Il gaslighting è una tecnica con cui un soggetto (o un gruppo di persone) cerca di avere maggior potere. Per esercitarlo sceglie una vittima, per manipolarla e portarla a dubitare della realtà.
E’ una tecnica lenta, tant’è che la vittima non si rende conto di vivere un lavaggio del cervello. Il termine prende spunto dal film Gaslight, dove un uomo manipola tantissimo la moglie, al punto da spingerla a credere di essere impazzita.
I soggetti che utilizzano tale tecnica manipolatoria distorcono in modo volontario le informazioni per cercare di affermarsi e per mettere in discussione la salute mentale e l’autostima della vittima.
La violenza psicologica e il gaslighting non corrispondono, in sé, a dei reati, ma sono collegati ad alcune forme di reato, come maltrattamenti familiari, stalking, minaccia e violenza privata. Impariamo a riconoscerlo per aiutare i nostri clienti e noi stessi.
Manipolatori patologici
Ci sono molti libri che forniscono le basi per conquistare la fiducia delle altre persone, costruire nuove relazioni, convincere gli altri a pensarla come te, aumentare la popolarità, rendere più gradevoli i rapporti sociali e aumentare il proprio potere di persuasione.
C’è una differenza, ovviamente, tra chi legge questi libri e un manipolatore patologico. Dunque, per proteggersi è sempre bene conoscere le varie tecniche adottate da un gaslighter. Qualcuno potrebbe anche non farlo consapevolmente, approfittando dei benefici che si ottengono nel momento in cui la vittima diviene dipendente da lui.
Se il gaslighter non è consapevole di esserlo, nessuna delle sue azioni può essere giustificata in alcun modo. Per prima cosa, è opportuno interrompere qualsiasi comunicazione con lui.
Chi è il gaslighter
Il gaslighter è un manipolatore, un narcisista. È una persona intuitiva, calcolatrice, che legge in anticipo le mosse delle sue vittime, che vuole annientare in tutti i modi creando un rapporto di assoluta dipendenza.
Indossa sempre una maschera, facendo credere a tutti di essere lui la vera vittima del mondo. Vive in un perenne stato di recitazione, dove non rivela mai il suo vero sé. A causa della sua auto-alienazione, il gaslighter non è più capace di provare interesse o empatia verso gli altri. Nessuno lo può salvare, se non sé stesso.
Alcuni esempi
Un esempio potrebbe essere il rapporto tra un genitore iperprotettivo o autoritario e il figlio. Il genitore, in questo caso, non consente al figlio di sviluppare a pieno la sua personalità, utilizzando diverse tecniche, tra cui il senso di colpa, l’eccessiva protezione e la deresponsabilizzazione.
In questi casi i genitori lasciano i figli in un limbo, dove non ci sono responsabilità e dove vivono in maniera subordinata rispetto al genitore. Il rapporto con il genitore si basa sulla paura e sul senso di colpa, e non sull’educazione e sull’amore.
Il gaslighting può caratterizzare altre tipologie di relazione, come amore e amicizia, generando un rapporto di dipendenza che esclude l’affetto.
I campanelli d’allarme
Ci sono dei campanelli d’allarme per riconoscere questi manipolatori patologici:
- utilizzano costantemente piccole bugie, primo indizio di una relazione non sana, tossica. Spesso, anche se le riconosciamo, non diamo loro il giusto peso;
- un gaslighter nega sempre l’evidenza, anche quando la vittima è la vera vittima, oppure cerca di cambiare versione dei fatti per instillare il dubbio;
- il manipolatore è una persona molto gelosa, che non concede all’altra persona di vivere la propria vita. Ma quando riguarda se stesso, si concede tutte le libertà del mondo.
Le tappe del gaslighting
Affinché il processo di manipolazione sia funzionale, il gaslighter conduce la vittima attraverso 3 fasi:
- durante la prima fase la comunicazione passa attraverso una fase di distorsione, al fine di confondere la vittima andando ad alternare momenti positivi e momenti negativi. In una relazione amorosa, il gaslighter all’inizio sarà innamorato e affascinante, portando l’altra persona a vivere situazioni fantastiche, condite, però, da silenzi ostili o da dialoghi destabilizzanti. In questo modo la vittima sarà profondamente disorientata;
- la seconda fase è quella della difesa, dove la vittima è tutto sommato lucida e non ancora abbastanza sottomessa per capire che c’è qualcosa che non quadra. Tuttavia la confusione che è stata instillata dal manipolatore è tale che la vittima sentirà di dover portare a termine una missione, quella di provare a cambiare il carnefice. Ovviamente, la missione fallisce, e la vittima cade ufficialmente nella trappola del manipolatore;
- l’ultima fase, invece, è quella della depressione. Qui il manipolatore controlla completamente la vittima, credendo che tutto ciò che dice l’abusante sia vero, piegandosi alla volontà dell’altro.
Dopo di che, la manipolazione raggiunge il suo apice. La violenza, che sia fisica e/o psicologica, diviene cronica, tant’è che la vittima vede il gaslighter come un salvatore.
Altri esempi
- È utilizzato spesso dalle persone sociopatiche, dato che dispongono di ben poca empatia e sono abili nel raccontare bugie;
- Viene utilizzato dai mariti violenti che lo utilizzano contro le mogli per nascondere violenze e abusi;
- Capita che, in alcuni casi di adulterio, il manipolatore utilizza questa tecnica per portare l’altra persona ad un crollo emotivo, talvolta sino al suicidio;
- Un esempio famoso è quello della famiglia Manson, che entrava nelle case senza rubare, ma lasciando tracce del loro passaggio al fine di seminare inquietudine.
Per concludere
Se si sente la necessità di registrare le conversazioni e gli eventi che accadono per essere sicuri di non essersi inventati le cose è un chiaro sintomo di essere vittima di gaslighting. Si potrebbe provare confusione, sentirsi privi di valore, stanchezza, vergogna, dipendenza, idealizzazione, ansia, isolamento, depressione e trauma psicologico.
È sempre bene chiedere aiuto, a persone amiche o a professionisti. Tuttavia, dato che tale tecnica potrebbe distruggere completamente la percezione della realtà, dovremmo pensare a raccogliere delle prove per sentirci più sicuri: teniamo un diario, registriamo le conversazioni e facciamo fotografie.
Per difendersi e ricostruire la propria identità potrebbe volerci del tempo. Ricordiamoci, però, che non siamo mai responsabili del comportamento abusivo di un gaslighter. Impariamo a riconoscere e ad ascoltare di nuovo i nostri pensieri e i nostri sentimenti, e creiamo un percorso di recupero dal trauma.
Infine, ricostruiamo le relazioni con gli amici e la famiglia.
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