenta diversi elementi di illegittimità costituzionale, a partire dalla disomogeneità delle materie trattate».
Le priorità per l’Italia «sono altre. Ci auguriamo che questo non sia il primo di una serie di provvedimenti del genere. Se questa fosse la cifra dei decreti di questo governo saremmo molto preoccupati».
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