24 Novembre 2022

Foto dei minori sui social: implicazioni legali e conseguenze psicologiche

Un bambino è una persona piccola. È piccolo solo per un po’, poi diventa grande. Un bambino ha piccole mani, piccoli piedi e piccole orecchie, ma non per questo ha piccole idee” 

da Che cos’è un bambino? di Beatrice Alemagna

I social, ormai, fanno parte della nostra quotidianità. Tuttavia, hanno introdotto nuovi rischi che vanno ad incidere sui diritti umani, in particolar modo su quelli dei più piccoli.

Condividere le loro foto fa parte di questi rischi. Sono immagini che creano, infatti, un’impronta digitale tracciabile, che viene attaccata ai bambini senza chiedere il loro consenso. Tutto questo potrebbe incidere sullo sviluppo del bambino, e talvolta, anche sulla sua sicurezza fisica.

Condividere le foto dei figli sui social: sì o no?

Chiaramente non c’è nulla di male nel pubblicare qualche foto dei figli sui social. Il problema nasce quando la condivisione diviene eccessiva, senza stabilire criteri di privacy o comprendere i reali rischi della condivisione di alcune fotografie.

I dati personali dei bambini dovrebbero restare protetti, e dovrebbe essere sempre garantito il diritto alla cancellazione di tutte le informazioni digitali che li riguardano. In Europa, il GDPR fornisce una protezione specifica anche per i bambini.

E’ fondamentale che le persone siano informate a sufficienza sul modo in cui vengono raccolti i loro dati, e che sia loro garantita la possibilità di accedere ed opporsi al trattamento di tali dati. Per quanto riguarda i bambini, il GDPR stabilisce che il consenso dei bambini deve essere rispettato in base allo sviluppo e all’evoluzione delle loro capacità.

Il fenomeno dello sharenting

Il termine “sharenting” descrive il fenomeno della costante condivisione online, da parte dei genitori, di immagini, video e informazioni che riguardano i figli.

Il termine deriva da share, condividere, e parenting, genitorialità. Si dovrebbe tuttavia privilegiare il termine oversharing, che va ad indicare la costante ed eccessiva sovraesposizione online dei più piccoli.

L’esposizione, nella maggioranza dei casi, avviene senza il loro consenso, in quanto troppo piccoli per comprenderne le implicazioni oppure perché non viene loro richiesto.

Secondo la legge, la pubblicazione delle foto online di un minore è legittima se:

  • c’è il consenso di entrambi i genitori;
  • se rispettano il decoro, la reputazione e l’immagine del minore;
  • se il minore ha compiuto 14 anni ci deve essere la sua approvazione.

Le implicazioni dello sharenting

Le implicazioni dello sharenting sono diverse:

  • violazione della privacy e dei dati personali. La privacy, infatti, non è soltanto un diritto degli adulti, ma anche dei bambini, secondo quanto stabilito dalla Convenzione dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e dal GDPR;
  • mancata tutela delle immagini: condividendo contenuti online si perde, infatti, il controllo sui contenuti e sulle informazioni. L’identità digitale ha effetti reali e tangibili sul futuro dei figli, tenendo presente che restano online e a disposizione di chiunque;
  • ripercussioni psicologiche sul benessere dei bambini: quando cominceranno a navigare online in maniera autonoma, i bambini dovranno fare i conti con l’essere/l’essere stati esposti nel web continuamente. Potrebbero ritrovare un’identità digitale composta da immagini anche intime, di cui non hanno mai dato il consenso;
  • rischio di diffusione di contenuti che alimentano materiali pedopornografici. Foto e video innocenti potrebbero essere condivisi da chiunque, oppure screenshottati, scaricati e utilizzati per altri scopi. Inoltre, si potrebbero manipolare le immagini con programmi di photo editing, al fine di renderle materiale pedopornografico;
  • rischio di adescamento: i dati sensibili dei figli, le loro passioni e le loro abitudini, costantemente condivise online, potrebbero rappresentare materiale utile per avvicinarli e adescarli.

I bambini sono persone, così come lo sono gli adulti

Secondo l’articolo 17 del GDPR, in vigore dal 2018, è previsto il diritto alla cancellazione. Ovvero, i genitori possono divulgare informazioni sui propri figli e sulla vita famigliare in generale, ma i bambini possono richiedere che i genitori rimuovano tali contenuti, anche se non hanno ancora raggiunto la maggiore età.

I minori, infatti, hanno diritto ad una protezione specifica dei loro dati, poiché potrebbero non avere la piena consapevolezza dei rischi e delle conseguenze della condivisione online.

Così come gli adulti hanno il diritto di cambiare idea e di rimuovere alcune informazioni condivise online, anche i bambini dovrebbero avere lo stesso diritto.

Cosa ne pensano i preadolescenti

In linea di massima, i genitori non sembrano conoscere a pieno i rischi della condivisione online.

Sono diversi gli studi che stabiliscono come i genitori debbano essere educati meglio nel gestire i propri social network. Invece, gli studi che riguardano il punto di vista dei figli sulla condivisione online dei genitori sono pochissimi.

I più piccoli non riescono ad avere una piena percezione della propria identità digitale, ma dalla preadolescenza cominciano a prendere coscienza della loro presenza sul web.

In uno studio del 2019 condotto da un team di ricercatori dell’Università di Antwerp in Belgio su adolescenti tra i 12 e i 14 anni, è emerso come la maggioranza dei ragazzi siano preoccupati per il comportamento dei propri genitori.

In particolar modo, sono preoccupati dalla condivisione di contenuti ritenuti imbarazzanti, come foto buffe o che mostrano nudità. Ritengono di essere soggetti ad un maggior rischio di commenti negativi, bullismo e cyberbullismo.

Alcuni adolescenti hanno il timore che la presenza di alcune loro foto imbarazzanti presenti sul web potrebbero incidere anche su un colloquio di lavoro, poiché i recruiter vanno a caccia di informazioni dei candidati proprio sui social.

I bisogni dei bambini non corrispondono ai nostri 

Come già detto, non dobbiamo fare terrorismo, ma sensibilizzare, al fine di evitare che la condivisione diventi totalizzante.

Se il profilo personale di un adulto diventa un luogo dove condividere immagini e racconti che riguardano esclusivamente i figli, diventerà un profilo social del bambino – ma senza consenso del minore. E’ una cosa che non va bene per il bambino, ma nemmeno per il genitore.

Non c’è niente di male, comunque, nel pubblicare qualche foto ogni tanto. Basterà non scegliere quelle più intime, come le foto dei bagnetti, o immagini che nel futuro potrebbero risultare imbarazzanti per i figli.

In ogni caso, meglio restringere le impostazioni della privacy, rendendo disponibili le immagini soltanto ad un gruppo ristretto di persone, come familiari o amici intimi.

Sarebbe sempre bene mettersi all’altezza dei bambini e non chiedere mai loro di fare cose da adulti, ma di cercare di capire i loro bisogni, che spesso non coincidono con i nostri. Condividere le foto dei figli sui social, infatti, risponde al desiderio dei genitori, non a quello dei bambini.

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