Il V rapporto Censis offre una fotografia della la situazione, poco rosea, degli avvocati in Italia.
La pandemia ha avuto conseguenze negative su tutta la categoria, con ben 7 professionisti su 10 che ritengono critica la propria situazione lavorativa.
Svolto su un campione di più di 14.000 avvocati, il rapporto Censis offre informazioni sulla situazione reddituale e sulle modalità di lavoro durante l’emergenza. Inoltre, racconta quale percezione i cittadini abbiano della giustizia nazionale e il loro accesso ai servizi legali.
IL REDDITO DEGLI AVVOCATI IN ITALIA
Dal 2014 in poi c’è stata una ripresa dei redditi degli avvocati, più sostenuta negli ultimi due anni. Questa crescita è però stata interrotta dagli effetti dell’emergenza sanitaria.
Il reddito medio 2019 dichiarato dagli iscritti alla Cassa Forense è di 40.180 euro.
Le donne dichiarano un reddito più basso, pari al 62,5% di quello medio complessivo. Va notato che il 2020 è stato l’anno in cui le donneiscritte a Cassa Forense hanno superato gli uomini.
Anche i giovani dichiarano redditi più bassi, così come gli avvocati residenti al Sud.
GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA
Gli effetti della pandemia che più hanno influenzato l’attività degli avvocati italiani sono:
– la chiusura dei tribunali e la sospensione dell’attività giudiziaria (per il 34,6%),
– la riduzione delle entrate economiche (30,7%),
– le difficoltà legate all’organizzazione familiare alla luce delle nuove condizioni di lavoro (8,2%),
– la nuova complessità nel rapporto con gli assistiti (6,6%),
– le difficoltà nei contatti con le amministrazioni pubbliche (5,2%).
EMERGENZA SANITARIA, CLIMA DI SFIDUCIA
L’emergenza sanitaria ha esasperato la percezione dell’incertezza da parte dei professionisti forensi:
– il 32,9% dichiara che le difficoltà sono aumentate,
– il 39,5% cerca di sopravvivere ma riconosce che il contesto non lascia grandi speranze,
– il 29,9% è fiducioso in un miglioramento nei prossimi anni.
LE MISURE DI SOSTEGNO
Davanti alle difficoltà, gli avvocati italiani sono ricorsi alle misure di sostegno economico disponibili. In particolare:
– il 61,5% del campione ha sfruttato il bonus Covid previsto per i professionisti nei mesi di marzo e aprile 2020;
– il 7,9% ha richiesto il bonus baby sitter (la percentuale sale all’11,9% nel caso delle donne avvocato);
– il 3,5% ha chiesto la sospensione del pagamento di mutui o finanziamenti.
LAVORO DA REMOTO
Gli avvocati hanno imparato ad affidarsi alle tecnologie digitali per proseguire le attività:
- il 29,6% ha scelto di lavorare esclusivamente da remoto,
- Il 43,2 ha scelto sia la modalità da remoto che la presenza in studio,
- Il 15,9% ha continuato a recarsi presso lo studio.
Per quanto riguarda la gestione delle consulenze:
– nel 48,3% dei casi, i professionisti hanno offerto consulenze online,
– nel 33,1%, in modalità ibrida, con incontri presso lo studio e anche online.
GLI ITALIANI E LA GIUSTIZIA
Durante il 2020, il 14,4% degli italiani (7,2 milioni di persone) si è rivolto a un legale.
Le controversie principali sono state:
– casa, condominio e proprietà (il 28,3% dei casi),
– lavoro, previdenza e assistenza (20%),
– sinistri, infortuni e risarcimenti (11,7%),
Il rapporto Censis sottolinea però che il 5,6% di italiani (2,8 milioni di persone) ha dovuto rinunciare ai servizi legali, non solo per motivi economici (21,1%) ma soprattutto a causa della limitazione agli spostamenti dovuta alle misure di contenimento (24,6%).
Gli italiani sembrano avere poi una visione sull’avvocatura più positiva rispetto agli stessi professionisti. Infatti:
– il 27% ritiene che le difficoltà degli avvocati dipendano da un eccesso di norme e dalla loro bassa qualità,
– il 35% ritiene prioritaria una riforma della giustizia per fare uscire il Paese dalla crisi economica.
– il 22,3% vede delle opportunità in materie giuridiche nuove, come la privacy, l’e-commerce, la tutela dell’ambiente e dei diritti di individui e famiglie (famiglie non tradizionali, procreazione assistita, discriminazioni, ecc.).
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