legge cybercriminali

10 anni di carcere per i cybercriminali

Il Cdm ha approvato il nuovo Ddl sulla Cybersicurezza, al fine di rafforzare la normativa attuale e contrastare il cybercrime in Italia. Il governo non solo ha deciso di intensificare sanzioni e pene, ma anche di introdurre dei premi per coloro che collaborano al ripristino dell’ordine dopo un cyberattacco.

Dichiara Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «Questo disegno di legge allarga il perimetro di soggetti tenuti a dotarsi di sistemi di cybersicurezza ai comuni con popolazione superiore ai 100.000 abitanti, alle Asl e ai capoluoghi di regione. E chiama questi enti a una notifica immediata ad ACN dell’attacco, in modo da poter articolare un’azione immediata».

Il Governo chiede un grande impegno a queste realtà, scegliendo anche di sanzionarle se non viene notificato l’attacco a chi di dovere. La prima volta ci sarà un semplice richiamo, mentre la seconda ci sarà una multa compresa tra 25.000 e 125.000 euro.

Alla PA viene richiesto di dotarsi di un ufficio di cybersicurezza, al fine di fronteggiare al meglio ogni minaccia. Nel nuovo disegno di legge si prevede un raffreddamento di due anni per i tecnici specializzati in sicurezza informatica che abbandonano un impiego pubblico al fine di inserirsi nel mercato privato.

Nel nuovo disegno di legge vengono introdotte sanzioni più pesanti per i cybercriminali. Infiltrarsi in un sistema informatico abusivamente, infatti, comporterà il passare 1/5 anni e 2/10 anni di reclusione.

Oltre a queste modifiche di carattere “penale sostanziale” ne vengono aggiunte altre di carattere “penale procedurale”.

Prosegue Mantovano: «Tutti questi reati rientrano nella disciplina dei reati di criminalità organizzata e quindi permettono non soltanto l’utilizzo di strumenti più efficaci di indagine e di accertamento, ma anche quel coordinamento che passa attraverso le direzioni distrettuali antimafia e la procura nazionale antimafia».

Nel Ddl non ci sono rimandi all’intelligenza artificiale. Per Mantovano «sarebbe stato fuori luogo proporre norme nazionali prima che fossero state articolate quelle europee».


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